Sport popolari
Tutti gli sport
Mostra tutto

Dall’Hapoel alla Juventus: i meriti dell’Inter più forti della panchina di Higuain

Roberto Beccantini

Aggiornato 19/09/2016 alle 11:57 GMT+2

Una partita, una sola, non varrà una stagione ma può essere una lezione.

Icardi - Pescara-Inter 2016

Credit Foto LaPresse

L’Inter che non più tardi di giovedì era stata presa a calci nel sedere dagli israeliani dell’Hapoel - non proprio gli stessi undici, e per fortuna non le stesse maglie, ma la stessa azienda, la stessa storia - ha fatto capire che aria tira alla Juventus che aveva asfaltato il Sassuolo, non subìto tiri dal Siviglia, eccetera eccetera.
Il calcio è questo, direte. Certo. E non bisogna passare da un eccesso all’altro. Vero pure questo. Ma per essere Frank (de Boer), mi aspettavo un’Inter proprio così, compatta e famelica, con i suoi limiti, con le sue risorse, Miranda, Medel, Joao Mario, Banega, espulso agli sgoccioli, Perisic, subentrato a Eder, e Icardi. Icardi su tutti. Il fiasco di giovedì la metteva di fronte a responsabilità nette, a snodi pesanti. Se non ora, quando? Ha ridotto al minimo storico gli sgorbi tattici, ha limato e limitato le occasioni concesse, ha imbavagliato le fonti (Pjanic, Bonucci), ha dato tutto.
Sarebbe bastato con la «vera» Juventus? Non lo sapremo mai, così come non sapremo mai se sia stata la Juventus a non essere «vera» per la propria mollezza e la propria indecenza o per i meriti - limpidi, collettivi - degli avversari. De Boer si giocava molto. Ha tenuto Eder e Icardi stretti, ha chiesto pressing e spirito di sacrificio, l’ha avuto da tutti, persino dai più scarsi (D’Ambrosio, Santon). Joao Mario, Banega e Medel hanno occupato il centrocampo sottraendolo ai Khedira e agli Asamoah di turno.
Icardi: palo, gol e assist. Higuain: panchina e un pugno di scatti. Sono i confini di un’ordalia (ne avevo nostalgia) che ha spiazzato i pronostici e bocciato le sportellate di Mandzukic. Sono, anche, i classici minestroni alla Allegri, con pioggia e giostra di ingredienti, Pjanic regista (così così), il solito Dybala a rifinire invece che a «finire», in un contesto di squadra che legge troppo i giornali e poi incespica nell’incenso delle penne e nelle sentenze dei bar sport. Il harakiri difensivo, sul 2-1, ne ha riassunto la confusione endemica, la sciatteria manifesta.
L’Inter, questa Inter, può competere per il podio. A patto di replicare, sempre, la stessa dedizione e di allargare il ventaglio dei cannonieri, troppo legato ai numeri di Icardi. Nessun dubbio che la rosa fosse, e rimanga, da zona Champions. Il problema era il gioco, prigioniero di un possesso palla senza denti.
La Juventus, questa Juventus, deve farsi un esame di coscienza. Già la rete di Lichtsteiner sembrava, lì per lì, un infortunio del destino, vi raccomando il modo in cui è stato gestita. Colpo di testa di Icardi (su angolo, e sono tre, dopo Kalinic e Antei). Colpo di testa di Perisic. Gli indizi cominciano a essere troppi. Vero, la scorsa stagione la Juventus aveva cinque punti in meno e incassato, come adesso, quattro gol. Era cambiata rispetto all’era Tevez, è cambiata rispetto all’era Pogba. Resta favorita, ma occhio alle serenate, alle coccole e allo specchio delle troppe brame. L’Inter gliel’ha rotto.
VIDEO - De Boer: "Io in bilico? Essere sotto pressione non mi preoccupa"
Più di 3 milioni di utenti stanno già utilizzando l'app
Resta sempre aggiornato con le ultime notizie, risultati ed eventi live
Scaricala
Contenuti correlati
Condividi questo articolo
Pubblicità
Pubblicità