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Capello: "Le sostituzioni di Montella non erano una questione personale"

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Pubblicato 09/12/2016 alle 11:38 GMT+1

L'ex tecnico della Roma racconta: "Il problema fu che dopo aver vinto lo scudetto, la squadra festeggiò per sei mesi. Dissi ai giocatori che avevamo vinto un campionato e non avevamo fatto altro che il nostro dovere. Dicevo loro che si doveva andare avanti che dovevamo lavorare di più ma era molto, molto difficile perché questa festa continuava e influenzava i giocatori".

Fabio Capello, Francesco Totti, Roma, LaPresse

Credit Foto LaPresse

Fabio Capello è tornato a parlare di Roma e della Roma nel corso di uno speciale di Fox Sports. L’ex allenatore giallorosso ha spiegato come andarono le cose nell’anno del Tricolore, quando i suoi battibecchi con Vincenzo Montella divennero celebri per via delle numerose sostituzioni.
“Batistuta è stato fondamentale per vincere il campionato – spiega Capello -. Ogni tanto Batistuta, Montella e Totti mi facevano arrabbiare perché non rientravano mai e quindi chi sostituivo? Montella. Emerson mi guardava e mi chiedeva sostegno per il centrocampo. Toglievo uno e capitava sempre a Montella. Montella era grandissimo giocatore d’area di rigore, Totti era il giocatore che poteva inventarsi una palla vincente, un passaggio, un calcio di punizione e mi sarei tolto una possibilità in più di vincere la partita. Ecco perché toglievo lui. Niente simpatie e antipatie. Perché un allenatore non può averle ma cerca sempre di mettere in campo la squadra migliore”.
Il vero problema fu la gestione dell’annata successiva. “Dopo la vittoria dello scudetto continuarono a far festa per sei mesi – prosegue -. Dissi ai giocatori che avevamo vinto un campionato e non avevamo fatto altro che il nostro dovere. Dicevo loro che si doveva andare avanti che dovevamo lavorare di più ma era molto, molto difficile perché questa festa continuava e influenzava i giocatori con le radio romane che continuavano ad elogiarci. È stata un’avventura molto faticosa quella con la Roma ma anche gratificante e entusiasmante perché si fa fatica a lavorare a Roma, si fa fatica a cambiare certe abitudini. Quando uno resta 4-5 anni a Roma alla fine è esausto e a me successe questo. Dopo 5 anni meravigliosi nella città più bella del mondo capii che non potevo dare niente alla squadra e la squadra mi dava poco”.
Il discorso si sposta poi sull’attualità: "Adesso mi fa tristezza vedere lo stadio mezzo vuoto. Si parla di uno stadio troppo grande per tenere i tifosi di adesso. Ai miei tifosi era quasi insufficiente. Totti è Roma. Totti è un giocatore che ha dato tanto, ricevuto tanto, un fuoriclasse che avrebbe potuto giocare in tutte le squadre del mondo. Scelta coraggiosa quella di restare a Roma e secondo me avrebbe vinto più titoli andando via. È una scelta di vita come quella di Riva che scelse di restare a Cagliari. Questi sono i giocatori che la gente vuole veder giocare e che io ho avuto la fortuna di apprezzare dal vivo tutti i giorni per 5 anni”.
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