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Grazie alla Fiorentina per il calcio femminile italiano inizierà una nuova era?

Stefano Dolci

Aggiornato 27/08/2015 alle 00:07 GMT+2

Dopo le riforme della Figc approvate lo scorso mese di maggio le squadre di calcio professionistiche possono rilevare il titolo sportivo dei club femminili. Per il momento la Fiorentina è stata la prima squadra in assoluto a voler entrare da protagonista nel calcio femminile ma altre società presto la seguirano. Ma tali riforme basteranno a risollevare le sorti del calcio femminile?

Le ragazze dell'ACF Fiorentina e il tecnico Sauro Fattori posano a margine della presentazione della Fiorentina Women's FC, Twitter

Credit Foto Twitter

E’ presto per gridare alla rivoluzione però qualcosa nell’asfittico panorama calcistico femminile italiano finalmente si muove. Tornato prepotentemente sulle prime pagine dei media nazionali ai primi di maggio per la raccapricciante gaffe dell’ex presidente della LND Felice Belloli, colui che non voleva prendere in considerazione l’idea di dare soldi alle “quattro lesbiche” che tirano calci a un pallone, il calcio femminile questa estate è stato investito da una serie di riforme della Figc che – almeno sulla carta - dovrebbero aiutarlo a crescere e piano, piano a colmare il canyon che separa l’Italia dalle altre nazioni europee.
Tra la fine di maggio e il mese di giugno il consiglio federale ha dapprima approvato la modifica che obbliga le società di Serie A e B ad avere una formazione di Giovanissime (Under 12) a partire dalla stagione 2015-2016 e di Allieve (Under 15) entro l’anno successivo e successivamente ha deliberato la riforma che permette ai club professionistici maschili di acquisire il titolo sportivo della controparte femminile. Una svolta netta che ha due obiettivi principali: favorire il dialogo e la nascita di sinergie virtuose fra club femminili e società maschili e, soprattutto, dare un maggiore impulso allo sviluppo del calcio femminile nel nostro paese.

Fanalini di coda in Europa

In un’Europa in cui si assiste ad un incremento costante del numero di ragazze che praticano il calcio (secondo l’Uefa nel 2013-2014 il numero delle calciatrici è cresciuto dello 0,2%, toccando quota 1,162 milioni) l’Italia è uno dei pochissimi stati in recessione. Dal 2012-13 al 2014-15 quasi 2.200 ragazze hanno abbandonato la pratica mentre ancor più sconcertante è l’analisi della crescita dei tesserati negli ultimi 30 anni che è praticamente rimasta stabile. Già perché se nel 1984 l’allora numero uno della Figc parlava di 18.000 tesserate oggi il numero totale di affiliate si assesta ad appena 20.000 calciatrici. Un dato sconcertante soprattutto se viene confrontato alle 250.000 calciatrici tesserate della Germania, le 90.000 dell’Inghilterra, le 73.000 della Danimarca e della Francia e le 170.000 della Svezia. Nel nostro paese, dove il calcio è un’autentica religione laica, il pallone non è roba per femmine come nel resto dell’Europa. La colpa? Stereotipi duri a morire, poca credibilità, scarse risorse finanziarie e soprattutto un gap culturale col quale bisogna necessariamente confrontarsi. Anche se qualcosa forse finalmente sta cambiando…
Calciatrici tesserate in Europa nella stagione 2014-2015 (dati UEFA)
Germania258.380
Svezia167.949
Olanda137.525
Norvegia106.696
Inghilterra89.118
Francia73.484
Danimarca72.980
Spagna31.314
Austria28.121
Finlandia26.507
Irlanda 23.427
Belgio22.089
Svizzera21.952
Ungheria21.931
Italia20.563

