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Punizioni a due in area: alla riscoperta di una regola troppo spesso dimenticata

Eurosport
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Aggiornato 02/02/2016 alle 16:53 GMT+1

Il caso Donnarumma-Eder ha rispolverato un provvedimento tecnico frequentemente ignorato da giocatori e tifosi: gli stessi arbitri hanno perso l'abitudine a riconoscere un'infrazione che ha parecchie sfaccettature da analizzare

Damato, Milan-Inter, Serie A 2015-2016

Credit Foto LaPresse

L’arbitro fischia un fallo in area di rigore a favore della squadra che attacca, ma alza il braccio. Panico: si tratta di calcio di punizione indiretto. I giocatori si guardano perplessi, i tifosi reagiscono straniti come catapultati su un altro campo, con altre regole, quasi in un altro sport. No, le cosiddette punizioni a due in area esistono ancora, il regolamento non le ha mai abbandonate. Gli arbitri ne fischiano poche, i calciatori protestano perché non abituati a questo provvedimento tecnico e tendono a non accettarlo: “O è rigore o non è niente”, affermano snobbando una regola che sfumatura non è. Il caso Donnarumma-Eder nel derby ne è la riprova. Analizziamolo con l'aiuto di Wyscout.

Quando scatta un calcio di punizione indiretto

La Regola 12 elenca i casi in questione che, ovviamente, valgono anche in area di rigore: gioco pericoloso; ostacolare la progressione di un avversario (senza contatto fisico); impedire al portiere di liberarsi del pallone. A queste infrazioni si aggiungono quelle commesse dal portiere: se mantiene il controllo del pallone tra le mani per più di sei secondi (s’intende per controllo anche tenere la sfera sulla mano aperta, farlo rimbalzare o lanciarlo in aria per rinviare); se, dopo essersi spossessato del pallone, lo tocca di nuovo con le mani prima che questo sia stato toccato da un altro calciatore; se tocca il pallone con le mani dopo che quest’ultimo è stato calciato volontariamente verso di lui da un compagno; se tocca il pallone con le mani dopo che lo ha ricevuto direttamente da una rimessa laterale eseguita da un compagno.
Eder-Donnarumma, Milan-Inter

Milan-Inter: il caso Donnarumma-Eder

Il caso di domenica scorsa nel derby della Madonnina è stato insolito perché il portiere rossonero prima di toccare il pallone con le mani dopo il retropassaggio di Alex, aveva svirgolato il pallone. Un episodio simile era accaduto in un Parma-Juventus con protagonista Buffon e anche in quell’occasione l’arbitro non colse l’irregolarità. A livello regolamentare, però, non esistendo una specifica antecedente al 2015, è stata colta l’occasione per aggiungere una postilla che si trova al punto 58 della “Guida Pratica”: un calciatore passa volontariamente con i piedi il pallone verso il proprio portiere, che tenta di calciarlo. Il tiro però risulta maldestro e il pallone si alza in verticale. Così, per evitare che se ne impossessi un avversario, il portiere tocca il pallone con le mani. Esattamente la foto dell’intervento di Donnarumma. Provvedimento? Calcio di punizione indiretto.

Altre situazioni particolari

Altri casi particolari meritano attenzione: se un portiere, nella propria area di rigore, ha il pallone tra le mani e poi lo lascia cadere a terra, per poi controllarlo coi piedi, uscire dall’area e dopo decidere di tornare dentro la stessa area raccogliendolo con le mani, scatta il medesimo provvedimento. Infine, se un calciatore nega un’evidente opportunità di segnare una rete giocando in modo pericoloso, l’arbitro dovrà espellere il calciatore: cartellino rosso e punizione a due, una vera rarità.
picture

Etrit Berisha, Inter-Lazio, Serie A 2015-16

Credit Foto LaPresse

Inter-Lazio: punto di battuta e barriera

Riguardo al punto di battuta (e qui vige la Regola 13) Inter-Lazio dello scorso dicembre ci ha insegnato qualcosa: la barriera, normalmente a 9,15 metri, dovrà essere posizionata tra i pali difesi dal portiere (contrariamente a quanto accaduto al Meazza) se il calcio di punizione indiretto viene concesso all’interno dell’area di porta. Il punto di battuta sarà sulla linea di porta nel punto più vicino a quello dell’infrazione. In quella circostanza Berisha aveva intercettato con le mani un retropassaggio di Radu per evitare un calcio d’angolo. E se l’arbitro dimentica di alzare il braccio e il pallone viene calciato direttamente in porta? Il gol non sarà valido e il calcio di punizione indiretto dovrà essere ripetuto.
Punizione a due, Inter-Lazio

Vincere un campionato con una punizione a due

Una punizione a due è passata alla storia in Germania. Siamo nel 2001 e lo Schalke 04, che ha condotto a lungo il campionato prima di cadere alla penultima giornata a Stoccarda con un gol all’ultimo minuto, vede materializzarsi il miracolo: sconfiggere l’Unterhaching e sperare nella contemporanea sconfitta del Bayern in trasferta contro l’Amburgo, così da vincere il titolo per la differenza reti. Il successo in Bundes è atteso dal 1958 e al Parkstadion, nell’ultima gara prima di inaugurare l’Arena AufSchalke, il team di Gelsenkirchen vince 5-3. Intanto, il Bayern Monaco viene trafitto al 90’ da una rete di Barbarez di testa.
Il canale Youtube ufficiale del Bayern Monaco ha riproposto quei momenti incredibili nel calendario dell'avvento 2015...
Scoppia la festa intorno ai ragazzi di Huub Stevens con tanto di invasione di campo. Il maxischermo, però, mostra in diretta le immagini di Amburgo con capitan Effenberg che lancia Paulo Sergio. Il difensore dell’Amburgo Ujfalusi lo anticipa in scivolata e la sfera rotola verso il portiere Schober che lo blocca con le mani. L’arbitro Markus Merk decreta una punizione indiretta in area di rigore per il Bayern, fra le accesissime proteste degli avversari: il difensore svedese Patrik Andersson, su tocco di Effenberg, insacca al 94’. Per lo Schalke è uno psicodramma, per i bavaresi un trionfo storico a quattro giorni dal successo di San Siro, contro il Valencia in finale di Champions.
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