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I giocatori contro la ripresa della Premier League: "Non si dovrebbe nemmeno discutere"

Simone Eterno

Aggiornato 12/05/2020 alle 18:48 GMT+2

L'ex nazionale inglese critica il piano di ripartenza della Premier League: "Con un così alto rischio e con tutti questi morti, non se ne dovrebbe nemmeno parlare".

Danny Rose von Newcastle United

Credit Foto Getty Images

Lunedì il ‘Project Restart’, il progetto per la ripartenza della Premier League, aveva visto un passo avanti. Dalla riapertura del governo agli eventi sportivi professionistici dal primo giugno – a patto che siano a porte chiuse – all’idea di massima della Premier League, che avrebbe in qualche modo individuato il 12 giugno come data per la ripartenza.
Oggi però i calciatori non ci stanno. E alcuni di loro fanno sentire la propria voce. Come Danny Rose, terzino del Tottenham in prestito in questa stagione al Newcastle; ed ex nazionale inglese. Rose non ha usato giri di parole per dire la sua:
Non si dovrebbe nemmeno parlare della riapertura del calcio. Non fino a quando i numeri dei morti non saranno scesi in modo massiccio. La vita delle persone è a rischio.
All’11 maggio infatti nel Regno Unito i deceduti ufficiali a causa COVID-19 sono 32.065 persone. E non tutti i calciatori, che nel mentre hanno ripreso gli allenamenti individuali (quelli collettivi dal 18 maggio, come in Italia), vedono di buon occhio la ripartenza.
A confermarlo è anche la BBC, che contattando la PFA (Professional Footballers Association), ha confermato come non solo Rose ma molti giocatori abbiano espresso preoccupazioni reali.

Niente quarantena per tutti: la Premier in stile Bundesliga?

Preoccupazione che si amplierebbe di fatto se venisse poi confermata l'indiscrezione del quotidiano 'Indipendent', che riporta come il piano di ripartenza per la Premier League sia come quello della Bundesliga (e di fatto l'unico realmente credibile se si vuole ripartire sul serio, aggiunge chi vi scrive queste righe): ovvero nessuna quarantena per tutti in caso di positività di qualcuno, ma il singolo isolamento del diretto interessato.
Un protocollo che non è ancora ufficiale, e sul quale il CEO della Premier, Richard Masters, ha spiegato come tutto sia ancora allo studio e come si attendano indicazioni e l'ok del governo e degli esperti.
Vedremo nei prossimi giorni come evolverà la situazione; se verranno confermate le indiscrezioni, se verranno appianate le divergenze di veduta di alcuni giocatori; se, inssomma, la Premier League riuscirà sul serio a ripartire. Nel mentre comunque una certezza: anche Oltremanica si devono fronteggiare problemi non da poco. Se fossero infatti i diretti interessati a scendere sul piede di guerra, un eventuale sciopero dei calciatori renderebbe la ripresa ancor più complicata di qualsiasi problema legato alla logistica o al controllo sanitario.
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