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Moggi intimidatore

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Pubblicato 02/04/2009 alle 15:30 GMT+2

E' quanto emerge dal rapporto del pm della procura di Roma Luca Palamara contro la sentenza del processo Gea

E' lo stesso Tribunale, anche se erano cadute le principali accuse di associazione a delinquere e illecita concorrenza con minacce e violenza, a riconoscere "l'indubitabile posizione di preminenza acquisita da Luciano Moggi nel mondo del calcio" che, benché non possa essere ascritta tra quelle tipiche della criminalità organizzata, "si è tuttavia esplicitata in atteggiamenti di intimidazione che hanno avuto come riflesso un controllo nel mondo del calcio".
E' uno dei passaggi contenuti nelle quaranta pagine dei motivi di appello depositati dal pm della procura di Roma, Luca Palamara, contro la sentenza del processo Gea, emessa dalla decima sezione del Tribunale della Capitale che l'otto gennaio scorso condannò ad un anno e sei mesi Luciano Moggi e il figlio Alessandro ad un anno e due mesi ritenuti responsabili di violenza privata e di tentativo di violenza privata.
Palamara, che chiese per entrambi rispettivamente sei anni e cinque anni di reclusione, si è appellato anche contro le assoluzioni di Davide Lippi, figlio del commissario tecnico della Nazionale, e i procuratori Franco Zavaglia, Francesco Ceravolo, mentre non ha proposto appello per Pasquale Gallo, anche lui assolto. Anche i difensori di Moggi, gli avvocati Matteo e Marcello Melandri, e i difensori del figlio Alessandro, gli avvocati Maurilio Prioreschi, che ha rilevato la difesa in primo grado rappresentata dall'avvocato Giulia Bongiorno revocata poi da Moggi jr, e Paolo Rodella, hanno proposto appello chiedendo l'assoluzione per le imputazioni per le quali è stata emessa la condanna.
Palamara ritiene, anche alla luce delle motivazioni della sentenza letta da presidente Luigi Fiasconaro, che i due Moggi abbiano costituito un'associazione per delinquere che mirava "al controllo del mondo del calcio".
Nei motivi di appello, come prova dell'associazione respinta dal tribunale perché ritenuta antecedente alla costituzione della Gea, il pm Palamara fa riferimento ad un appunto manoscritto, trovato durante una perquisizione, nel quale Zavaglia si raccomandava di "non sbandierare il nome di Moggi e così far presa sui nostri giocatori, ma illustrare la nostra organizzazione senza minacciare nessuno".
Secondo Palamara, "contrariamente a quanto ritenuto in sentenza gli episodi di avvenuta violenza, riconosciuti dallo stesso Tribunale, sono successivi alla costituzione della Gea e non fanno altro che dare attuazione a quanto era già stato scritto nello stesso appunto rinvenuto in sede di perquisizione".
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