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Mai dire fenomeno troppo presto: le 10 promesse mancate
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Pubblicato 11/08/2015 alle 08:58 GMT+2
I talenti fuori dal comune che, dopo gli exploit iniziali, non riescono o faticano a confermarsi: eppure, a vederli, sembravano così forti...
De Sciglio - Scuffet - Borini
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Sulla carta, campioni. Sul campo, molto meno. Sono le promesse non (ancora) mantenute del calcio italiano. Giocatori dal talento fuori del comune che col tempo perdono lo slancio degli esordi, tra occasioni mancate, speranze ammaccate e aspettative troppo alte per essere scalate senza prendersi un raffreddore. I treni passano e non è detto che tornino. Va così per tutti. Diceva Vujadin Boskov, indimenticato esegeta del pallone d'altri tempi: "Un grande giocatore vede autostrade dove altri solo sentieri". La differenza tra il provare e il riuscire in fondo sta tutta qui.
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Simone Scuffet Udinese 2014 AP/LaPresse
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Simone Scuffet
Un'estate fa, l'occasione che poteva cambiargli la vita. Alla porta del giovanissimo (classe '96) estremo difensore friulano, che con la maglia dell'Udinese aveva conquistato la fiducia del tecnico Francesco Guidolin, bussarono gli emissari dell'Atletico Madrid. La proposta: contratto di cinque anni e 900mila euro a stagione. Alla società bianconera sarebbero stati accreditati poco meno di 10 milioni di euro, la stretta di mano era a un passo. Poi, il muro. La famiglia del giocatore dice no e l'affare salta. Tempo qualche settimana e cambia lo scenario. A Udine sbarca Stramaccioni e Scuffet finisce in panca, dove rimarrà per tutta la stagione. "Non vogliamo bruciarlo", dirà l'ex allenatore dell'Inter. Che dodici mesi dopo è già a spasso. Scuffet? Giocherà in Serie B con la maglia della neopromossa Como. Triplo salto mortale all'indietro.
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Matteo Bianchetti e Adam Maher (AFP)
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Matteo Bianchetti
Titolarissimo nell'Under 21 che sotto la guida del c.t. Devis Mangia vola in Israele per l'Europeo del 2013 centrando l'argento. E capitano del gruppo diretto dalla panchina da Gigi Di Biagio nell'ultima sfortunata spedizione nella Repubblica Ceca. Tanto, tantissimo azzurro. Ma poco, pochissimo verde. Quello dei campi della Serie A, dove il giocatore classe '93 ha giocato soltanto in quattro occasioni. Una con l'Empoli (5 minuti) nella prima parte della scorsa stagione, tre con l'Hellas Verona nel campionato 2012/13. E proprio nella città scaligera l'ex promessa dell'Inter proverà a dire la sua nei prossimi mesi, nella speranza che il tecnico Mandorlini creda definitivamente nelle sue qualità di difensore.
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Inzaghi De Sciglio Milan 2014 AP/LaPresse
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Mattia De Sciglio
Al termine del campionato 2012/13 ci fu addirittura chi lo salutò come il prossimo ospite illustrissimo della hall of fame rossonera. De Sciglio come Maldini, Costacurta, Baresi, Nesta. Un grandissimo della retroguardia alle prese con il diavolo: le premesse ci sono tutte. Inizia la stagione successiva e il laterale classe '92 entra in un tunnel di jella che nemmeno Lino Banfi nel film "Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio". Distorsioni, lesioni e infiammazioni. Il giocatore fa l'abbonamento all'infermeria e maledice il destino beffardo. Il problema è che quando torna in campo pare il lontano parente di quello che era stato soltanto qualche mese prima. Lo rimanda Seedorf, lo bacchetta Inzaghi. E con Mihajlovic è destinato a iniziare dalla panchina. Il valzer del gambero.
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Luca Caldirola
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Luca Caldirola
Gambe in fuga all'estero alla ricerca di un credito negato tra le mura di casa. Nel giugno 2013 l'Inter rischia la sollevazione popolare per aver ceduto uno dei suoi prospetti interessanti al Werder Brema. Caldirola, difensore classe '91, capitano dell'Under 21 e reduce da una stagione illuminata in Serie B tra Cesena e Brescia, viene girato al club tedesco per 2,5 milioni di euro. Ma come, si chiedono in tanti, possibile che la società neroazzurra non voglia trattenere un giovane così promettente? La risposta si consuma nei fatti. Il primo anno in Germania è da rulli di tamburo. Il giocatore parte sempre nell'undici titolare e convince con prestazioni di tutto rispetto. Finché non approda in prima squadra il tecnico ucraino Viktor Skrypnyk e bye bye sorrisi, Caldirola fa presenza fissa in panchina. Qualche giorno fa, la nuova bocciatura. Giocherà in prestito tra le file dei neopromossi del Darmstadt. Aveva ragione l'Inter?
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Fabio Borini Italy
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Fabio Borini
Di lui si dice un gran bene da sempre. Da quando Carlo Ancelotti lo invita a prendere posto nello spogliatoio della prima squadra del Chelsea. Storia del campionato 2009/10. Borini arriva da una stagione straripante nella formazione riserve dei Blues ed è pronto a fare il grande salto nel calcio che conta. Ma le cose vanno bene tra una delusione e l'altra. Gioca con profitto nello Swansea in versione Championship (6 reti in 12 gare), e si ripete nella Roma di Luis Enrique (9 centri in 24 partite). Poi arriva la Premier e cominciano i dolori, quelli veri. Il Liverpool lo fa suo nell'estate 2012 per poco meno di 15 milioni di euro, mica bruscolini. Risultato del primo tentativo con la divisa dei Reds: tanta panca e poca gioia (un gol in 508 minuti di campionato). Al ritorno dal prestito al Sunderland, il secondo tentativo nella città dei Beatles. Cambiano gli scenari, non cambia l'esito: tanta panca e una sola rete. Da qui, la definitiva bocciatura. Lo cerca la Fiorentina: a 24 anni non può essere già finita.
