Watford in Premier, il "sistema Pozzo" colpisce ancora

La bella favola del club inglese che appartiene alla famiglia proprietaria della nostra Udinese

Watford (AFP)

Credit Foto AFP

Certe volte le belle storie, nel calcio, si nascondono dietro alle situazioni più difficili. Molto più spesso, invece, sono lo specchio di realtà societarie altrettanto linde e lungimiranti. Come quelle che da anni la famiglia Pozzo, con papà Giampaolo e figlio Gino, portano avanti non solo in Italia con l'Udinese ma anche all'estero, tra Spagna e Inghilterra, rispettivamente con Granada e, appunto, Watfonrd. A loro va riconosciuto il merito di essere sempre un passo avanti rispetto agli altri, di ragionare costantemente con gli occhi del futuro: per poter fare calcio e dare un prodotto che diverta tifosi e, allo stesso, tempo da cui trarne profitto. Un po' il predicato dei mister Asia che stanno entrando, giorno dopo giorno nel nostro calcio, come Erick Thohir - che abbiamo imparato a conoscere - o Mister Bee, che nel nome del Milan presto monopolizzerà le cronache sulle teorie gestionali di un club calcistico. Anzi, forse l'ha già fatto. Cosa recita il loro mantra? Azzerare i costi superflui, potenziare il brand, scoprire nuovi talenti, incrementare il fatturato...? In Italia, questo lavoro, i Pozzo lo praticano da anni senza mai perdersi in annunci e proclami. Eppure sono spesso (non sempre ma spesso) passati in sordina.
IL SISTEMA POZZO - Certo, qualche differenza con le visioni calcistiche del sud est asiatico, c'è. Ovvio. Ad esempio ai Pozzo non è che interessi un granché del brand. Almeno, non quanto i colleghi stranieri che stanno iniettando ossigeno nel calcio milanesese. Neppure sono di gradimento i giocatori da figurine Panini. Anzi, quel tipo di calciatori i Pozzo - grazie ad una straordinaria rete di osservatori a servizio dell'Udinese, capeggiata da Andrea Carnevale - prima li creano e poi li commercializzano al costo del platino; basta ricordarsi di un nome su tutti: Alexis Sanchez. Ma il "sistema friulano" funziona eccome, in giro per il mondo. "Aprire le porte alle seconde squadre", è sempre stato il sogno calcistico della famiglia produttrice di frese e utensili industriali. I primi a predicarlo, i primi a non perdersi in chiacchiere studiando un metodo alternativo, una volta scoperta la lentezza - a tal proposito - del metabolismo dirigenziale del calcio italiano. Ci si sposta così all'estero: prima (nel 2009) in Spagna, dove il figlio Gino vive da circa 20 anni avendo sposato una catalana e poi da Elton John (oggi presidente onorario degli Hornets), a 27 chilometri a nord ovest di Londra. In questo triangolo internazionale d'Occidente si smistano giocatori, magari quelli che non hanno trovato particolarmente fortuna in Italia o, semplicemente più propensi al calcio estero, si fa calcio ad alti livelli, nessuno stipendio risulta inutile. Anzi, si assiste a un azzeramento totale dei "pesi morti": tutti hanno un ruolo e, un giorno, tutti saranno potenzialmente "rivendibili". E con ottime credenziali visto che tra Serie A, Premier, Liga e tutt'al più Championship e Segunda Division, il livello calcistico di militanza resta sempre di ottimo profilo.
