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Liverpool, quando un'attesa lunga 30 anni si fa un po' più lunga

Tony Evans

Aggiornato 31/03/2020 alle 06:59 GMT+2

Il collega di Eurosport UK Tony Evans racconta la lunga attesa della metà di Liverpool vestita di rosso: una tifoseria che aspetta da 30 anni ciò che sembrava scontato fino a qualche settimana fa, ma che l'epidemia di COVID-19 ha completamente sconvolto.

The famous Paisley Gates at Liverpool Football Club's Anfield stadium are closed as concerns escalate over the spreading of COVID-19 Coronavirus

Credit Foto Getty Images

Le strade intorno ad Anfield sono deserte. I pub sono chiusi. Una squadra di calcio dovrebbe essere il fulcro di una comunità, ma per ora c'è solo silenzio. Il vecchio stadio è sempre lì, abitato però solo dai suoi fantasmi.
Avrebbe dovuto essere così diverso. Se tutto non fosse stato sospeso, a Liverpool sarebbe già stato tempo di parate. La squadra di Klopp ha 25 punti di vantaggio: 9 giornate alla fine. Tutto era pronto per la festa. Poi è arrivato il Coronavirus.
"È estremamente frustrante", ha dichiarato Andy Heaton di Anfield Wrap, la comunità digitale più importanti quando si parla di Liverpool. “Doveva essere una cavalcata. Con ogni probabilità saremmo già stati campioni. E considerato che è ancora marzo, questo sarebbe stato qualcosa di straordinario”.
Al momento però non c’è alcuna parata nei programmi della gente di Liverpool, anche perché quella di festeggiare non è più una priorità: "Data la gravità della situazione, è difficile concentrarsi sul calcio", ha detto Heaton. "Mi piacerebbe essere arrabbiato per la sospensione (almeno per ora) della stagione, ma non conosco nessuno di noi - o nella più ampia schiera dei tifosi - che si lamenti per il rinvio delle partite. Ci sono questioni più importanti”.
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Un'emblematica immagine dello stadio del Liverpool, Anfield, completamente deserto a causa dell'epidemia di COVID-19

Credit Foto Getty Images

Heaton è troppo giovane per ricordare l'ultima volta che il Liverpool ha vinto il campionato. Un'intera generazione è nata e cresciuta fino all'età adulta senza mai vedere festeggiare ai Reds il titolo di ‘Campioni d’Inghilterra’. I suoi sentimenti sono ripresi da coloro che possono ricordare gli anni della gloria, gli '80. Richie Greaves è sopravvissuto a Hillsborough ed è un abbonato del Liverpool. Più di chiunque altro sa che il calcio non è una questione di vita o di more: “All’inizio ero disperato quanto hanno ufficializzato lo stop della Premier League. Eravamo così vicini a vincerlo di nuovo dopo così tanto tempo... Poi però ho capito che era la cosa giusta da fare, che ci sono altre priorità, che non si scherza con la vita delle persone”.
Karl Coppack ha una visione simile. Scrittore e attivista, Coppack ha assistito a quasi tutte le partite di questa stagione e aveva iniziato da mesi il suo personale countdown con la matematica: “Settimana dopo settimana, partita dopo partita ero solito dirmi ‘ok, siamo 3 punti più vicini’. Non si parlava nemmeno più di come avesse giocato la squadra, tutto quello che ci interessava era arrivare al traguardo. E così c’è stato un po’ di panico quando Karren Brady ha dichiarato che ‘annullare la stagione’ fosse diventata una possibilità. Fortunatamente questo non dovrebbe accadere. Sarebbe stato spaventoso per noi. So che alla fine lo vinceremo e sarà bellissimo soprattutto per i più giovani; per tantissimi di loro sarà la prima volta. Sarà comunque speciale nonostante tutte le circostanze, è davvero passato troppo tempo”.
Brady, vincepresidente esecutivo del West Ham, autore della proposta, da quel giorno non gode di grande rispetto tra i tifosi del Liverpool. “Immagina qualcuno che rischi di essere retrocesso e che prova a trarre vantaggio da una situazione di emergenza nazionale solo per evitare che il suo club vada giù... – ha detto ancora Heaton – E’ una ricerca dei propri interessi davvero disgustosa”.
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Un'immagine di Anfiled, l'ingresso principale sotto il muro della KOP, il settore più caldo. Nessun presente: l'epidemia di COVID-19 ha colpito anche

