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Grazie Francesco Totti, l’ultima bandiera romantica di un calcio che non c’è più

Alessandro Brunetti

Aggiornato 29/05/2017 alle 09:53 GMT+2

Ci mancherai tantissimo Francesco, ma grazie per tutto. Anche per l’ultimo dono che ci hai lasciato nel giorno del tuo addio, perché ci hai riportato tutti bambini ricordandoci il reale valore e senso del gioco calcio

AS Roma players celebrate Roma's captain Francesco Totti during a ceremony following his last match with AS Roma after the Italian Serie A football match AS Roma vs Genoa on May 28, 2017 at the Olympic Stadium in Rome. Italian football icon Francesco Tott

Credit Foto Getty Images

La colla che ti si appiccicava tra le dita era una fastidio sopportabile paragonato alla gioia di aver trovato finalmente la figurina dei tuoi idoli. E a nostra insaputa un mito c'era già nel 1993 in Serie A, e lo potevi trovare scartando i pacchetti delle leggendarie Panini. Un mito indelebile, solcato e intaccato dalle lancette del tempo, ma capace di resistere a tutto e tutti. L'addio di Totti domenica pomeriggio in un Olimpico gremito mi ha riportato indietro a quando ero bambino, quando il calcio lo si ascoltava solamente alla radiolina mentre si giocava al parco con gli amici, e il giorno dopo a scuola nel raccontare le gesta del giorno prima ci si scambiava le mitiche figurine. "Ce l'ho, ce l'ho... manca".
Un mantra immancabile per chi ama questo sport, che ha raccolto nei decenni milioni di fedeli. Perché il calcio è sport, a volte purtroppo ce lo dimentichiamo troppo velocemente, cancellato dalle rispettive fedi e travolto dal Dio denaro. Ma Totti ha avuto la capacità di riportarci tutti bambini, ha riavvolto il nastro delle nostre menti e quello dei nostri cuori: vedendolo commuoversi in lacrime sotto la Sud, con addosso solamente la sua numero 10, quasi nudo di fronte al mondo che ammirava e lo salutava per l’ultima volta, ci ha riportato indietro negli anni. Ci ha fatto un dono grandissimo, ci ha restituito la nostra innocenza.
Quando scartavamo le figurine, indossavamo la nostra maglietta ricevuta per Natale o compleanno e conservavamo nell’armadio come un reliquio sacro, e indossavamo con gli amici sognando un giorno di calcare realmente i campi della Serie A infilandoci quella casacca che per noi era una seconda maglia. Lui ce l’ha fatta, l’ha fatto realmente. Ha coronato i sogni di tutti i bambini del mondo. Ha vissuto per e con quella maglia, ha vinto per e con quella maglia, e pazienza se avrebbe potuto vincere di più in un altro club. Chissenefrega, perché il cuore è il motore pulsante delle nostre vite, e il calcio non fa eccezione.
Totti 2017 (Zezo Cartoons)
Le emozioni che questo sport è riuscito a trasmettere nei decenni è racchiuso in quel lungo e sincero pianto, di quella voce strozzata mentre salutava tutti ed esprimeva ancora una volta l’amore per quei colori e per quella maglia. Barzellette e battute davanti al microfono, gol, assist e giocate fenomenali sul campo, per una volta Totti è tornato uomo. Anzi bambino. Sì, perché quelle lacrime erano sincere come quelle di un bimbo che ha capito che ora non potrà veramente più giocare. Emozioni fortissime, vere, sincere, che hanno travolto tutto e tutti: tifosi, simpatizzanti, semplici appassionati ma anche i rivali di una vita. Tutti ad ammirare l’ottavo Re di Roma, che in realtà – e ce ne rendiamo conto solo ora – ha rappresentato ben più che Roma e i romanisti. No, Francesco Totti è stata l’ultima vera bandiera romantica di un calcio non c’è più, e che ci manca già tremendamente. Già, ci mancherai tantissimo Francesco, ma grazie per tutto. Anche per l’ultimo dono che ci hai lasciato nel giorno del tuo addio, perché ci hai riportato tutti bambini ricordandoci il reale valore e senso del gioco calcio. Grazie.
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