EMOZIONI SUL PULLMAN - Si diceva della bella storia del Watford: per i calabroni delle Midlands londinesi, l'ultimo weekend è stato a dir poco esaltante. Il video dei giocatori che apprendono la promozione diretta in Premiership all'interno del pullmann che li stava trasportando a casa dopo la partita, ha fatto il giro del mondo. I gialloneri, forti della loro vittoria sul Brighton & Hove Albion, grazie alle segnature di capitan Troy Deenay al 29' e di Matej Vydra al 90'. Il primo, bandiera del club, centravanti che più britannico di così non si può, con un passato "agitato" e che non ha nulla a che vedere con la storia dei Pozzo. Il secondo, con una breve comparsata al'Udinese alle spalle, modello ideale da espatriare per la premiata ditta Giampaolo & Gino. Contemporaneamente, i match di Norwich City (impegnato a Rotherham) e del Middlesbrough contro il Fulham - iniziati in seguito - hanno lanciato gli Hornets in una girandola di emozioni. Appreso, alla fine, dell'inaspettato pari dei Canaries e del clamoroso e pirotecnico 4-3 dei padroni del Craven Cottage sul Boro (nei minuti finali), ha fatto esplodere di gioia gli eroi di Elton John, che nell'estate del 2013 dovettero cedere al Crystal Palace in finale playoff.
QUATTRO COACH PER LA PREMIER - Una stagione tutt'altro che britannica, dal punto di vista della guida teccnica. Iniziata con Beppe Sannino, poi dimessosi il 31 agosto (dopo 12 punti in 5 partite) già in odore di Catania. Spazio quindi al traine spagnolo Oscar Garcia, anch'egli costretto a mollare - questa volta, però, per motivi di saluti - a favore dello scozzese Billy McKinlay. Il quale, però, non funziona. Tanto che i Pozzo decidono di sostituirlo, a gennaio, col tecnico serbo Slavisa Jokanovic (ex centrocampista dal 2000 al 2002 del Chelsea), alla prima esperienza (da allenatore) nel calcio inglese, dopo le esperienze di Partizan Belgrado, Muangthong United (Tailandia), Levski Sofia ed Hercules Alicante. E' stata la chiave di volta di una stagione che non voleva proprio saperne di decollare. Un exploit valso il premio più grande senza la necessità degli spareggi.
NIENTE SI SPRECA - Oltre al succitato Vydra, le vecchie conoscenze del calcio italiano in forza al Watford sono i difensori Gabriele Angella e Joel Ekstrand (Svezia), i laterali Marco Motta, Daniel Pudil (Reubblica Ceca) e Juan Carlos Paredes (Ecuador), il mediano messicano Migel Layùn, i centrocampisti Gianni Munari e l'ungherese ex Genoa Daniel Tőzsér, il trequartista svizzero-kossovaro ALmen Abdi così come l'italo-argentino Fernando Forestieri e la prima punta nigeriana Odion June Ighalo. Nello staff tecnico figurano l'ex difensore Francesco Troise come vice-allenatore, e Paolo De Toffol come allenatore dei portieri e Giorgio Gasparini come terapista della riabilitazione. Nel "board", invece, è Raffaele Riva il presidente operativo mentre l'ex Brescia e West Ham Gianluca Nani è il direttore tecnico.
NON TUTTE LE CIAMBELLE... - Non sta funzionando, per contro, la stagione di quest'anno del Granada: gli andalusi (in cui militò, tra gli altri, Antonio Floro Flores) sono penultimi a -6 dalla zona salvezza e reduci dallo 0-4 del Mestalla (oltreché, un mese fa circa, dello 0-9 record patito dal Real Madrid). Ma il sistema, comunque, contunua a funzionare indisturbato: il Parma provò ad imitarlo, a dire il vero, ad altri scopi. Se ai Pozzo interessa il calcio come macchina d'intrattenimento (ricordarsi sempre di uno stadio Friuli preso in concessione dal Cmune per 99 anni e presto nuovo di zecca, stile Juventus Stadium), in Emilia il valore dei 200 giocatori in rosa - la maggior parte dei quali tesserati apparentemente "a casaccio" - doveva servire invece per creare bilanci "allegri" attraverso le plusvalenze. C'era quindi, tra i tantissimi ragazzi dal cartellino "gialloblù", chi finiva in Slovenia, a Malta, perfino a Santo Domingo. Ma alla fine, come si dice, "il diavolo fa le pentole e non i coperchi", e ne venne fuori un pasticcio che, oggi, purtroppo, tutti hanno potuto appurare. Di sistema Pozzo ce n'è uno solo. Made in Italy (anzi, in Friuli), funzionale ed esportabile, a lungo tempo snobbato. Vediamo, ora cosa ci insegneranno i colletti bianchi del lontano sud est asiatico...
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