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Serie A impara dalla Premier, il pugno di ferro sul tifoso del City è la strada da percorrere

Francesco Balducci

Aggiornato 09/12/2019 alle 19:58 GMT+1

Nelle ultime ore l’Inghilterra ha dimostrato ancora una volta di non transigere sul tema razzismo: durante il derby di Manchester un tifoso dei Citizens aveva mimato il gesto scimmia nei confronti del centrocampista dello United Ferd. È stato arrestato e rischia anche il posto di lavoro.

Anthony Burke, razzismo

Credit Foto Eurosport

Se un sabato pomeriggio qualunque, in Inghilterra, entri allo stadio per sostenere la tua squadra nel match più importante delle stagione – un derby – può capitare che tu ne esca con le manette ai polsi, arrestato dalla polizia. È vero, sembra assurdo, soprattutto perché non stiamo parlando di episodi di violenza o aggressioni, ma di razzismo.
Fred. Manchester City - Machester United, 2019

Il fatto

Sabato 7 dicembre, Etihad Stadium. Minuto 68, lo United è avanti 2-0 in casa del City (finirà 2-1 per i Red Devils) e il centrocampista brasiliano Fred (assieme a Lingard) si avvicina alla bandierina per battere un corner in favore della sua squadra. Per schernirlo Anthony Burke, 41enne tifoso dei Citizens e manager di una società di ingegneria civile (la Kier Group), mima il gesto della scimmia nei confronti del giocatore, prima che lo stesso Fred fosse investito dal lancio di oggetti proveniente dalla curva. Il soggetto in questione, però, è stato ripreso in mondovisione mentre si dilettava nella sua inopportuna performance richiamando l’attenzione della polizia locale. Secondo la ricostruzione di Sportsmail si legge che l’episodio è stato subito colto da dei dipendenti dello United che dai loro smartphone hanno trasmesso agli steward le immagini, poi prontamente segnalate al centro di controllo dove si trovano tutte le telecamere a circuito chiuso.

Le ripercussioni

Una ventina di minuti dopo la fine del match il Manchester City pubblica questo comunicato:
L’FC Manchester City è a conoscenza di un video in circolazione sui social media che sembra mostrare un nostro tifoso che fa gesti di stampo razzista. Il club applica una politica di tolleranza zero in materia di discriminazione di qualsiasi tipo e chiunque venga ritenuto colpevole sarà bandito dal club a vita
Non è tutto, perché oltre ad essere estromesso per sempre da tutti i match che riguardano la sua squadra, Burke rischia di essere bandito da ogni stadio d’Inghilterra. Cosa più importante, che esula dal mero aspetto calcistico, è che il 41enne è stato arrestato per atti razzisti in pubblico poche ore dopo l’accaduto dalla Polizia di Manchester.
Come se non bastasse, c’è da aggiungere che ora è a serio rischio di rimanere disoccupato visto che l’azienda per cui lavora, la Kier Group, ha deciso di sospenderlo per approfondire il caso e prendere le giuste contromisure. In un tweet, la compagnia britannica spiega: La nostra azienda ha una politica di tolleranza zero nei confronti di ogni comportamento razzista e discriminatorio. Per questo abbiamo aperto un’inchiesta interna e il dipendente è stato sospeso”.

Cosa dobbiamo imparare dall’Inghilterra?

Per aver confuso il tifo con il razzismo, questo signore è stato arrestato, è vicino a perdere il lavoro e rischia di non poter più assistere ad una partita allo stadio. In Italia penseremmo “tutto questo per aver sfottuto un calciatore con il gesto della scimmia”. Sì, tutto questo. A differenza nostra, in Inghilterra hanno compreso che come i calciatori sono ripresi da ogni tipo di angolazione anche i criminali possono esserlo. Anzi, è proprio il concetto di stadio ad essere interpretato sotto una diversa prospettiva. In Italia sembra quasi che una volta oltrepassati i tornelli, tutto quello che accade tra le mura dell’arena resti lì, circoscritto all’evento e all’ambito in cui si è verificato. Come se lo sport, e il calcio in particolare, fosse un aspetto marginale del costume del nostro Paese. In Inghilterra hanno capito da sempre la potenza che deriva da questo gioco e che ogni sanzione, ogni presa di posizione può essere educativa se adottata e spiegata all’intera Nazione. Lo stadio deve essere un mezzo di inclusione e non di esclusione. Paragonando gli eventi, adesso fa sorridere come la curva del Verona non sia stata nemmeno chiusa dopo i buu razzisti a Balotelli o lascia interdetti pensare alla mancata sanzione alla Curva Nord della Sardegna Arena dopo i cori discriminatori contro Lukaku in Cagliari-Inter. Di episodi ce ne sono tantissimi, abbiamo citato i più recenti solo per non scadere in un misero elenco. Non è una questione geografica o di squadre. Il vero problema che in Serie A si è tutti d’accordo sull’estirpare questo andazzo vergognoso ma la solidarietà tra club non basta. Serve il pugno di ferro.
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