Sport popolari
Tutti gli sport
Mostra tutto

Paul Pogba, 27 anni e un dubbio: a che punto è la sua carriera?

Simone Eterno

Pubblicato 15/03/2020 alle 11:07 GMT+1

Il francese, praticamente mai utilizzato quest'anno dal Man.United a causa di un'operazione alla caviglia, compie oggi 27 anni. A che punto è la sua carriera? Perché non è mai definitivamente esploso con costanza? Quale sarà il suo futuro? Nel giorno del suo compleanno proviamo a ripercorrere il recente passato con un ritratto del Pogba contemporaneo.

Pogba, il punto sulla sua carriera

Credit Foto Eurosport

Da un po’ di tempo a questa parte il suo nome lo vedete associato su web, social e giornali o lo sentite per radio e televisioni solo per vicende extracampo. Paul Labile Pogba, 27 anni oggi, ha infatti speso in questa stagione più tempo sulle pagine del calciomercato che dentro il terreno di gioco.
E non che sia stata una questione di scelte tecniche. Tutt'altro. Una caviglia. Quella destra, per la precisione. Uno, due, tre infortuni. L'ultimo che ha avuto bisogno di un intervento chirurgico. Totale minuti a referto? 610. L'equivalente di neanche 7 partite. La stagione fin qui più difficile della carriera del francese, che anche sotto i ferri però - o meglio, dal letto di un ospedale e al termine dell'operazione - è riuscito a fare il giro del mondo. E forse, proprio qui, nasce uno degli equivochi legati a Pogba, che a 27 anni, con un Mondiale vinto da protagonista e un talento fuori dal comune, è comunque ancora oggi in grado di essere considerato come un oggetto misterioso.

Paul Pogba: la natura di un numero primo

Quella di Pogba pare essere infatti una condizione unica nel suo genere. Universalmente riconosciuto e trattato alla stregua dei più grandi, la narrazione intorno a Pogba resta discontinua, a tratti persino asettica: caratteristica di chi, nonostante tutto, tra colpe proprie ed eventi incontrollabili, continua a dare la sensazione di non aver ancora mostrato il suo meglio. Aggiungeteci un ingaggio astronomico, l'aura da superstar, un procuratore scomodo e qualche atteggiamento sopra alle righe. Sul biglietto da visita di Paul Pogba ci sono tutte le caratteristiche di uno da cui bisognerebbe stare lontano, specie considerando il rendimento recente.
Chiedere per credere ai tifosi del Manchester United ad esempio. "Viziato" e "poco determinante" sono le due definizioni che vanno per la maggiore tra i più caldi dei Red Devils quando si parla del francese. Eppure, se ai vertici di Old Trafford lo mettessero sul mercato, per Pogba domani mattina si scatenerebbe l'asta. Esattamente come asta fu ai tempi del passaggio dalla Juventus al ManU. "Perché?", è dunque la domanda. La risposta l'avete già letta poco sopra: perché Paul Labile Pogba, per tanti, il proprio meglio non l'ha ancora mostrato.
picture

Paul Pogba reagisce ai fischi del proprio pubblico: qui nel match a Old Trafford contro l'Arsenal. Immagine emblematica del suo ultimo periodo

Credit Foto Getty Images

Capitolo Manchester: il risolutore mancato

Arrivato a Manchester con l’etichetta di chi avrebbe dovuto risolvere ogni cosa, di colui che si sarebbe preso la responsabilità di riportare al vertice del calcio mondiale il Manchester United, le cose a Old Trafford non sono andate esattamente secondo i pieni. Il passaggio di José Mourinho sulla panchina dei Red Devils è stato prolungato ma non vincente; e il rapporto con la stella n°1 di un mercato faraonico, è stato piuttosto burrascoso.
Al di là degli aspetti legati a tantissime vicende dell’extra campo – importanti sì, ma non fondamentali – nella mediana del Manchester United Pogba è stato provato come tutto e il contrario di tutto. Lo si è visto come interno di centrocampo; lo si è visto come ‘play’ puro in vertice basso, di nuovo basso nel 4-2-3-1 e persino alto dietro le punte. In tutte queste sue sfaccettature, Pogba, ha alternato buonissime prestazioni a meno scintillanti presenze. Nelle costanza però – giusto dirlo – di uno United mai realmente competitivo ai vertici della Premier League se non nella seconda stagione di Mourinho.
picture

Pogba in panchina e Mourinho con un'espressione che la dice tutta. Un'immagine emblematica del rapporto tra i due ai tempi del Manchester United

Credit Foto Getty Images

La domanda: che ruolo ha Paul Pogba?

