L’evoluzione dell’ala: da Best a Cristiano Ronaldo

Sesta puntata dello speciale estivo di Lavagna Tattica dedicato alla trasformazione delle principali posizioni in campo nel corso della storia del calcio: questa settimana tocca agli esterni offensivi

George Best

Credit Foto Imago

Il calcio vive di cambiamenti ed evoluzioni, quelle che – a livello tattico – vi stiamo raccontando da qualche settimana. Eppure alcuni punti focali restano stabili, non mutano più di tanto con il passare del tempo. Tra i ruoli di movimento, indubbiamente, quello dell’ala ha vissuto un percorso all’insegna della relativa stabilità. Regalandoci icone a tratti eversive e dirompenti, passate immediatamente nella storia di questo meraviglioso sport.

Una storia britannica

Il ruolo dell’ala nasce con la Piramide, il primo modulo in assoluto. Nel 2-3-5 delle origini, i due “winger” rimanevano larghi sulle fasce e, da lì, cercavano di alimentare il gioco del centravanti e delle due punte a supporto. Sin da subito svincolati da compiti difensivi, a loro era richiesto essenzialmente di saltare l’avversario (preferibilmente in dribbling) e crossare. Ridotto ai minimi termini, si tratta di un discorso che l’ala classica ha portato avanti sino agli ultimi dieci-quindici anni. Il ruolo è sin da subito legato molto strettamente al calcio britannico, che più di altri gioca sulla fisicità e sui duelli aerei. La prima icona è Stanley Matthews, prototipo dell’ala liberata dalla fase difensiva e in grado di gestire la manovra negli ultimi trenta metri. Ma è proprio in Inghilterra che il ruolo inizia ad avere anche connotazioni difensive. Il tutto accade negli anni 60, arrivando a compimento nella cavalcata del Mondiale ’66, quella in cui il ct Alf Ramsey rinunciò al “winger” tradizionale per utilizzare giocatori più utili in copertura. Il passo definitivo per giungere al 4-4-2 che sarebbe arrivato pressoché intatto al nuovo millennio.
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Bruno Conti Italia 1982

Credit Foto Imago

Le poche distinzioni e le icone

Il passare del tempo e la diffusione del 4-4-2 fa sì che si creino due tipi differenti di ali, una distinzione che si ripropone anche nel calcio all’italiana. Da un lato l’ala destra, quella libera di attaccare e inventare. Dall’altro il tornante, l’esterno che – per definizione – deve aiutare la squadra in fase di non possesso. La storia del calcio, tra anni 60 e 90, si popola così di figure immortali. Gli inarrivabili Garrincha e George Best, ma anche i talenti di Rivelino, Franco Causio e Bruno Conti (soltanto per citarne alcuni). L’ala destra diventa uno dei ruoli più affascinanti ed iconici, basta pensare alla vicenda drammatica di Gigi Meroni. Come per il trequartista, i confini si restringono con il passaggio alla marcatura a zona, che per un certo lasso di tempo sembra soffocare la fantasia sugli esterni. Ma è soltanto un’illusione. Perché giocatori straordinari come Luis Figo, David Beckham, Ryan Giggs e Marc Overmars permette al tutto di rimettersi in moto. E ripristinare lo status quo.
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Best su Cristiano Ronaldo

Credit Foto Eurosport

Robben, CR7 e l’ala dei nostri giorni

Dopo anni di battaglie in venti metri, a fine anni 90 si riscopre il bisogno di saltare l’uomo e allargare il gioco. Il 4-2-3-1 si diffonde, ripristina in parte il ruolo di trequartista e indubbiamente quello dell’ala. Che, però, adesso è ancora più decisiva di un tempo. Perché collabora alla fase difensiva, ma soprattutto a quella conclusiva. E si arriva dunque agli exploit realizzativi di Arjen Robben e Cristiano Ronaldo, l’ultimo balzo evolutivo dell’ala classica. Quella che prende palla e può fare tutto. Dall’assist al gol, passando per il tiro da fuori o il cross illuminante. Un giocatore che staziona sempre nelle stesse zone del campo occupate dall’ala dei vecchi tempi, ma ha prerogative ancora più importanti. Quelle che un tempo appartenevano ai fuoriclasse assoluti come Best e Garrincha. Ovvero saltare l’uomo, segnare e possibilmente giocare con due piedi per “tagliare” meglio il campo. L’ala da “binario” alla Beckham sembra ormai un ricordo lontano. Adesso è lì che si decidono le partite.
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