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Macarena, il camper di Bonansea, il tricolore di Bertolini: i 3 segreti dell’Italia femminile

Paolo Pegoraro

Aggiornato 10/06/2019 alle 14:29 GMT+2

Andiamo alla scoperta della Nazionale che ha sconfitto i pregiudizi e fatto breccia nel cuore degli italiani svelando tre piccoli segreti sintomatici della forza di un gruppo granitico, quello guidato dal ct Milena Bertolini.

L'esultanza a fine partita della squadra azzurra dopo il successo nell'Australia-Italia, Getty Images

Credit Foto Getty Images

Basta, non si può sempre parlare di dare soldi a queste quattro lesbiche [Felice Belloli, ex presidente LND maggio 2015]
Si riteneva che la donna fosse un soggetto handicappato rispetto al maschio sotto l’aspetto della resistenza, del tempo, dell’espressione atletica. Invece abbiamo riscontrato che sono molto simili [Carlo Tavecchio, Report, 5 maggio 2014]
È passato solo qualche anno dalle deliranti dichiarazioni dell’ex Presidente della Lega Nazionale Dilettanti Felice Belloli e dell’ex Presidente della Federcalcio Carlo Tavecchio; nel frattempo le ragazze della Nazionale italiane di calcio femminile hanno centrato la qualificazione al Mondiale – a differenza dei colleghi maschi – e soprattutto hanno vinto la gara d’esordio in terra francese contro la quotatissima Australia grazie a una prestazione tutta grinta e cuore mostrando di saperci fare. Eccome. Andiamo alla scoperta della Nazionale che ha sconfitto i pregiudizi e fatto breccia nel cuore degli italiani svelando tre piccoli segreti sintomatici della forza di un gruppo granitico, quello guidato dal ct Milena Bertolini.

1 - Il rituale: la Macarena

L’ultima volta che l’Italia al femminile aveva figurato al Mondiale correva l’anno 1999 e sulle spiagge di tutta Italia impazzava (ancora) la celeberrima – o famigerata, dipende dai punti di vista - Macarena. Per celebrare questa sorte di ventennale – ma soprattutto per celebrare il fatto di aver spezzato l’incantesimo – le ragazze si lanciano proprio in questo ballo prima di entrare in campo a mo’ di rituale propiziatorio. Anche se, in realtà, hanno confessato di ballarlo anche durante i ritiri e, come abbiamo potuto notare, anche dopo il match. A lanciare il segnale e aprire le danze è sempre bomber Cristiana Girelli.

2 – La curiosità: il camper dei Bonansea

Dietro all’eroina dell’esordio mondiale Barbara Bonansea si nasconde un aneddoto piuttosto stuzzicante. La qualificazione al Mondiale francese ha infatti offerto alla famiglia Bonansea il pretesto per comprare finalmente l’agognato camper per le trasferte. Papà Sergio infatti ha il terrore di volare, dunque di raggiungere la Francia via aereo proprio non se ne parlava: e così assieme a mamma Maria Maddalena, collaudatissima copilota, Sergio Bonansea ha raggiunto Valenciennes con il pittoresco mezzo giusto in tempo per vedere la figlia siglare la doppietta da sogno spacca-Australia.

3 – Il portafortuna: il primo tricolore d’Italia

Qualcuno si sarà chiesto il significato di quella antiquata bandiera appesa nelle retrovie della panchina azzurra: si tratta di un regalo del sindaco di Reggio Emilia alla ct Milena Bertolini, nativa proprio della Città del Tricolore. La bandiera rappresentativa della Repubblica Cispadana nacque proprio a Reggio Emilia nel 1797, come primo Tricolore in assoluto della storia d’Italia. Mister Bertolini l’ha sempre sfoggiata con orgoglio eleggendolo a portafortuna della missione azzurra in terra francese e a giudicare dalla prima partita il Tricolore sta compiendo il suo dovere.
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Il tricolore del ct Milena Bertolini

Credit Foto Getty Images

Semplicità, forza del gruppo, attaccamento alla maglia: è attraverso questi piccoli grandi concetti che si cementa una squadra. Avremmo potuto raccontare decine di altre aneddoti emblematici degli abnormi sacrifici fatti dalle nostre ragazze per giungere sino al Mondiale; siamo sicuri ci sarà tempo e modo per farlo, perché per quanto il cammino sia lastricato d’insidie questa Nazionale ha dentro di sé una forza tale da compiere parecchia strada.
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Le stelle dell'Italia femminile che è tornata al Mondiale dopo 20 anni

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