Al di là dei meriti e dei demeriti; dello stato di forma, delle prestazioni, dell’attaccamento, della concentrazione, delle condizioni psicofisiche generali, il grande equivoco di Pogba, a 27 anni, è ancora legato essenzialmente alla posizione in campo. La domanda è infatti semplicissima: qual è il ruolo di Paul Pogba?
La sua duttilità, la capacità di coprire molteplici posizioni, sono stati fin qui paradossalmente dei limiti per Pogba. Ogni manager che ha infatti incrociato la carriera del francese – ad eccezione forse di uno – non ha mai pienamente puntato su Pogba in una singola e determinata posizione. Condizione questa che si è verificata soprattutto a Manchester, dove nella continua rivoluzione e nella ricerca di una leadership - che Pogba ha avuto il demerito, giusto dirlo, di non sapersi prendere - Pogba si è trasformato in una specie di prototipo del buon centrocampista eclettico: contemporaneo al massimo nella sua capacità di far tutto, senza però eccellere in nulla.

Il vicino e il paragone scomodo: Kevin De Bruyne

Quanto questo sia stato un limite per il francese lo possono paradossalmente raccontare la crescita degli altri. Prendente ad esempio ciò che è successo dall’altra parte di Manchester, quella blu, con Kevin De Bruyne. Tecnicamente e fisicamente giocatore non superiore a Pogba; oggi però eccellente interprete di raccordo dell’idea tattica di Guardiola. Specializzato. Definitivo. Grimaldello fondamentale. Senza lui, il City del Pep, non gira fluido come quando è in campo. Senza Pogba, lo United, sta dove già era prima del francese: alla ricerca di un posto in Champions.
picture

Paul Pogba e Kevin De Bruyne durante il derby di Manchester tra United e City

Credit Foto Getty Images

L'equivoco di fondo: la specializzazione

Ecco, quello che Pogba non è mai riuscito o ottenere in una carriera che a 27 primavere deve essere considerata come quella della piena maturità calcistica, è proprio una maturità calcistica nel senso vero dell’essere. E' un tecnico che abbia capito cosa chiedere a Pogba; e far sì che il giocatore stesso possa finalmente specializzarsi in qualcosa. Una sorta di 'dottorato' calcistico: titolo di prestigio che il francese potrebbe tranquillamente conseguire, per un managment però che si è per ora limitato a chiedergli “un po’ di questo è un po’ di quello”.
Ed eccellente esempio, da questo punto di vista, ne abbiamo avuto nel trofeo più importante portato via in carriera: il campionato del mondo vinto in Francia. Pogba è partito come interno, abbassandosi poi a ruolo di mediano al fianco di Kante regista dopo il disastro collettivo delle prime uscite iniziali; preso d’atto però dell'assenza di una manovra fluida con in regia il più puro degli incontristi (Kante, appunto), Deschamps lasciò proprio a Pogba il compito di far girare il centrocampo della Francia. Detto: fatto. Pogba interpretò quel ruolo con efficacia e diligenza, dando un equilibrio alla Francia che corse poi fino al secondo titolo mondiale della propria storia.
picture

Paul Pogba 'dabba' con la Coppa del Mondo vinta dalla sua Francia nel mondiale di Russia 2018: una delle immagini più econiche e più eloquenti

