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Come Ancelotti ha cambiato l'Everton: solo il Liverpool meglio di lui

Simone Pace

Pubblicato 11/02/2020 alle 19:28 GMT+1

Dalla mentalità offensiva al grande feeling con i tifosi di Goodison Park, fino alla capacità di tirare fuori il massimo da giocatori che prima di lui avevano recitato un ruolo da comprimari (vedi Calvert-Lewin). L'impatto del tecnico, reduce dalla bruciante esperienza di Napoli, è stato superlativo: analizziamo i segreti della nuova avventura inglese del tecnico di Reggiolo.

Carlo Ancelotti

Credit Foto Getty Images

Due mesi fa, quando il Napoli esonerò Carlo Ancelotti ufficializzando una decisione da tempo nell'aria, la carriera del tecnico emiliano veniva ritenuta da più parti a un punto di svolta. Esaurita l'intesa con il presidente Aurelio De Laurentiis e con una città che lo aveva accolto trionfalmente nell'estate 2018, aveva accettato la proposta dell'Everton tra lo scetticismo generale. Sembrava difficile che un allenatore di 61 anni, fresco di un'esperienza tanto intensa quanto traumatica, potesse ritrovare la forza mentale e la lucidità necessarie per affrontare una nuova esperienza in Premier League a distanza di 8 anni dall'exploit con il Chelsea. Due mesi dopo il giudizio su Ancelotti non può che essere ribaltato. Basta dare un'occhiata ai numeri.
Sono andato a Napoli perché, dopo 9 anni all’estero, avevo voglia di tornare in Italia e Napoli mi sembrava una piazza interessante. Diciamo che non è finita bene, ma è stata una buona esperienza. Vivere a Napoli è una delle più belle cose che possano capitare. Poi un po' per i risultati, un po' per altre difficoltà, si è chiuso il rapporto. Io vengo esonerato il 12 dicembre, l’Everton ha mandato via l’allenatore ai primi di dicembre, le cose si sono combinate. Coincidenze [Carlo Ancelotti@Corriere della Sera]
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Carlo Ancelotti durante un allenamento con l'Everton

Credit Foto Getty Images

Ancelotti e la rincorsa all'Europa

Da quando Ancelotti si è seduto sulla panchina dell'Everton, i Toffees hanno raccolto 17 punti in Premier League, frutto di 5 vittorie, 2 pareggi e una sconfitta. Solo lo straordinario Liverpool di Jurgen Klopp (24) è riuscito a fare meglio. Un cambio di marcia importante che ha consentito all'Everton di risalire la classifica portandosi a -3 dal quinto posto e a -5 dal quarto occupato dal Chelsea che vale un piazzamento in Champions. Ma non possono essere i soli numeri a definire in maniera esauriente l'exploit di Ancelotti: il suo ottimo impatto può essere spiegato anche da altri punti di vista, sul campo e fuori. Partiamo dal campo.
Liverpool è una città informale. Non è grande, la gente è amichevole. Mi trovo bene perché non amo le città formali. Londra e Parigi offrono più scelta per le cose da fare, certo. Ma a Liverpool, come a Madrid, non devi metterti elegante per uscire a cena [Carlo Ancelotti@Corriere della Sera]

L'esplosione di Calvert-Lewin

C'è un giocatore che, meglio di chiunque altro, può essere considerato il simbolo dell'Everton targato Ancelotti: Dominic Calvert-Lewin. Il 22enne attaccante inglese, che nelle prime 18 giornate di Premier aveva segnato solo 5 gol, è letteralmente esploso dal 26 dicembre in poi (data del debutto di Ancelotti) segnando 6 reti in 8 partite e partendo sempre nell'undici titolare. Solo Aguero, nello stesso periodo di tempo, è stato più prolifico di lui prendendo in considerazione tutte le competizioni. Era dalla stagione 2006-07, inoltre, che un attaccante inglese (nello specifico Andrew Johnson) non segnava così tanto in Premier con la maglia dell'Everton.

Il coraggio di osare

Ma al di là del rendimento dei singoli giocatori (doveroso citare anche Sigurdsson, Sidibé, Richarlison, Delph e un Kean che dà timidissimi segnali di risveglio) la vera rivoluzione operata da Ancelotti si è manifestata a livello psicologico: oltre al suo classico e intramontabile 4-4-2 è riuscito a trasmettere allo spogliatoio una mentalità spiccatamente offensiva. Un'inversione di marcia rispetto a quanto accadeva quando in panchina c'era Marco Silva: il portoghese, soprattutto nelle ultime panchine prima dell'esonero, puntava soprattutto a non prenderle. Fin dal suo arrivo, Ancelotti ha dato la scossa e ha rilanciato rigenerando un clima di entusiasmo laddove ce n'era pochissimo, a suon di risultati e prestazioni.
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Uno striscione dei tifosi dell'Everton dedicato a Carlo Ancelotti

Credit Foto Getty Images

Il feeling con i tifosi

C'è infine l'aspetto umano ed emotivo della questione. Ancelotti ha instaurato da subito un rapporto speciale con i suoi nuovi tifosi. Ha preso decisioni, non si è sottratto alle responsabilità e - rispetto a chi l'ha preceduto sulla panchina dell'Everton - ha conquistato tutti con il suo modo di fare e con le sue buone maniere.
Mi dà fastidio che, quando le cose non vanno bene, mi dicano 'Ah, bisogna usare la frusta, sei troppo buono, sei troppo gentile e accomodante coi giocatori!'. Ma dico: i dirigenti al mondo non conoscono come alleno? Non mi puoi prendere e poi dirmi di cambiare il mio modo non solo di allenare: il mio modo di essere. Perché io sono così, e così sono arrivati i successi. Se tu mi dici 'Devi usare la frusta!', è sbagliato [Carlo Ancelotti@Corriere della Sera]
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Ancelotti: "Se ho pensato di correre dopo il gol di Walcott? Se corro, sono morto. Devo stare calmo"

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