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La Provincia del Gol: Cosa c’è di vero riguardo al ritorno in campo di Enrico Chiesa

Stefano Dolci

Aggiornato 24/02/2016 alle 17:01 GMT+1

Ritiratosi 6 anni fa negli scorsi giorni l'ex attaccante di Parma, Samp e Fiorentina è tornato alla ribalta per la decisione di accettare di scendere in campo con il Castelluccio, formazione di Arezzo che milita in Prima Divisione UISP. Chiesa però in realtà a questi campionati partecipa da almeno 4 anni e non certo per nostalgia ma per hobby: l'ex bomber del Siena vuole allenare una prima squadra

Enrico Chiesa, Esultanza Siena. LaPresse

Credit Foto LaPresse

Nel calcio ormai non ci si stupisce più di nulla e troppe volte si crede a tutto ciò che si legge sui siti internet o sulla propria timeline dei social network. Prendete il caso di Enrico Chiesa, formidabile attaccante ritiratosi nel giugno 2010 dopo aver segnato 138 gol in 380 presenze in Serie A e 197 reti in carriera, che negli ultimi giorni è tornato, senza volerlo al centro delle cronache sportive per aver accettato l’invito dell’US Castelluccio, formazione aretina che milita nel campionato UISP di Prima Divisione, a fare qualche allenamento e disputare qualche partita. Grazie al tam tam del web immediatamente la portata di questa notizia è stata ingigantita e tutti hanno iniziato a celebrare il ritorno di Chiesa che, incapace di resistere al richiamo del calcio giocato, a 45 anni suonati si sente ancora un giocatore.
Rintracciato al telefono però l’ex attaccante di Samp, Fiorentina, Lazio e Siena ha chiarito i contorni di questa notizia, ridimensionandola nettamente: “Purtroppo viviamo in una società nella quale quando non si sa che cosa scrivere si finisce per rispolverare personaggi che sono un po’ fuori dal giro raccontando cose spesso inventate. Chi mi conosce sa che praticamente da quando ho smesso di giocare a calcio a livello professionistico 6 anni fa e ho intrapreso la carriera di allenatore a Genova nelle giovanili della Samp ho praticamente sempre preso parte ai campionati UISP insieme a tanti altri ex calciatori e un anno ne ho pure vinto uno. Per tanti di noi è il modo migliore per restare in contatto con gli amici, fare quattro chiacchiere e trascorrere del tempo insieme. Da qui a pensare che possa però tornare a fare il calciatore a tempo pieno ce ne passa, per questo mi ha infastidito l’eco che c’è stato dopo la mia scelta di allenarmi con il Castelluccio. Fra l’altro tanti hanno detto che alla base di questo mio sì ci sarebbe stato il desiderio di giocare con l’amico parroco di Campoluci, Don Paolo De Grandi (che da anni è tesserato con il Castelluccio, ndr) ma anche questo non ricalca la realtà visto che quest’anno lui non è ancora sceso una solo volta in campo. Semplicemente mi hanno chiesto se avevo voglia di fare un allenamento e una partita con loro e ho risposto di sì, nient’altro. Ma giocare è solo un hobby io mi aggiorno e lavoro per fare l’allenatore… Questa è la professione che mi piace e spero di tornare presto a fare a tempo pieno”.

C’erano una volta i grandi goleador italiani…

Dopo tre anni trascorsi a farsi le ossa nelle giovanili della Samp allenando, prima gli Allievi e poi la Primavera blucerchiata ottenendo due quinti posti e la qualificazione ai quarti di finale, Chiesa aspetta la chiamata giusta per intraprendere la carriera di tecnico di una prima squadra e nel frattempo si gode la crescita del primogenito Federico, 18enne talentuoso centrocampista offensivo / attaccante esterno della Primavera della Fiorentina e della Nazionale Under 19 italiana. Paulo Sousa la scorsa settimana lo ha inserito nella lista campionato insieme al portiere degli allievi Nazionali Satalino (destinato a prendere il posto di Sepe) e a Simone Minelli, attaccante che lo scorso anno con Montella trovò il modo di debuttare in Europa League. Chissà che da qui alla fine della stagione non possa provare l’ebbrezza di debuttare nella massima serie in casacca viola, la stessa maglia con cui papà Enrico fra il 1999 e il 2002 segnò 42 reti in 72 presenze riuscendo a vincere una Coppa Italia, l’ultimo trofeo portato a casa dal club gigliato.
In attesa di vedere cosa riuscirà a fare suo figlio in futuro, Chiesa ci può aiutare ad analizzare la crisi dei cannonieri italiani. Mai come in questa epoca il ct Antonio Conte fa fatica a trovare un goleador per la Nazionale, una cosa impensabile solo fra la fine degli anni ’90 e i primi anni 2000 quando la concorrenza era feroce e spesso Cesare Maldini, Zoff o Trapattoni si vedevano costretti a snobbare attaccanti che segnavano a raffica: "Se volevi essere preso in considerazione in quel periodo dovevi come minimo segnare almeno 15-20 gol a stagione e aver realizzato in precedenza almeno 70-80 reti in carriera in massima serie – racconta Chiesa che vanta 17 presenze e 7 gol in Nazionale maggiore – oggi purtroppo la Serie A non è più competitiva come negli anni in cui giocavo io e in cui tutti i top player dell’epoca venivano a giocare in Italia. Stranieri di primissima fascia come Batistuta, Shevchenko, Rui Costa, Thuram oggi difficilmente impreziosirebbero la nostra Serie A ma sarebbero protagonisti all’estero. Questo è un problema che ricade a cascata su tutto il movimento e complica notevolmente il lavoro di Conte… Poi è chiaro che è anche una questione di epoche storiche...”.
Ma il Chiesa dei tempi d’oro in questa Nazionale sarebbe titolare inamovibile? “Eh, bella domanda – sorride sornione Enrico – non lo so, può essere. Certamente sarebbe bello poter tornare indietro e vedere quanto avrei segnato in questa Serie A però sono contento di ciò che ho fatto in carriera negli anni in cui in Italia si giocava il campionato più bello e difficile del mondo”.
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