Credit Foto Getty Images

Interno di centrocampo: il miglior Pogba nella Juventus di Conte/Allegri

Eppure, anche in quel ruolo, non si assistette a nulla di straordinariamente eccezionale. Efficacie. Efficiente. Diligente. Non straordinario. Per tornare a un Pogba di eccellenza pura, per ricordare come la Juventus riuscì a costruire il signor 100 milioni, tocca andare indietro fino alla sua età più "acerba", fino al 3-5-2 di Antonio Conte.
Alla Juventus, da interno, tirò fuori quelle che tuttora sono le cose migliori della sua carriera. Maturate poi nel centrocampo di Allegri. Dove a un certo punto, però, iniziò il suo attuale camaleontico calvario: ovvero un infinito viaggio di adattamenti alle esigenze del collettivo che ha svolto il servizio degli allenatori più che portare alla consacrazione del singolo.
picture

Anno 2013, Juventus, Paul Pogba e Antonio Conte si danno 'il cinque'. A oggi il Pogba juventino resta la miglior versione mai vista del centrocampista

Credit Foto Panoramic

Una lettura positiva, se volete, quest'ultima, se la si prende dal punto di vista del 'Pogba uomo squadra'. Una implicita nota negativa per lo sviluppo del singolo. L'adattamento tattico a continui ruoli e richieste differenti sembrano aver privato piano-piano Pogba di quella genuina esplosività che sapeva dare il suo apporto fisico nella fase di copertura e recupero palla; di quella capacità di inserimento; di quella intelligenza nelle letture e sul palleggio stretto; di quel tiro da fuori. Tutte esperienze che mai come nel ruolo di intero del 3-5-2 Pogba ha saputo coniugare con costanza. Caratteristiche che non sono scomparse, ma che Pogba si è portato dietro in tutte le sue esperienze e che ne hanno appunto resa possibile l’adattabilità in vari ruoli. Senza però mai riuscire a riportarle tutte fuori in contemporanea; senza, insomma, quella specializzazione e dottorato in 'fuoriclasse' che ancora qualcuno attende.

Paul Pogba: quale futuro adesso?

Fermo da 39 partite ufficiali in questa stagione e senza attività da ormai 80 giorni, quella tra Pogba e lo United pare invece una storia destinata a finire male. Proprio la sua duttilità e l'incapacità di portare un gruppo mediocre a fare la differenza, hanno creato il cortocircuito con l'ambiente. Le aspettative enormi sono state disilluse; l'equivoco di fondo mai risolto e le dichiarazioni del proprio agente - oltre che qualche uscita evitabile dello stesso Pogba - hanno fatto il resto.
Il suo sarà uno dei nomi che infiammerà l’estate del calciomercato, anche per via della volontà di un Mino Raiola che lungo il corso degli ultimi 5 mesi non ha fatto mistero del futuro del suo assistito, che vorrebbe altrove. Le bordate sono iniziate da tempo: contro Solskjaer e soprattutto contro i ‘grandi vecchi’ dello United, su tutti Paul Scholes, che a Manchester ne ha criticato più di una volta le prestazioni.
I problemi però per Pogba, aldilà delle note abilità del suo agente, non sono pochi. E’ prigioniero di una valutazione astronomica e di un ingaggio netto superiore ai 10 milioni/anno che a Manchester non è mai stato giustificato; viene da una delicata operazione alla caviglia destra la cui scelta definitiva è stata posticipata più volte, proprio a causa delle potenziali conseguenze; si presenta dunque agli occhi del mercato europeo come un oggetto particolare: clamorosamente costoso e la cui funzione recente, a 27 anni, non è ancora del tutto chiara.
Servirebbe un manager disposto ad andare al di là della duttilità del ragazzo ma soprattutto a rischiare sulla costruzione di un centrocampo che ruoti sulla funzione di Pogba in una determinata posizione, e non una mediana dove Pogba possa far tutto. Due concetti assai differenti che andrebbero posti a Maurizio Sarri e Zinedine Zidane, tecnici delle due principali indiziate al cambio di casacca del francese. Chissà cosa consiglierà Raiola, chissà cosa deciderà Pogba e soprattutto chissà quale sarà il futuro del più misterioso dei talenti compiuti del calcio contemporaneo.
Più di 3 milioni di utenti stanno già utilizzando l'app
Resta sempre aggiornato con le ultime notizie, risultati ed eventi live
Scaricala
Condividi questo articolo
Pubblicità
Pubblicità