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Livorno calcio a rischio fallimento, il club può sparire

Carlo Filippo Vardelli

Aggiornato 13/10/2020 alle 19:54 GMT+2

Dopo il passaggio di proprietà estivo, da Aldo Spinelli a Banca Cerea, gli amaranto rischiano di sparire dal mondo del calcio. La mancanza della fideiussione per salvare la squadra potrebbe aprire un altro capitolo nero in Serie C. Sono giorni decisivi per lo storico club toscano.

Livorno calcio esulta per la promozione in Serie A

Credit Foto Getty Images

Un'altra pagina nera sta per essere scritta nel nostro calcio: il Livorno rischia il fallimento. La squadra amaranto - che ha recitato un ruolo importante nella storia calcistica italiana con 29 presenze al più alto livello del campionato italiano, 18 delle quali nella massima serie a girone unico - è molto vicina a sparire.
Il passaggio di proprietà estivo, dallo storico patron Aldo Spinelli a Banca Cerea, ha aperto una voragine nei conti del club. Si, perché soltanto l'attuale presidente Rosettano Navarra e Spinelli hanno rispettato i propri impegni, pagando regolarmente stipendi e F24. A mancare è proprio la quota di Banca Cerea.
Entro la giornata di oggi scade il termine ultimo per presentare questa fideiussione necessaria per coprire la parte del monte ingaggi che supera il milione di euro, e poter tesserare gli otto calciatori ingaggiati. Qualora la società non riuscisse a rispettare le scadenze verrà sanzionata e i giocatori potranno chiedere lo svincolo. Entro giovedì, poi, la proprietà dovrà ricapitalizzare per evitare la scomparsa del club labronico.
Emblematiche le parole del Presidente della Lega Pro, Ghirelli: "Spinelli deve fare un passo avanti, è l'unico che può salvare questo club"
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Igor Protti e Cristiano Lucarelli ai tempi della loro militanza nel Livorno, LaPresse

Credit Foto LaPresse

Il campionato del club era iniziato regolarmente

I Livornesi, allenati da mister Alessandro Dal Canto, avevano iniziato regolarmente la stagione in Serie C, riuscendo a conquistare due punti nelle prime tre uscite. Un pareggio con l'Albinoleffe, quello con il Lecco e la sconfitta contro il Piacenza.
Ad oggi, quella del "Garilli" di Piacenza potrebbe essere l'ultima partita stagionale del club. Un possibile triste epilogo, che farebbe la coppia con quello del Trapani già estromesso dal campionato 7 giorni fa.

La storia del Livorno

Malgrado la situazione tragica, gli amaranto sono un club dalla storia centenaria. Nati nel 1915 e passati da una rifondazione nel 1991, i toscani sono una realtà molto importante.
La cronistoria nel periodo pre bellico parla di un club che ha sfiorato la vittoria del campionato in due occasioni. Nel 1919-20 e nel 1942-43 il Livorno è andato vicinissimo al tricolore, superato solamente da Inter e Torino. Dopo la guerra, invece, i punti più alti sono stati raggiunti tramite la formazione di tre grossi campioni passati tra le proprie fila: Armando Picchi, Igor Protti e Stefano Tacconi. Il primo turning point negativo in quasi sette decenni ad alto livello è datato fine anni '80: dalla società posta in liquidazione nel 1988, fino al fallimento del 1991.

L'era di Aldo Spinelli

Dopo varie stagioni passate a rincorrere i fasti del passato, la vera svolta livornese arriva nel nuovo secolo con un nome ed un cognome ben precisi: Aldo Spinelli. Il presidente riporta subito a casa Igor Protti, e nel 2003-2004 centra l'obiettivo più importante: la Serie A. Con Walter Mazzarri in panchina, Giorgio Chiellini in difesa e la coppia Lucarelli-Protti (53 gol in due), i livornesi si assicurarano il terzo posto valido per tornare nella massima serie.
Nella stagione successiva, al primo campionato in A, dopo mesi di sali-scendi la svolta arriva con Roberto Donadoni in panchina. Il tecnico bergamasco riesce a restituire linfa alla squadra, cavalcando un Cristiano Lucarelli da 24 centri stagionali (capocannoniere) ed il canto del cigno di Igor Protti. Il centravanti romagnolo era all'ultima stagione in carriera, ma nonostante i soli 6 gol in stagione era ancora in grado di far tremare le big. Rappresentativa è la rete alla Juve, bucata alla penultima giornata con il gol dell'addio.

La coppa Uefa e le montagne russe

Nell'annata successiva, quella 2005-2006, il Livorno fa jackpot raggiungendo l'impensabile: l'Europa. Guidati da Mazzone in panchina, entrato al posto di Donadoni, gli amaranto chiudono al nono posto in campionato. Però, in virtù delle penalizzazioni subite da Juventus, Fiorentina e Lazio, legate a calciopoli, riescono a risalire fino al sesto posto guadagnandosi l'accesso alla Coppa Eufa 2006-2007.
Un traguardo clamorosamente alto, che però fa non fa tremare le gambe ai toscani. Sotto la guida di Arrigoni, ennesimo nome nuovo in panchina, i toscani superano brillantemente il girone a 5 squadre - come terza forza - e vengono eliminati ai sedicesimi di finale dall'Espanyol. Cristiano Lucarelli chiude con 5 gol in 8 partite (complessive del preliminare), fornendo l'ennesima dimostrazione di classe e qualità. A 9 giornate dal termine, dopo la terza stagione consecutiva con un cambio dall'allenatore in corsa (Orsi per Arrigoni, in questo caso), i livornesi riescono a completare la terza salvezza chiudendo la stagione all'undicesimo posto.
Nel 2007-2008 la stagione parte ad handicap con l'addio di Cristiano Lucarelli. La mancanza del capitano si ripercuote sulla squadra che non riesce ad evitare l'onta della retrocessione in cadetteria. Poco male, perché già l'anno dopo, con giocatori come "Ciccio" Tavano e Alessandro Diamanti, la società torna immediatamente in Serie A vincendo lo spareggio con il Brescia.

2010: l'inizio della discesa

Affermandosi ancora una volta come "provincia felice" nella massima serie, l'ultimo decennio segna una trasformazione irriversibile della società toscana. Incapace di rinnovarsi e resistere all'avvento di nuove realtà.
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Serie B 2019-2020: Matias Silvestre con la maglia del Livorno (Imago)

Credit Foto Imago

L'ultimo sussulto è legato alla stagione di Davide Nicola in panchina e Paulinho in attacco. Il teatro è ancora quello della Serie B, gli spettatori sono quelli del Picchi e l'avversaria è l'Empoli, battuta proprio da una rete di Paulinho. L'ultimo urlo, prima di perdere la voce.
Dopo l'ultimo guizzo in Serie A - terminato con un'altra retrocessione - Spinelli sente venir meno gli stimoli. Vuole vendere ma non trova acquirenti all'altezza, e questa mancanza di sicurezze finisce per penalizzare la squadra: segue un annata in Serie B e la retrocessione in Lega Pro (2015-2016), dopo aver assaggiato anche il primo posto in classifica. L'ultimo sali-scendi di Spinelliana memoria è a cavallo tra 2018-2019 e 2019-2020 - con una promozione in B e la nuova retrocessione in Lega Pro - prima di arrivare sull'orlo del baratro.
In settimana ne sapremo di più sul futuro del club, ma il rischio è quello di vedere gli amaranto in fondo al baratro.
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