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Gianni Rivera e il "gol-non gol" nel derby del 1967 da cui nacquero la moviola e la VAR

Luca Stacul

Aggiornato 01/05/2020 alle 13:20 GMT+2

Dall'invenzione di Attilio Prevost all'introduzione della VAR in Serie A: la storia della moviola e del gol (non-gol) che fu origine di tutto...

Sandro Mazzola e Gianni Rivera (Inter-Milan)

Credit Foto Imago

Il nome di Attilio Prevost agli appassionati di calcio del giorno d’oggi probabilmente dice poco. È un nome disperso in un passato di Guerre Mondiali e cinema in bianco e nero, ma è anche il nome di colui che di fatto regalò al calcio la moviola, per gradevole intercessione del giornalista Carlo Sassi.
Torniamo quindi a Prevost, che non aveva assolutamente idea della “rivoluzione calcistica” cui stava dando luce quando brevettò il sistema per la moviola cinematografica (che non era un’immagine rallentata in senso stretto, ma il tavolo sul quale i film venivano sincronizzati e montati). Quest’idea geniale, nata dal cervello di uno dei primi cineoperatori di guerra che il mondo ricordi, rimase dormiente – sportivamente parlando – fino al 22 ottobre 1967, quando il giornalista Carlo Sassi lo utilizzò per analizzare il derby Inter-Milan, terminato 1-1 dopo un “gol-non gol” di Gianni Rivera.
Attilio Prevost
I nerazzurri si trovarono in vantaggio con gran gol di Victor Benitez, ex di turno che triangolò con Mazzola (il quale poi definì il compagno “un giocatore che non segnava mai”…) e insaccò all’angolino basso con l’esterno destro, ma il mediano peruviano non aveva fatto i conti con Rivera: al 78’ un cross da sinistra piove in area nerazzurra e il numero 10 del Milan si coordina per il destro di controbalzo… Gran tiro, traversa, linea e Burgnich allontana in rovesciata. L’arbitro indica il centro del campo: è gol, tra le proteste di Sarti e dello stesso Burgnich.
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Gianni Rivera, Sandro Mazzola, Inter Milan, AP/LaPresse

Credit Foto LaPresse

Il Milan alla fine vinse quello Scudetto e l’avrebbe vinto comunque, poco importa, ma quel derby rimarrà per sempre nella storia grazie all’analisi portata avanti alla “Domenica Sportiva” da Sassi, che guardando le immagini rallentate concluse che il pallone non era entrato. Da quel giorno la moviola diventò un asse portante di tutte le trasmissioni televisive sul calcio e progressivamente la stessa parola “moviola” assunse sempre più l’accezione di “rallenty”, fino a giungere alla sostanziale corrispondenza di oggi.
L’evoluzione della moviola, dal punto di vista televisivo, è stata galoppante… In pochi anni si è passati ad analizzare ricostruzioni digitali, prima in 2D, poi in 3D, mentre il calcio sportivamente arrancava, continuando a chiedersi se valesse la pena di affidarsi alla tecnologia o se fosse meglio dare fiducia agli arbitri, sempre più numerosi e specializzati…
L'analisi del fuorigioco nella Domenica Sportiva del 1986
L'introduzione della “goal-line technology” ha rappresentato un passo importante del calcio verso la moviola, ma ora che la porta è stata aperta sarà difficile tornare indietro e frenare le possibili innovazioni che potrebbero presto modificare il gioco… Conoscendo esattamente la posizione del pallone e dei giocatori in campo, ad esempio, un computer può calcolare all’istante tutti i casi di fuorigioco o dirci se quel fallo di mani era fuori o dentro l’area di rigore.
La domanda è semplice: vogliamo davvero saperlo o no? È una domanda che, tra alti e bassi, ci poniamo dal 1967 e non siamo ancora arrivati a una risposta univoca. I passi in avanti compiuti in questi ultimi anni hanno portato a un'integrazione sempre più massiccia della tecnologia a supporto di decisioni arbitrali. La VAR (Video Assistant Referee) è un sistema capace di annullare qualsiasi confine temporale tra il gioco e la tecnologia, permettendo di intervenire, nel giro di pochi secondi, su episodi dubbi: calci di rigore, gol fantasma, espulsioni... Tuttavia i limiti di intervento di questa tecnologia sono ancora opalescenti e vengono decisi di stagione in stagione. Insomma, la VAR non è una tecnologia ancora autonoma, ha bisogno di essere coordinata e utilizzata da individui e dalle loro interpretazioni - per forza di cose - soggettive. Questa incertezza nella sua applicazione, posiziona la VAR in un dibattito certamente più grande del calcio, in un duello mediale tra determinismo sociale e determinismo tecnologico. Uomo o tecnologia, chi influenza chi? Possiamo veramente controllare lo sviluppo e l'applicazione automatizzata? E se sì, possiamo veramente utilizzarla in maniera giusta?
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Ceferin: "VAR? Non si torna indietro, ma la linea del fuorigioco deve essere più spessa"

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