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2015, Watford, Marco Motta (LaPresse)
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Marco Motta
Lui sì che ce la farà, giurano gli addetti ai lavori quando lo vedono sgambettare diciottenne con i grandi della Bergamo neroazzurra. Ci crede Delio Rossi, che prende il timone dell'Atalanta al posto del silurato Andrea Mandorlini nella stagione 2004/05. Ci credono meno quasi tutti gli allenatori che lo avranno in dote. Motta fa la trottola. Udinese, Torino, Udinese, Roma, Juventus, Catania, Bologna, Juventus, Genoa e Watford. Dieci cambi di maglia in dieci anni. Tra prestiti, ritorni e sospiri. Motta piace, ma non sorprende. Convince, ma non strabilia. Quattro anni e trentasei presenze nell'Under 21 non sono sufficienti per dargli il via definitivo nel pallone d'alta quota. Che lo assaggia (Roma e Juve) e poi lo molla. Negli ultimi sei mesi della scorsa stagione ha giocato al Watford, domani chissà?
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2014-15, Bologna, Robert Acquafresca (LaPresse)
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Robert Acquafresca
Se a 19 anni segni una tripletta in una partita di campionato della Serie B non puoi che staccare il telefono e lasciar fare al tuo agente. Perché le chiamate delle società del piano superiore cominceranno a essere così tante da farti girare la testa per l'emozione. E' successo al torinese doc Acquafresca. Nel gennaio 2007 mette k.o. lo Spezia con tre reti tre. Potrebbe essere l'inizio di un romanzo meraviglioso, che in parte viene confermato nel biennio successivo in Serie A con la casacca del Cagliari. Robert segna e pure tanto: 27 gol in 73 partite. Roba vera, altro che chiacchiere. E' nata una stella, dice chi ne sa. Salvo poi rivedere la sua posizione dall'inverno del 2010. Da allora, Acquafresca fa centro 23 volte in 150 partite. Ci prova con l'Atalanta, con il Genoa, con il Bologna e il Levante. Niente, le polveri sono bagnate. E il sole estivo potrebbe non bastare per asciugarle.
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2014-15, Cardiff City, Federico Macheda (LaPresse)
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Federico Macheda
Da Roma, sponda Lazio, a Manchester, riva United. A 17 anni e con un contratto da pro' tra le mani che vale 65mila euro a stagione. Bello, bellissimo, come vincere la lotteria di Capodanno. Se poi consideriamo che l'avventura inglese produce sulle prime effetti a dir poco strabilianti, vedi il gol che decide la gara di campionato con l'Aston Villa nell'aprile del 2009, be', le premesse per una carriera da superstar ci sono tutte e pure di più. E invece, no. Succede proprio il contrario. Macheda, classe '91, non ha mai trovato la continuità e l'efficacia di un attaccante vero. Lo sanno alla Sampdoria, dove si trasferisce dal gennaio al giugno 2011. Ma pure al QPR e allo Stoccarda. Zero gol in due anni. Fino al declassamento nella seconda lega inglese perché altro non si poteva fare. La scorsa stagione, 6 gol in 21 gare con il Cardiff City. La maglia rossa c'è ancora, ma non è quella dei Red Devils, peccato.
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Bayer Leverkusen's Giulio Donati celebrates (Reuters)
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Giulio Donati
A proposito di ex promesse dell'Inter vendute al miglior offerente per fare cassa. Nel giugno del 2013, nello spazio di cinque giorni cinque, il club neroazzurro ne accompagna all'aeroporto due: prima Donati, poi Caldirola. Destinazione comune: la Germania. Su Donati si fionda il Bayer Leverkusen, che lo porta a casa a prezzo di saldo: 3 milioni di euro non sono tanti per uno dei giocatori migliori della spedizione azzurra baby (leggi Under 21) agli Europei 2013 in Israele e che tanti applausi aveva raccolto con la maglia del Grosseto nella stagione precedente. A Leverkusen, va bene il primo anno, meno bene il secondo. E i segnali per il terzo, quello che comincerà tra poco, non sono dei migliori. Riuscirà a trovare qualche minuto nella doppia sfida di Champions contro la Lazio?
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Samuele Longo Cagliari 2015 LaPresse
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Samuele Longo
Nello sconforto infinito, la gioia per un traguardo impossibile da battere: 27 presenze per un totale di 1061 minuti nel Cagliari della scorsa stagione e zero reti segnate. L'aggravante c'è e grida vendetta. L'ex giovane speranza del vivaio dell'Inter (avete ragione, ci risiamo) era stata chiamata in Sardegna da Zdenek Zeman, il tecnico capace di trasformare attaccanti così così in stelle di prima grandezza. Zero, nisba, picche, nada per dirla con Crozza che imita Salvini. L'ultimo gol realizzato da Longo in campionato risale al novembre 2012, quando giocava con l'Espanyol. Da allora, un fallimento dietro l'altro per il giocatore che nella Primavera neroazzurra pareva destinato a percorrere la strada dei grandi. Ha scelto di puntare su di lui il Frosinone, che confida nella sua tenera età (23 anni) per un rilancio che potrebbe valere mezza salvezza.
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