Il suo nome è Alli, Dele Alli: il centrocampista erede di una dinastia di leggende

Con 3 doppiette nelle ultime 3 giornate, il classe 1996 in forza al Tottenham è definitivamente espoloso agli occhi del mondo. Capacità uniche di adattamento e lettura del gioco; talento sopraffino; numeri da far impallidire anche le pietre miliari della storia di questa lega. Scholes, Beckham, Lampard e Gerrard vi dicono qualcosa?

Dele Alli celebrates scoring their third goal

Credit Foto Reuters

“Non credo che abbiate capito”. Cantavano così i tifosi del Tottenham nella scorsa stagione, quando un ragazzino 19enne proveniente dalla League One aveva ampiamente contribuito a far fare il salto di qualità dalla squadra più giovane d’Inghilterra, portandola a un passo da un titolo sfumato solo di fronte al miracolo Leicester.
Dele Alli aveva sedotto Mauricio Pochettino, si era preso gli Spurs e si era conquistato la nazionale inglese a suon di tutto ciò che un centrocampista può saper fare. C’è chi sa correre e coprire, c’è chi sa muoversi tra le linee, c’è chi sa inventare, c’è chi sa interdire, c’è chi sa inserirsi in area, c’è chi sa tirare e chi sa segnare. Dele Alli sapeva fare tutto questo. E prima del Tottenham aveva giocato solo nel Milton Keynes Dons. League One. Terza serie, appunto.
Ci tenevano, al Tottenham, a farvi sapere anche che “è costato solo 5 milioni”. Non una cifra da ridere per quello che all'epoca era solo un diciottenne, ma quando con una prestazione super i suoi Dons fecero fuori il Manchester United per 4-0 in Coppa di Lega, le telefonate al club del sobborgo a nord di Londra arrivarono copiose. “Chi è stato ragazzino?” avevano chiesto Liverpool e Bayern Monaco, come riporta un articolo dell’Indipendentdatato settembre 2014. Ma alla fine i più lesti furono proprio quelli del Tottenham, che per una cifra non impossibile (ma non di certo a buon mercato per un giocatore di terza serie), decisero di correre il rischio all’ultimo giorno della sessione invernale di gennaio 2015.
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Dele Alli was on target again for MK Dons

Credit Foto PA Sport

Mauricio Pochettino se ne innamorò quasi subito ed è presto detto il perché. Il calcio moderno, stando alle parole del comandante argentino, “è una questione di versatilità”. Basta vedere cosa Pochettino chieda in ogni partita a Harry Kane per capirlo. E al concetto di versatilità, sul dizionario calcistico, potreste oggi metterci a fianco la foto di Alli. Il ragazzino, arrivato al Tottenham, sapeva già fare tutto. Probabilmente gli schemi similari dell’MK Dons e del Tottenham furono un aiuto – 4-2-3-1 – ma ciò che impressionò da subito il tecnico degli Spurs fu la capacità di adattarsi bene a ogni situazione. Basso di fianco a Dembele, alto dietro a Kane o al fianco dello stesso Eriksen, Alli sapeva fare davvero ogni cosa: inserirsi come un 11, vedere il passaggio come un 10, lavorare come un 8, leggere come un 6. In un attimo diventò titolare e alla fine della scorsa stagione il suo bottino disse: 10 gol e 9 assist. In 33 presenze. Carta d’identità: 11 aprile 1996.
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Alli Pochettino Tottenham Zezo cartoon

Credit Foto Eurosport

Quel che è successo fin qui in questa stagione è l’inevitabile progredire del talento. Saper far tutto bene a volte può portare al non così paradossale dubbio del ‘dove’ schierare il giocatore. Dove può rendere meglio? Dove possono essere i suoi maggior margini di crescita? La nuova stagione del Tottenham è iniziata con la terribile difficoltà nell’andare in rete dovute essenzialmente al periodo di appannamento prima e al successivo lungo infortunio poi di Harry Kane. Alli è stato effettivamente scelto come terminale alle spalle dell’unica punta dello schieramento degli Spurs, e dal rientro in pianta stabile – e in condizione – di Kane il suo rendimento è semplicemente schizzato. Alli lì ha trovato la sua dimensione esaltandosi su ogni tipo di inserimento che il movimento di Kane gli consente di fare, ma è anche diventato pedina fondamentale in chiave dinamica quando porta il primo pressing sul possesso palla degli avversari.
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Dele Alli, il talento precoce del Tottenham

Credit Foto Eurosport

Poi, chiaramente, ci sono i numeri. “E’ meglio di Ozil”, ti fanno sapere ancora dalla curva degli Spurs. Lo è senza dubbio in questa stagione, ma i 7 gol nelle ultime 4 giornate – di cui 6 attraverso 3 doppiette consecutive, impresa mai riuscita a nessun centrocampista nella storia della Premier – ci dicono che è meglio anche di tutti gli altri passati prima di lui nella storia. E non stiamo parlano di comparse, ma centrocampisti che sono pietre miliari di questa lega. I numeri sono spaventosi. Alli infatti ha impiegato un totale di 52 presenze per arrivare alla soglia dei 20 gol in carriera nel massimo campionato. La leggenda Paul Scholes, ad esempio, ce ne mise 74. David Beckham 90. Frank Lampard 140. Steven Gerrard 169. Può bastare?
Nella speranza che la carriera lo conservi integro in quello che senza dubbio è il campionato più logorante d’Europa, Pochettino già nello scorso settembre gli ha fatto firmare il prolungamento del contratto fino al 2022. Sì perché questo, probabilmente, è davvero uno di quelli che passa ogni tanto. I just don’t think you understand. O adesso, probabilmente, sì.
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