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Messina e Torino bocciate

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Pubblicato 15/07/2005 alle 16:17 GMT+2

Il Consiglio Federale ha bocciato l'iscrizione al prossimo campionato di serie A di Messina e Torino. Stessa sorte in B per Perugia e Salernitana. Le società escluse potranno presentare ricorso alla Camera di conciliazione del Coni, al Tar del Lazio e al

La FIGC eviti che sia la Magistratura a stilare i calendari". Questo l"ultimo accorato appello del presidente del Torino Tilli Romero ai vertici federali. Tutto inutile, come preannunciato dalle indiscrezioni che nelle ultime ore avevano già sommariamente scritto la sentenza. Torino e Messina bocciate, Bologna e Treviso in sospeso. E la palla passa per la terza estate consecutiva, pessima consuetudine, alla camera di conciliazione del Coni (ultimo passaggio della giustizia sportiva). I granata, ottenuta la promozione sul campo dopo due stagioni di cadetteria, appena una settimana dopo lo spareggio con il Perugia, ricevono un avviso di garanzia indirizzato al patron Cimminelli e al presidente Romero con l"accusa di falso in bilancio e truffa.
Oggetto del contendere una fideiussione di 18 milioni di euro rivelatasi fasulla. Scattano le denunce e le manette per l"ex presidente veneziano Gallo. E scatta una corsa contro il tempo per reperire 35 milioni di euro da versare per insolvenze pregresse con Irpef e fisco. Il patron Cimminelli riesce a presentare una garanzia di 40 milioni di euro ma fuori tempo massimo. La Figc è intransigente sulle scadenze e rimanda le speranze del Torino Calcio a una lunga sequela di carte bollate che inizierà con il Coni (entro tre giorni), passando per il TAR del Lazio e terminerà in Consiglio di Stato. Il tutto entro ferragosto. Dopo, per una delle società più gloriose del calcio italiano, a un anno dal suo centenario (1906 la fondazione), si aprirebbero un bivio doloroso. La prima (senza passare dalla magistratura ordinaria) è ricorrere al Lodo Petrucci con retrocessione in B, cambio di proprietà e cancellazione dei debiti pregressi. La seconda, più drastica e improbabile, porterebbe al fallimento e alla C2, stessa categoria cui è stato obbligato il Venezia.
Giornata amara anche per il Messina. Salvi sul campo i siciliani del presidente Franza rischiano di perdere la serie A, esclusi dalla Coavisoc e senza il necessario retaggio per adire al Lodo Petrucci per meriti sportivi. Sempre vecchie pendenze con il Fisco il capo di imputazione. I siciliani ricorrono alla Regione Sicilia e ottengono le garanzie per la rateizzazione del debito in quindici anni. Unico problema i tempi: troppo tardi e la mannaia della burocrazia sportiva si abbatte anche sui siciliani. Ora è tempo di carte bollate e di aule di tribunale con un grosso rischio.
Nella stessa situazione anche la Salernitana di Aliberti e il Perugia di Gaucci. Appellandosi alla giustizia ordinaria le società in questione perderebbero la possibilità di usufruire del Lodo Petrucci e di vedersi relegare in C2, il gradino più basso del calcio professionistico.
A questo punto tornano di prepotente attualità le parole pronunciate qualche mese fa dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: "La Fiorentina ha pagato l'accanimento della Magistratura, la Lazio è stata salvata per motivi di ordine pubblico".
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