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Keane e O'Neill, la strana coppia che fa sognare l'Irlanda

Mattia Fontana

Pubblicato 17/11/2015 alle 11:51 GMT+1

I Greens si sono qualificati per l'Europeo grazie alla ricostruzione varata dall'insolito duo tecnico: il ct è nordirlandese, mentre il vice è semplicemente uno dei personaggi più irascibili mai apparsi nel mondo del calcio. Ma, forse, adesso ha messo la testa a posto

Republic of Ireland's coach Martin O'Neill (C) is congratulated by Republic of Ireland's assistant Coach Roy Keane (L) after the UEFA Euro 2016 Group D

Credit Foto AFP

Prima di loro, era stata un’altra coppia a far sognare l’Irlanda. Giovanni Trapattoni e Marco Tardelli, due italiani catapultati in Irlanda che riuscirono a portare i Verdi a Euro 2012 dopo il doloroso playoff perso contro la Francia sulla strada per Sudafrica 2010. Da due anni, invece, è un duo tutto speciale a essersi insediato sulla panchina dell’Eire. Quello composto da Martin O’Neill, il ct, e da Roy Keane, l’assistente. Una coppia che lunedì sera ha tagliato il traguardo più atteso, la qualificazione a Euro 2016. Due tipi dalle traiettorie piuttosto particolari, da raccontare.

Martin O’Neill, il nordirlandese

L’ultima volta che l’Irlanda è andata a una fase finale, in panchina c’era un italiano. L’unica volta in cui è arrivata ai quarti di un Mondiale (Italia ’90), il ct era una leggenda inglese come Jackie Charlton. Adesso, però, è accaduto qualcosa di ancora più incredibile. Perché il tecnico di questa squadra è nato a Kilrea, nel cuore dell’Irlanda del Nord. O’Neill, appunto, il terzo ct straniero dei Greens e il primo arrivato direttamente dall’altra parte del confine. La sua carriera, dopo quindici anni stupendi tra Leicester (due Coppe di Lega con i Foxes), Celtic (tre campionati scozzesi) e Aston Villa (tre sesti posti consecutivi in Premier League), sembrava giunta a un vicolo cieco a Sunderland. Ma il 5 novembre 2013 ha accettato la chiamata più improbabile e tutto il resto è storia. “In Francia avremo un numero altissimo di tifosi con noi – ha detto lunedì sera – e vorrei davvero riuscire a percorrere le orme di Jack Charlton. Non potrei essere più orgoglioso di questa squadra. Ci mancheranno tante qualità, ma di coraggio e la determinazione ne abbiamo in abbondanza”. E chissà che lui, due volte campione d’Europa con il Nottingham Forest di Brian Clough, non voglia concedersi ulteriore gloria.

Il secondo tempo di Roy Keane

Quando a novembre 2013 la Federcalcio irlandese annunciò la nomina di Roy Keane come assistente di O’Neill, in molti espressero il loro scetticismo. L’ex centrocampista del Manchester United di Sir Alex Ferguson era a piedi da due anni e mezzo, un periodo di astinenza lavorativa iniziato con l’esonero a Ipswich e proseguito con una carriera da opinionista televisivo ben poco diplomatico (eufemismo) collimata nella pubblicazione della sua seconda autobiografia scritta con Roddy Doyle, “The second half”. Ora, invece, sono tutti concordi. La decisione della FAI fu delle più illuminate. “Dire sì a Roy è stata la decisione più importante che ho preso in tanti anni di carriera – ha ammesso O’Neill nel post-partita di Irlanda-Bosnia -. Non si sta prendendo grandi meriti, ma il suo apporto è stato fantastico. Con me, con lo spogliatoio e con i giocatori”. Keane, che durante quest’ultima parentesi ha lavorato per qualche mese al fianco di Paul Lambert all’Aston Villa, sembra una persona nuova. Ha tagliato la barba impressionante che si era lasciato crescere ed è persino riuscito nell’impresa di sorridere al triplice fischio del match decisivo. Dopo una carriera vissuta di petto e un’esperienza manageriale condotta con molti alti e bassi, il ruolo di allenatore in seconda sembra essere divenuto la sua collocazione ideale. Collaborazione tecnico-tattica, cura dei rapporti con i giocatori e interazione con O’Neill. “Roy non aveva bisogno di una riabilitazione – ha spiegato Niall Quinn, vecchia gloria irlandese e primo presidente a dare fiducia a Keane ai tempi del Sunderland -, ma ha capito che può dare il proprio contributo anche da ‘numero 2’. Ha imparato a lavorare sui piccoli dettagli che fanno la differenza in un gruppo giovane come quello irlandese”.
Per capire il nuovo Roy Keane, forse, basta questo scambio di battute con l'omonimo Robbie. Prima di una partita, interrogato dalla stampa sulle possibilità che Robbie Keane giocasse nonostante l'imminente nascita del figlio, risponde ironicamente: "A meno che non allatti, non dovrebbero esserci problemi". Immediata la replica dell'attaccante: "Lui dovrebbe essere abituato (ad allattare, ndr). Ha due t***e più grandi delle mie...".

Cancellare Saipan passando dalla Francia

Il lieto fine potrebbe non essere stato ancora scritto. E il vero sogno di Keane è quello di cancellare quella che lui reputa la macchia più grande nella propria carriera. No, non si riferisce alle risse con Patrick Vieira ormai sanate dal tempo. Non pensa alla clamorosa vendetta su Alf-Inge Haaland. Si tratta dei “fatti di Saipan”. È il 2002 e l’Irlanda si trova in ritiro pre-Mondiale nell’omonima isola del Pacifico. Keane, all’epoca dei fatti capitano della squadra, inizia a lamentarsi per la preparazione scelta dal ct Mick McCarthy, ritenuta sotto lo standard minimo di professionalità per un duro come lui. Fino all’esplosione finale, un incredibile sfogo di dieci minuti nei confronti del commissario tecnico che portò all’espulsione dell’allora centrocampista dalla nazionale. L’Irlanda sarebbe arrivata sino agli ottavi, eliminata soltanto ai rigori dalla Spagna. Da allora, ha partecipato soltanto a un grande torneo internazionale (Euro 2012), non riuscendo più a oltrepassare la fase a gironi. “Non andremo in Francia per far numero – ha già chiarito Keane -. Andremo all’Europeo per rendere il nostro paese orgoglioso. Per dare il meglio di noi stessi”. Questa volta non ci saranno problemi di preparazione, statene certi.
Keane dopo la qualificazione: "Se non andremo a Saipan non ci saranno problemi":
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