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Da Modric a Pione Sisto: la Top 11 dei rifugiati ai Mondiali di Russia 2018

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DaEurosport

Pubblicato 20/06/2018 alle 16:43 GMT+2

È la giornata mondiale dei rifugiati e la Fare (Football Against Racism in Europe) ha scelto una Top 11 composta da giocatori costretti, con le loro famiglie, ad abbandonare il proprio Paese per guerre, problemi sociali e politici. Scopriamo chi sono.

Luka Modric (Croatie) devant Alex Iwobi (Nigeria).

Credit Foto Getty Images

In occasione della giornata mondiale dei rifugiati la Fare, l'organizzazione Football Against Racism in Europe (il calcio contro il razzismo in Europa), ha pubblicato una Top 11 formata da giocatori che sono al Mondiale e che condividono un passato non facile. I protagonisti di questa storia sono stati costretti, con le loro famiglie, ad abbandonare il proprio Paese per guerre, problemi sociali e politici.
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Steve Mandanda

Credit Foto Getty Images

Partiamo da Mandanda che si trasferì in Belgio dall'ex Zaire ai tempi del regime di Mobutu. Victor Moses, invece, è un nigeriano di Kaduna, città a forte presenza musulmana resa celebre dalle nefandezze di Boko Haram: nel 2002 rimase senza genitori, uccisi in una guerra religiosa, e a Londra fu adottato. Non poteva sapere che lì avrebbe indossato la casacca Blues del Chelsea. Dejan Lovren fu costretto ad abbandonare Kraljeva Sutjeska, la sua cittadina bosniaca, durante il conflitto nei Balcani così come Vedran Corluka, fuggito dalla Bosnia in quel di Zagabria.
Quando ero piccolo ho visto cose che nessun bambino dovrebbe vedere
Parola di Milos Degenek, australiano: dalla Croazia la sua famiglia scappò a Belgrado con lo status di rifugiati. Nel 2000, invece, ci fu l’emigrazione in Australia.
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Granit Xhaka

Credit Foto Imago

Le storie s’incastrano e lo sa bene anche Granit Xhaka, nato a Basilea da genitori albanesi kosovari costretti alla fuga. Suo fratello gioca con l’Albania, ma lui ha preferito la Svizzera. La famiglia di Rakitic ha trovato rifugio in Svizzera, dove il centrocampista è nato e cresciuto. Reduce dalle sofferenze della guerra della ex Jugoslavia, si è fatto le ossa nelle giovanili rossocrociate per poi scegliere la Croazia. Una vicenda particolare riguarda Luka Modric, la cui casa di Zara fu bombardata. La famiglia scappò con lui andando a vivere negli ostelli preparati per gli sfollati durante la guerra dei Balcani.
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Pione Sisto (Denmark) and Christian Ramos (Perù)

Credit Foto Getty Images

Pione Sisto merita qualche considerazione in più. Nato in Uganda da genitori del Sudan del Sud che vi si erano rifugiati per scappare dalla guerra del Darfour, la punta del Celta Vigo si è ritrovata a due mesi di vita in Danimarca. Quella è diventata la sua nazionale. Peccato che il Sudan del Sud sia stato da poco accettato dalla FIFA come nazione calcistica: magari avrebbe fatto un’altra scelta. Adnan Januzaj, albanese kosovaro come Xhaka, gioca col Belgio perché la sua famiglia è finita a Bruxelles. Josip Drmic, che completa l’11 della Fare, anche lui da croato è diventato svizzero per via della guerra. Undici storie che, però, sono solo un esempio, considerati i tanti colleghi, più o meno illustri, che hanno loro malgrado dovuto superare questo genere di esperienze.
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