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Il Vicenza sull'orlo del fallimento: 116 anni di storia rischiano di finire nel modo più triste

Stefano Dolci

Pubblicato 11/01/2018 alle 17:35 GMT+1

A poche settimane dal fallimento del Modena, un'altra ultracentenaria e gloriosa società italiana rischia di ritirarsi dai ranghi prima della fine del campionato: il Vicenza. I giocatori hanno annunciato lo sciopero e la volontà di non scendere in campo sabato contro il Padova poiché la nuova proprità, capitana da Sanfilippo, non ha manifestato alcuna volontà di pagare gli stipendi.

Marco Schenardi, Lamberto Zauli, Gianfranco Zola, Vicenza-Chelsea Coppa delle Coppe 1998, Getty Images

Credit Foto Getty Images

20 anni fa di questi tempi Vicenza era la città calcistica di provincia più invidiata d’Italia. La squadra allenata da Francesco Guidolin, nel maggio 1997 dopo una finale vinta ai supplementari contro il Napoli, vinceva la Coppa Italia guadagnandosi la possibilità di giocare per la prima volta nella sua storia la Coppa delle Coppe. Una cavalcata europea entusiasmante che arrivò fino allo Stamford Bridge e fece sognare un’intera regione e una gloriosa tifoseria. Oggi di quel sogno e di quella favola è rimasto solo un ricordo sbiadito che si scontra con una realtà dura anche solo da guardare in faccia: fatta di promesse disattese, debiti e tifosi sul piede di guerra.
116 anni di storia destinati a finire nel modo più brutto Nelle prossime 24 o 48 ore il Vicenza salvo miracoli è destinato a fallire. Ieri scadeva il termine ultimo per pagare gli stipendi e il nuovo proprietario Fabio Sanfilippo, insediatosi il 18 dicembre 2017, è andato al centro di allenamento di Isola ma ancora una volta i bonifici non si sono palesati e i giocatori non l’hanno affatto presa bene. Per saldare i salari di settembre-ottobre (capitan Giacomelli e gli altri giocatori non vengono pagati da quattro mesi, ndr) servirebbero 530 mila euro, che nessuno ha versato, ciò significa che da oggi la messa in mora è esecutiva e i giocatori, saranno liberi di svincolarsi e di trovare una nuova squadra o tornare nei club da cui erano arrivati in prestito.
La società non ha ancora corrisposto alcunché – si legge nel comunicato dell’AIC in cui si annuncia lo sciopero dei giocatori sabato 13 dicembre, giorno in cui il Vicenza dovrebbe sfidare il Padova in Coppa Italia di Serie C - e la nuova proprietà, anche nell’incontro svoltosi questa mattina, non ha manifestato alcuna volontà di pagare gli stipendi; i calciatori da luglio 2017 non hanno percepito alcuna mensilità sulle quattro maturate, né hanno certezze sul proseguimento dell’attività sportiva.
Dinzanzi a un simile scenario, è abbastanza chiaro che molto presto, entreranno in scena i giudici e le Procure, che valuteranno se chiedere al tribunale istanza di fallimento. La situazione però ora dopo ora appare sempre più drammatica visto che la liquidità è veramente pari a zero, visto che non ci sono nemmeno i soldi per fare il pieno di benzina ai pullmini che scarrozzano ogni giorno i ragazzi del settore giovanile agli allenamenti.
Insomma della squadra in cui è esploso a cavallo fra gli anni ’70 e ‘80 Paolo Rossi e qualche anno dopo ha mosso i primi panni il leggendario Divin Codino, Roberto Baggio rimane solo la rabbia e lo sconcerto dei tifosi biancorossi e di tanti nostalgici e una domanda lecita: il Vicenza rischia di essere la seconda società di Serie C a ritirarsi dal campo da settembre ad oggi, quante squadre ancora vedremo fare la stessa fine, prima che la Figc e la politica del pallone si adoperino per evitare che altre squadre facciano la medesima triste fine?
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