Credit Foto Getty Images

Il fondatore di Anfield Wrap però non parla solo dei Reds. "È facile parlare di Liverpool", ha detto, "ma la domanda va allargata a tutti. Se la stagione venisse cancellata non sarebbe solo il Liverpool a soffrire. Noi abbiamo fatto un campionato irripetibile? Forse è vero. Ma guarda lo Sheffield United. Anche loro sono stati incredibili, lottano per un posto in Champions League. Vincere per noi sarà stupendo, ma non siamo gli unici in una situazione del genere”.
La minaccia delle porte chiuse è però qualcosa di fortemente concreto. La prospettiva che Jordan Henderson sollevi il trofeo davanti a una Kop completamente deserta però non preoccupa Coppack: “Se è questo ciò che sceglieranno, allora così sia. Non chiuderanno poi di certo il trofeo nella bacheca e tanti saluti a tutti. Prima o poi avremo la nostra festa. Lo tireremo fuori quando sarà il momento giusto”.
Prima che la pandemia prendesse piede i tifosi prevedevano feste selvagge nel Merseyside a seguito di un trionfo atteso così a lungo, ma la prospettiva è completamente cambiata ed è difficile, anzi, impossibile, pensare di rivedere a breve termine le scene viste dopo il trionfo in Champions League dello scorso giugno. Ma anche in questo caso Coppack non è preoccupato: “Sarò comunque ubriaco per 3 mesi di seguito" - si fa una risata - "Organizzeremo la nostra festa quando saremo certi di potercela godere”.
Coppack ha anche un messaggio per coloro i quali, tra i rivali in giro per l’Inghilterra, credono che questa situazione possa levare “il gusto” ai tifosi e sminuire in parte la grande corsa fatta dal Liverpool: “Questa squadra ha lasciato per strada solo 5 punti su 29 partite. Ma di che cosa stiamo parlando? E’ un ragionamento delirante. Il Liverpool è campione d’Europa, Campione del Mondo e ha dominato la Premier League. Vogliono davvero far passare l’idea che questo titolo non sia meritato? Beh, buona fortuna”.
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Un'immagine al tramonto di Anfield, stadio del Liverpool. A destra Stanley Park: dall'altro lato del parco c'è anche Goodison, casa dell'Everton

Credit Foto Getty Images

Heaton è impressionato dal modo in cui i club della città hanno reagito all'emergenza del Coronavirus. "È facile parlare dei valori della comunità, ma sia Liverpool che Everton sono stati eccezionali nella loro risposta. Chi avrebbe immaginato che Carlo Ancelotti si sarebbe messo al telefono per chiamare i tifosi dell’Everton chiusi in casa per rincuorarli? Senza più partite allo stadio ci sarebbe stato un enorme calo delle raccolte di beneficienza per i bisognosi che si fanno solitamente, eppure i giocatori del Liverpool sono usciti per andare a fare volontariato e consegnare cibo a chi ne aveva bisogno. Così come ha fatto l’Everton. Entrambi i club hanno reso la città orgogliosa”.
L'attesa per il titolo continua ma l’attuale situazione ha concesso a Greaves del tempo per riflettere. Il suo lavoro, ovvero consegnare prodotti di protezione sanitaria essenziali durante questa emergenza, gli permette di guidare in una città completamente deserta: “L’altro giorno sono passato davanti al pub dove di solito ci incontriamo prima delle partite e mi sono emozionato. Mi piacerebbe che fossimo ancora lì tutti insieme, adesso. A volte, quando piove e fa freddo, pensi ‘ma chi me lo fa fare oggi di andare allo stadio’. Ecco, questa emergenza ha cambiato tutte le prospettive. Nella vita prendiamo il calcio, così come tantissime altre cose, come qualcosa di scontato. Quando torneremo alla normalità, mi vorrò godere ogni secondo: freddo o non freddo, titolo o non titolo”.
*traduzione e adattamento a cura di Simone Eterno
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