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Da Niang a Deulofeu, viaggio dentro gli alti e bassi del Milan

Roberto Beccantini

Pubblicato 10/02/2017 alle 07:00 GMT+1

Un anno fa, dopo 23 giornate, il Milan era sesto. Oggi è settimo, ha un punto in più e un ruolino abbastanza simile: 12 vittorie, 4 pareggi e 7 sconfitte contro 11-6-6; e in materia di gol, 33 fatti e 27 subiti contro 34-25.

Pasalic Deulofeu Bologna Milan 2017

Credit Foto LaPresse

Nella griglia estiva avevo inserito il Milan al settimo posto con questa motivazione: “Non più di Berlusconi, non ancora (operativamente, almeno) della cordata cinese. Montella naviga tra Scilla Galliani e Cariddi Fassone. Il suo è un calcio dolce e per questo, a volte, fragile. Il salto di qualità potrebbero orientarlo l’esplosione di Niang e l’impatto di Lapadula, oltre ai progressi di Romagnoli”.
Un anno fa, dopo 23 giornate, il Milan era sesto. Oggi è settimo, ha un punto in più e un ruolino abbastanza simile: 12 vittorie, 4 pareggi e 7 sconfitte contro 11-6-6; e in materia di gol, 33 fatti e 27 subiti contro 34-25. Dimenticavo: Niang non è esploso, è imploso. Ecco: ripartiamo proprio da qui. Appartengo al partito (sparuto?) di coloro che non lo avrebbero ceduto. Da Mihajlovic e Montella, «via» Brocchi, basta la Supercoppa di Doha a lucidare il bilancio? Non ancora.
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2017, Marko Pasalic esultanza, Bologna-Milan, LaPresse

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Veniva, il Milan, da tre sconfitte. Il successo di Bologna - in nove, addirittura, e dunque ai confini dell’epica, complicità dei rivali a parte - ha incerottato la classifica e il morale. La squadra è giovane, e come tale dedita agli alti e bassi. Gli infortuni sono tanti, le espulsioni pure: e non solo per eccesso di giustizialismo. Scuola Barcellona come Bojan e Tello, Gerard Deulofeu è, per adesso, l’uomo della differenza. Classe 1994, gran dribbling, buon fisico, vedo poco la porta ma vede molto i compagni. Da applausi bipartisan la fuga e toccata per il gol di Pasalic. Da Suso-Bonaventura a Suso-Deulofeu le fasce restano guarnite, e spesso decisive. E’ appena arrivato, gli avversari devono ancora farci l’occhio. Lasciamoli tranquilli, prima di fissare le gerarchie.
Mancano i gol di Bacca, fermo a otto (quattro in meno). Il colombiano è un bandolero pigro, non attratto da quelle azioni di disturbo che hanno aggiornato e decorato il ruolo del centravanti. E Lapadula, lui, tutto il contrario: un Vialli tarantolato senza lo stesso feeling con la porta. Se son Donnarumma, fioriranno: certo. Ma quanti Donnarumma ci sono in rosa, ruolo per ruolo? Parlo di progetti di fuoriclasse. A naso, nessuno (se non il portiere, appunto). Per emergenza (più che per scelta condivisa), la società ha deciso di battere il made in Italy. Evviva. Non bisogna dimenticare che sono ormai tre anni che il Milan non entra in Europa, e quindi anche l’Europa League costituirebbe un passo avanti.
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2017, Carlos Bacca, Milan, LaPresse

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C’è poi la questione del closing con i cinesi. Primi di marzo, si dice. Non deve essere stato facile, per il comandante Montella e il suo equipaggio, barcamenarsi in tutto quel ribollir di ingorghi, di rinvii, di caparre. Di Suning si sa molto; della cordata milanista, molto meno. Sul piano squisitamente tecnico, rimangono 15 turni e 45 punti per pesare ambizioni e risorse. Punti fermi, in proiezione, Donnarumma, Romagnoli, Locatelli, Suso, Bonaventura (Deulofeu), Bacca con asterisco (se scende dalle sue lune). Tutti gli altri, trattabili. Il vostro parere?
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