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Le 5 verità di Liechtenstein-Italia 0-5: El Shaarawy-Di Lorenzo, dolci dubbi

Stefano Silvestri

Pubblicato 16/10/2019 alle 10:04 GMT+2

Il Faraone e il terzino del Napoli, il primo di ritorno dopo due anni e il secondo all'esordio, provano a scalare le gerarchie del ct per gli Europei. Grifo, invece, resta nella categoria "outsider". Prosegue la sfida Belotti-Immobile, mentre Sirigu si conferma dodicesimo di lusso.

El Shaarawy esulta dopo il gol in Liechtenstein-Italia

Credit Foto Getty Images

1) Vincere aiuta a vincere: l'Italia ci ha preso gusto

Ricordiamoci da dove arrivavamo. Dal trauma svedese, dagli occhi increduli di chi si è visto scippare un Mondiale dalle mani, dalle macerie dell'era Ventura. Da uno dei punti più bassi toccati nella propria storia da una nazionale quattro volte campione del Mondo. Oggi, tutto è cambiato. Il Liechtenstein è avversario debole e morbido, e a dire il vero la prestazione di Vaduz per larghi tratti della gara è stata tutt'altro che indimenticabile, ma un fatto è chiaro a tutti: quest'Italia ci ha preso gusto. Non sottovaluta nessun impegno, neppure quando la qualificazione è matematicamente in tasca e in campo c'è un titolare su 11. E, aspetto più importante, vince sempre. Fanno 8 su 8 nel raggruppamento, un primo posto a punteggio pieno condiviso solo con il Belgio, il record di Pozzo eguagliato con 9 vittorie di fila. Chapeau.

2) El Shaarawy e Di Lorenzo, dolci dubbi per Mancini

Uno, Stephan El Shaarawy, tornava a vestire la maglia dell'Italia quasi due anni dopo aver presenziato alla tragica serata milanese contro la Svezia. L'altro, Giovanni Di Lorenzo, fino a qualche tempo fa la nazionale poteva soltanto sceglierla alla PlayStation. Oggi, entrambi possono a buon diritto sperare di essere inclusi nel listone dei prescelti per l'Europeo. Il Faraone, all'esordio nella nuova gestione, ha fatto il diavolo a quattro dal momento del suo ingresso in campo: un assist pennellato per Ropagnoli, un gol segnato, un paio sfiorati. Il terzino del Napoli, invece, ha reagito senza paura alle difficoltà provocategli dall'ottimo Salanovic, confermando le doti di spinta che lo avevano messo in mostra a Empoli e fornendo a Belotti lo splendido assist per la rete conclusiva. Dagli esperimenti di Vaduz, insomma, emergono note interessanti in questo senso. Dolci dubbi per Mancini, consapevole di poter attingere a un bacino sempre più ampio e variegato.

3) Grifo outsider: il "tedesco" resta un passo indietro

D'accordo, all'Europeo mancano ancora un bel po' di mesi, ma intanto le prime indicazioni si possono già trarre. Tra queste, la sensazione che Vincenzo Grifo non abbia sfruttato nel migliore dei modi la chance concessagli da Mancini. Ha iniziato a sinistra e poi si è spostato a destra, disputando 90 minuti di luci e ombre. L'italiano di Germania, attualmente al Friburgo, resta dunque nel gruppo degli outsider. Ovvero di quelli che possono sperare in una chiamata per Euro 2020, ma restano un passo indietro ai concorrenti diretti. Perché davanti a lui ci sono Insigne e, forse, da questa sera, anche El Shaarawy.
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Vincenzo Grifo, Liechtenstein-Italia, Getty Images

Credit Foto Getty Images

4) Belotti ancora on fire: prosegue la sfida a Immobile

Un gol (e mezzo) in Armenia uno, un gol in Finlandia l'altro. E ora, un'altra doppietta a riaccendere il duello per la maglia numero 9. Sfida particolare, quella tra Andrea Belotti e Ciro Immobile, perché i due sono amicissimi fuori dal campo - e la corsa del Gallo a trovare l'abbraccio del compagno in panchina ne è la migliore testimonianza - ma in lotta per un solo posto al centro del tridente di Mancini, tra i pochi ruoli in quest'Italia sempre più in definizione a non avere ancora un padrone fisso. Una maglia che Belotti ha intenzione di strappare a Immobile a suon di gol: fanno già 14 da agosto a oggi, tra campionato, Europa League e nazionale. Un centravanti on fire, fisicamente in forma e mentalmente in fiducia. E la doppietta di Vaduz è l'ennesima conferma.
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L'abbraccio fra Andrea Belotti e Ciro Immobile, Liechtenstein-Italia, Getty Images

Credit Foto Getty Images

5) Sirigu è un vice Donnarumma di lusso

Nessuna polemica in stile Neuer-ter Stegen, nessuna frecciatina. Salvatore Sirigu ha sempre vissuto in maniera serena e pacata il proprio ruolo di dodicesimo, di Gigi Buffon ieri e Gigio Donnarumma oggi. Sa che il titolare è il portiere del Milan. Ma non per questo si adagia, abbassando il livello delle proprie prestazioni. Anzi: se l'Italia ha evitato l'imbarazzo di farsi segnare un gol dal modestissimo Liechtenstein è per merito del portierone del Torino, reduce da una stagione di altissimo livello in maglia granata e sempre pronto a rispondere presente anche in nazionale. Delle sue tre respinte su Salanovic, due sono importantissime e la terza può essere classificata come miracolo. Mancini può godersi un dodicesimo di lusso.
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