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Dentro la crisi della Juventus: quando la storia di Allegri si ripete

Simone Eterno

Pubblicato 29/10/2015 alle 11:55 GMT+1

Assenza di gioco, poche idee, squadra nervosa e i fuoriclasse partiti in estate: il secondo anno di Allegri alla Juventus come il terzo al Milan. Tra difficoltà e pochi alibi però c'è una sostanziale differenza: il denaro speso dalla dirigenza in estate. Ecco perché la Juventus potrebbe non essere disposta ad aspettare così tanto...

Massimiliano Allegri Juventus 2015 LaPresse

Credit Foto LaPresse

Tre vittore, tre pareggi e quattro sconfitte. Gli stessi punti del Chievo Verona, ma con una peggior differenza reti. Colonna destra; dodicesimo posto. E’ inevitabile partire da lì. Ed è ancor più inevitabile farlo se la squadra in questione è quella che negli ultimi 4 anni ha vinto tutto o quasi.
La Juventus non c’è più e come spesso accade in questi casi il primo a finire sul banco degli imputati è l’allenatore. A Torino Massimiliano Allegri pare aver già finito il suo periodo di intoccabilità figlio di un Triplete quasi sfiorato; e la luna di miele tra il tecnico toscano e la Juventus pare il lontano ricordo di una coppia che tornata alla normalità si scontra con la più cruda realtà di tutti giorni.
Già, perché c’è una bella differenza tra l’ambiente ovattato di una squadra già costruita (e particolarmente vogliosa di dare un segnale all’ex allenatore che l’aveva abbandonata in estate), e il ruvido lavoro sporco di chi smantellati quei protagonisti deve ripartire da zero, deve riscostruire gioco, mentalità, sinergie, atteggiamenti.
Sì perché la Juventus vista in questi tre mesi è praticamente privadi tutto quanto qui sopra elencato. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Escluso l’exploit di Manchester contro il City infatti, i bianconeri non hanno convinto proprio nessuno. E non l’hanno fatto nemmeno nelle (rare) vittorie. Risultati stringati figli di qualche giocata del singolo più che della prestazione collettiva. Già, il gruppo. E’ proprio lì che la Juve manca. Tanto in campo quanto – ascoltando le bordate di Buffon ieri sera a caldo – evidentemente fuori.
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Alvaro Morata Paul Pogba Sassuolo Juventus 2015

Credit Foto LaPresse

Un aspetto da non sottovalutare e che è un’altra delle tegole che deve gestire un Allegri che sta riconfermando in fotocopia difficoltà già espresse nella sua carriera d’allenatore.
Per capire i problemi del tecnico e di questa Juve bisogna infatti fare un passo indietro. Estate 2012. Milanello. Dal varesotto si spostano di qualche chilometro verso la Malpensa Zlatan Ibrahimovic e Thiago Silva. Il volo è per Parigi… ma il biglietto è di sola andata. Estate 2015 e arrivano altri 3 voli a senso unico: uno va Buenos Aires e si porta via Carlos Tevez, l’altro a New York e Andrea Pirlo e l’ultimo, infine, sorpassa le Alpi per atterrare Monaco di Baviera con Arturo Vidal. Stessa musica – fuoriclasse finiti in nuovi lidi – stesso risultato – squadra totalmente in confusione.
Fin qui la storia è arcinota. Ma di tutte le assonanze che accompagnano il gioco scandente del Milan nella prima parte della stagione successiva a quegli addii e l’identica fotocopia di questa svuotata Juventus, esiste una sostanziale diversità che fa tutta la differenza del mondo per il tecnico toscano: la campagna acquisti.
Se è infatti vero che Galliani in quell’estate privò di fatto la rosa del Milan dei due migliori elementi senza fornire reali alternative, il mercato bianconero si è chiuso con 106 milioni di euro alla voce “uscite”.
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Paulo Dybala posa con la maglia della Juventus, LaPresse

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Ed proprio qui che arriva il nodo più delicato dell’intera questione, dimostrando come dietro al momento di questa stagione bianconera ci sia un concorso di colpe che merita di essere analizzato. Se da un lato ci sono infatti acquisti importanti come Paulo Dybala o Mario Mandzukic, dall’altro c’è un evidente misunderstanding estivo che la Juventus sta pagando carissimo in questo momento. Massimiliano Allgeri – checché ne dica il recente scaricabarile dell’amministratore delegato Marotta – ha atteso per l’intera estate un trequartista che di fatto non è mai arrivato. E su cui il tecnico bianconero avrebbe voluto costruire la sua squadra. Traduzione? Allgeri è rimasto fino al 31 agosto con quell'idea in testa, salvo poi ritrovarsi col cerino in mano - di nome Hernanes - e in una successiva fase di sperimentazione non ancora terminata.
Può essere questo un alibi? Probabilmente no. Tra le colpe dell’allenatore toscano c’è in primis quella di non aver evidentemente pensato “ad altro” e in secundis – fatto ancor più grave – quella di non aver ancora dato un gioco e un’identità a questa Juventus nonostante dal 31 agosto a oggi siano passati praticamente due mesi. Sessanta giorni di allenamenti e gare ufficiali. Nove settimane di 'stagione vera'.
Un alibi, quello del trequartistagate – così come quello degli infortuni – che non può più reggere. O che non può farlo – come giustamente sottolinea Andrea Agnelli – per “il dodicesimo posto in campionato”.
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Serie A 2013, Siena-Milan

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Ecco perché Allegri ora ha seriamente di che preoccuparsi. Se è infatti vero che quella famosa stagione 2012/2013 del Milan terminò poi con una Champions League agguantata all’ultimo secondo con il famoso rigore di Siena, alla Juventus potrebbero non essere disposti a correre un tale rischio. E come dargli torto? Nel mezzo ci sono 89 milioni di buoni motivi. E nei matrimoni d'interesse, si sa, il divorzio è tanto rapido quanto una luna di miele. Uomo avvisato...
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