La Fiorentina e una svolta storica

Il prossimo campionato di Serie A femminile presenterà una grande novità: per la prima volta ai nastri di battenti si avrà una realtà che sarà diretta emanazione del calcio maschile. La Fiorentina, sfruttando la nuova norma promulgata dalla Figc, ha deciso di compiere un passo storico rilevando il titolo sportivo dell’ACF Firenze (che ha chiuso al quarto posto la passata stagione, ndr) e fondando la "Fiorentina Women’s Football Club” di proprietà della Fiorentina e presieduta da Sandro Mencucci, già consigliere delegato della società viola. Un’operazione che dà alla squadra di Della Valle una forte impronta internazionale (da anni nel resto dell’Europa club professionistici maschili gestiscono e possiedono formazioni femminili, ndr) e potrebbe rappresentare l’inizio di una nuova era per il movimento femminile: L’idea della proprietà è stata quella di rilevare una squadra femminile per portarla in una realtà unica del nostro panorama – ha dichiarato Mencucci nella conferenza stampa di presentazione della neonata realtà - La società è interamente posseduta dalla AC Fiorentina, la squadra vestirà la maglia viola ed a capo ci sono persone con esperienza del calcio maschile come Vincenzo Vergine, che è stato responsabile del settore giovanile e svolgerà l’incarico di amministratore delegato. Vogliamo fare la storia del calcio italiano, siamo i primi a farlo e siamo orgogliosi di questo. Il nostro obiettivo, prima ancora che ottenere ottimi risultati sul campo è mettere la nostra professionalità al servizio del calcio femminile ed avvicinare tante giovani ragazze al calcio femminile”.
Già proprio qui sta il punto: senza allargare la base è impossibile crescere e colmare pian, piano l’importante gap con il resto d’Europa e in questo senso la Fiorentina sembra voler davvero impegnarsi per far conoscere il calcio femminile. Già domenica scorsa in occasione della sfida contro il Milan, le ragazze viola hanno assistito in tribuna d’onore al match e sono state presentate al pubblico del Franchi prima del fischio d’inizio mentre la società ha già annunciato che assistere alle sfide di campionato della squadra di mister Fattori a San Marcellino sarà completamente gratuito: “Oltre alla prima squadra e alla primavera allestiremo una squadra Under 12 – continua Mencucci – la missione è quella di creare una struttura ampia e ampliare il settore giovanile in modo che diventi un serbatoio per lanciare ragazze in prima squadra”.
Confermato l’allenatore Sauro Fattori, tecnico fiorentino e con un passato da attaccante viola negli anni ’80, la società ha provveduto a piazzare colpi importanti per rinforzare l’organico, su tutti l’ingaggio di Patrizia Panico, monumento del calcio femminile e capace a 40 anni di segnare 34 gol in 26 partite di campionato e vincere con Verona il decimo scudetto in carriera: Dover rinunciare a giocare la Champions League non è mai facile ma appena ho potuto capire l’umiltà con cui la Fiorentina si è accostata al calcio femminile non ho avuto dubbi. Una società con questa forza economica avrebbe potuto approcciarsi a questo mondo in modo prepotente invece hanno mantenuto un basso profilo. Ovvio che l’obiettivo è vincere ma prima ancora è la crescita del calcio femminile e questo mi ha colpito molto”.

Il parere illustre

Se questa decisione della Fiorentina rappresenterà veramente l’inizio di una nuova era per il calcio femminile di casa nostra l’abbiamo chiesto a Martina Angelini, la voce del calcio femminile di Eurosport: "Penso che davvero questo possa essere una specie di anno zero per il calcio femminile italiano perché dopo anni di immobilismo finalmente la Figc ha varato delle norme volte ad allargare la base obbligando le società di A e di B ad avvicinarsi a questo mondo e a fare in modo che sempre più bambine e ragazzine si avvicinino a questo sport. Da questa stagione 42 club sono obbligati ad organizzare un Under 12 di 20 giocatrici ed entro i prossimi due anni saranno chiamate ad allestire anche l’Under 15 e l’Under 17 significa che potenzialmente da qui al 2018 almeno 2500 ragazzine potrebbero avvicinarsi a questa disciplina. Coinvolgere le società di A e B dovrebbe significare anche alzare il livello: nessuno ci sta a perdere 10 o 12-0 contro le giovanissime del Milan, dell’Inter o del Verona e così anche le società più scettiche o meno attrezzate per evitare figuracce proveranno a prendere sul serio questo impegno lavorando in funzione della crescita tecnica e fisica delle allieve. Per tali ragioni sono ottimista anche se per vedere risultati tangibili, come ad esempio un campionato di massima serie composto interamente da squadre professionistiche, a mio avviso ci vorranno almeno 10 anni”. Già perché la forbice con il resto d’Europa è ampia e, anche se oltre la Fiorentina anche Lazio,Udinese e altre squadre di massima serie si stanno adoperando a gestire in prima persona squadre femminili, lo scetticismo da vincere è ancora tanto.
Qualche mese fa per esempio Maurizio Zamparini a cui è stato richiesto un parere sul calcio femminile dichiarò di non aver alcuna intenzione di investire risorse in questo mondo: "Il Palermo già così fatica a mantenersi come polisportiva – dichiarò il presidente dei rosanero al portale Mediagol alla fine di maggio - figuriamoci se dovessimo inserire il calcio femminile. Non credo faremo comunella con il calcio femminile”. Insomma il problema è che in Italia c’è ancora chi pensa che il calcio sia uno sport solamente per uomini e proprio su questo tasto Martina torna a battere: "Il calcio in Italia lo giocano i ragionieri sovrappeso dopo il lavoro, gli scapoli e gli ammogliati, i bimbi nel cortile ma per qualcuno fa ancora strano che lo giochino le ragazze. Questa mentalità deve cambiare se si vuole davvero provare a crescere come movimento. Quando la Germania ha scelto di investire pesantemente sul calcio per ritornare ai vertici mondiali ha speso soldi a tutti i livelli anche sul femminile raggiungendo risultati importantissimi a livello internazionale e allargando a dismisura il bacino dei tesserati. Da noi ad oggi questo sarebbe irrealizzabile visto che ancora siamo lontani dal riconoscere il professionismo per le giocatrici femminili. Credo sia anticostituzionale che, per fare esattamente la stessa cosa, ovvero allenarsi tutti i giorni, giocare in Italia, all'estero e in Nazionale, un uomo sia considerato professionista e una donna dilettante. La trovo una grave forma di discriminazione di genere che non può essere accettata nel 2015 e a cui spero si ponga un giorno rimedio…”. Insomma, la strada imboccata sembra essere finalmente quella giusta però il lavoro da fare è tanto da sbrigare.
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