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Morricone, l’amore per la Roma e la passione per gli scacchi: il legame con lo sport del Maestro

Matteo Zorzoli

Aggiornato 06/07/2020 alle 15:10 GMT+2

Il compositore romano scomparso all'età di 91 anni amava lo sport e il calcio. Sono tantissimi gli aneddoti legati alla sua fede giallorossa: una delle sue opere più celebri ha accompagnato il Capitano nel giorno del suo addio all'Olimpico. Il Maestro giocava anche a scacchi a livello agonistico tanto da scalare le classifiche nazionali con il suo codice di riconoscimento: 2N-1700

Ennio Morricone gioca a ping-pong con suo figlio Marco a Roma, 1970.

Credit Foto Getty Images

Con la morte di Ennio Morricone il mondo piange un genio trasversale, capace con le sue note immortali di toccare le emozioni di un pubblico sterminato, non solo limitato alle sale cinematografiche. Le colonne sonore del compositore romano sono diventate degli inni alla bellezza utilizzati nei più svariati ambiti: dalla cultura alla politica, dalla pubblicità allo sport. Il video promo di Milano-Cortina con cui l’Italia il 24 giugno 2019 ha sbaragliato la concorrenza della candidatura di Stoccolma-Are era stato ideato dall’inedito duo Mogol-Morricone, parole e musica di due eccellenze italiane con la regia di un altro fiore all’occhiello del nostro Paese come Marco Balich. Un successo annunciato.
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Le note di Ennio Morricone per l'epico video di presentazione di Milano-Cortina 2026

La vita del musicista premio Oscar si è sempre legata a doppio filo con il mondo del calcio. Il Maestro era grandissimo tifoso della Roma e descriveva così la sua squadra del cuore.
È una squadra da sempre con un carattere internazionale ma che sentimentalmente è racchiusa nei propri rioni. Aperta alla gente, al popolo e comunque ha la capacità di essere globale.
Morricone ha contribuito alla composizione del video che celebrava l’Hall of Fame del club giallorosso (da lui stesso votata) e sul sito del club capitolino nel 2012 raccontò la sua prima volta allo stadio.
La ricordo benissimo. Allo stadio ora non vado da tanto, devo dire la verità, mi piace stare a casa. Ho questo schermo grandissimo in cui vedo la testa di Totti enorme. Quando andavamo allo stadio con Sergio Leone ricordo sempre il delirio, il parcheggio, l’entusiasmo della folla ma anche le file. Quanto alla mia prima volta allo stadio, ho un ricordo nitido. Andai a Campo Testaccio con mio padre, ero piccolo. Avevamo un posto in piedi dietro alla porta, ero a pochi metri da Guido Masetti… sì, quel giorno in porta c’era lui mi sembra di ricordare. Era un Roma-Juventus 1-0.
Il suo “Sean Sean" (da "Giù la testa", film di Sergio Leone del 1971) ha risuonato all’Olimpico il 28 maggio 2017, giorno dell’addio di Francesco Totti, celebrando un rito collettivo che ognuno dei presenti ricorderà per tutta la vita. Morricone in quell'occasione si espresse così.
Mi ha fatto piacere che sia stata usata la mia musica per accompagnare un’occasione come questa. Purtroppo quel momento l’ho perso, ma stamattina quando l’ho letto sul giornale mi è apparsa una cosa molto bella. È stato emozionante vedere la gioia e la commozione della gente, una cosa però mi è dispiaciuta: che sia stato dimenticato Spalletti. Ha portato lui la Roma al secondo posto.
Nella sua carriera fuori dal grande schermo ha anche composto l'inno del Mondiale argentino del 1978, da lui sempre odiato per il modo in cui era stato sfruttato dal comitato organizzativo sudamericano.
Ero convinto che avrebbero utilizzato il mio arrangiamento nella sua incisione originale per aprire le trasmissioni televisive. Invece andò a finire che le televisioni aprirono sempre riprendendo l’audio da un microfono piazzato tra i tifosi mentre una banda con pochissimi orchestrali eseguiva quello che avevo scritto. Faceva pena.

"Clint, lascia stare il calcio. Pensa ai film"

Al mondo del pallone è legato anche un aneddoto con protagonista Clint Eastwood che risale all’inizio degli anni Sessanta, quando l’attore americano venne scritturato da Sergio Leone per Per un pugno di dollari. Eastwood voleva vivere a 360° l’Italia del Dopoguerra e chiese al Maestro di insegnargli a giocare a pallone. Morricone trovò per lui una piccola squadra vicino allo Stadio Flaminio a Roma, dove il futuro premio Oscar per Gli Spietati e per Million Dollar Baby iniziò a giocare, con scarsi risultati. "Ennio, che faccio?", gli aveva chiesto. "Lascia stare, pensa ai film".

Morricone e la passione per gli scacchi

Ennio Morricone amava moltissimo gli scacchi, tanto da rientrare nella seconda categoria nazionale. Una passione nata fin dalla tenera età, come raccontò lui stesso nel 2018 a Repubblica.
Se non fosse stato per la musica, forse avrei intrapreso l'avventura degli scacchi. Fin da piccolo mi appassionai a questo gioco, mostrando quasi subito delle qualità. La mia famiglia non aveva grandi disponibilità economiche. Solo immaginare che avrei intrapreso una carriera da scacchista era impensabile. A quel tempo già studiavo musica e mio padre, che spesso mi vedeva chino sulla scacchiera, sbottava, dicendomi di farla finita. E io, obbediente, la finii.Ricominciai a giocare tardi, verso la seconda metà degli anni Cinquanta, ma non avevo più l'agilità. Il mio maestro era stato Stefano Tatai, più volte campione italiano. Mi diceva: questo non è un gioco, è scienza.
L’abnegazione e la costanza per gli scacchi lo portarono a sfidare icone della disciplina sportiva. 2N – 1700 era il suo codice di riconoscimento nelle classifiche FSI (Federazione Scacchistica Italiana) che nel 2016, in occasione delle finali nazionali, gli consegnò l’attestato di "socio onorario".
In un torneo di esibizione a Torino incrociai un paio di partite con Boris Spassky. Aveva tenuto a lungo il titolo mondiale fino a quando non fu battuto da Bobby Fischer, in quello che venne definito il "match del secolo". Comunque facemmo le due partite e una finì patta. Con mio grande orgoglio, devo aggiungere. A cena, quella sera, gli chiesi se aveva giocato come fosse in un torneo vero: "Come se avessi davanti Fischer?", mi chiese ridendo. Capii che non si era molto impegnato. Ho anche giocato con Kasparov e Karpov, ma visti gli esiti, sospetto che non furono generosi come Spassky.
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