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Lavagna tattica: da Immobile-Belotti a Mbappé-Falcao: perché il doppio attaccante è tornato di moda
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Pubblicato 28/03/2017 alle 14:25 GMT+2
La doppia punta sperimentata da Ventura al Torino e riproposta in Nazionale è soltanto la punta dell’iceberg di una tendenza che sta pian piano prendendo piede nei campionati europei e in Champions League: proviamo a spiegare le motivazioni di questa svolta.
Ciro Immobile - Andrea Belotti - 2017
Credit Foto LaPresse
Se consideriamo il nostro passato recente, trovarsi di fronte a una coppia gol con i numeri che possono vantare Andrea Belotti (27 gol in 35 partite stagionali) e Ciro Immobile (24 in 37) ha qualcosa di eccezionale. Se pensiamo all’esito della sfida di venerdì contro l’Albania, invece, l’entusiasmo potrebbe in parte placarsi. Ma, nel complesso, è evidente come ci si stia trovando di fronte a un’inversione di tendenza. Perché - per la prima volta dopo tanto tempo - l'Italia trova due attaccanti in grado di intendersi e di segnare. E, perché nel quadro generale, potrebbe trattarsi di una nuova tendenza tattica. Proviamo a capire perché con l'utilizzo di Wyscout.
Questione di anomalia
Nella storia dell’Italia, il duo d’attacco rappresenta una novità piuttosto parziale. Antonio Conte, predecessore di Gian Piero Ventura, nel corso del proprio biennio ha variato parecchi moduli, ma – salvo temporanee variazioni sul 4-3-3 - non si è quasi mai discostato dalla presenza di due punte. Eppure, non si può dimenticare che questa corsia è stata percorsa da pochi all’ultimo Europeo, quando soltanto 7 ct su 24 schieravano un doppio attaccante. Tra questi, la rivelazione italiana e quella islandese, ma anche il Portogallo vincitore a sorpresa. E, forse proprio l’estate scorsa in Francia, sono stati posti i semi di una tendenza tattica non ancora esplosa, eppure da monitorare attentamente.
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Immobile e Belotti
Credit Foto Eurosport
Immobile e Belotti in azione. Contro l’Albania sono stati molti i movimenti sbagliati e ancor più i passaggi imperfetti. Ma i concetti tattici di base sono chiari e strettamente connessi a quanto lasciato in eredità dalla gestione di Conte. Guardate ad esempio come si dividono i compiti su questa palla in profondità. Mentre i due esterni di centrocampo si preparano ad aggredire lo spazio, una punta riceve e smista per l’altra, che va incontro alla palla e si gira per attaccare frontalmente la porta e servire in profondità una delle due ali.
Da Okazaki-Vardy a Mbappé-Falcao
Nella Serie A attuale, soltanto cinque allenatori su venti utilizzano le due punte. Martusciello a Empoli, Delneri a Udine (Zapata-Thereau), Nicola al Crotone (Falcinelli più uno tra Tonev e Trotta), Maran al Chievo (Inglese e Pellissier o Meggiorini) e Giampaolo alla Sampdoria (i sempre più rodati Quagliarella e Muriel). Aggiungiamo a questa lista anche la recente Juventus a cinque stelle, perché Mandzukic in fase offensiva si va a posizionare quasi sempre in prima linea con Higuain. Ma, nel complesso, si tratta di un 25-30% del nostro campionato. Poco, pochissimo. In Europa, il massimo si tocca in Spagna (7 allenatori su 20) e il minimo in Inghilterra (3 su 20). Ma, proprio dalla Premier League, è nato “il caso” dell’ultimo biennio internazionale. Il Leicester di Ranieri prima e Shakespeare ora, promotore di un calcio vecchio stile e sempre imperniato su un duo d’attacco composto da Okazaki e Vardy. Un’anomalia che si è riproposta ad alto livello nell’attuale Champions League. Non solo per la presenza delle Foxes, ma anche per quella dell’Atletico Madrid ridisegnato da Simeone sulla coppia francese Griezmann-Gameiro e per il Monaco di Jardim. Già, la squadra di Falcao e Mbappé, il duo rivelazione dell’edizione 2016/17. Riconsiderate la Juventus di Allegri, non dimenticate la riconversione del Bayern Monaco verso un 4-2-3-1 che flirta apertamente con un 4-4-2 tradizionale (due ali pure, un centravanti e un trequartista che gioca costantemente in linea con Lewandowski) e pensate al Barcellona ripensato sulla traccia del 3-3-4 da Luis Enrique. Agli ottavi avrete ben 6 formazioni su 8 schierate con due punte. Ma non era un’anomalia?
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Griezmann e Gameiro
Credit Foto Eurosport
Griezmann e Gameiro sono perfetti per il calcio proposto da Simeone. Un mix ideale di qualità, velocità e totale mancanza di punti di riferimento per la difesa avversaria. Emblematico il gol segnato contro il Barcellona. Gameiro si disinteressa della palla, ma aggredisce il secondo palo. Griezmann finta di andare incontro alla palla, poi si gira e punta la porta per andare a ricevere l’imbucata. E, in un attimo, serve al centro il compagno di reparto che, liberissimo, insacca. Qualità della doppia punta contro una difesa troppo molle. Allegri prenda appunti.
Le coppie gol nei campionati europei:
CAMPIONATO | COPPIE GOL | % |
Bundesliga | 6 su 18 | 33% |
Liga | 7 su 20 | 35% |
Ligue 1 | 5 su 20 | 25% |
Premier League | 3 su 20 | 15% |
Serie A | 5 su 20 | 25% |
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Mbappé e Falcao
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Mbappé e Falcao sono la coppia più interessante dal punto di vista tecnico e tattico. Entrambi ricoprono il ruolo di prima punta con caratteristiche diametralmente opposte a quelle del compagno di reparto. L’esempio migliore arriva dal gol in questione. Mbappé si allarga a sinistra come se fosse un’ala, poi crossa al centro dove Falcao arriva da centravanti puro. Sia l’uno che l’altro possono giocare da soli nel ruolo di nove, ma quando sono schierati in coppia dimostrano un’intesa eccellente.
Dalla decadenza a una potenziale tendenza
Qualche tempo fa, abbiamo analizzato il ritorno alla difesa a tre e il progressivo abbandono del centrocampo di pura tecnica nell'ottica di una decostruzione del guardiolismo. I risultati dello stesso Manchester City non hanno fatto altro che confermare l’esistenza di un processo innegabile, almeno quanto è evidente che l’opzione delle due punte vada incanalata in dinamiche affini. Quali? Quelle della ricerca del pressing attraverso un gioco più fisico, ma anche di un ritorno alla profondità associato alla ripartenza. Mbappé e Falcao, da questo punto di vista, rappresentano il modello ideale a cui tendere, facendo leva sulla carenza generale di difensori centrali d’alto livello. Non è ancora una tendenza generale quella del doppio attaccante, ma una inversione rispetto al calcio del "toque” e del "falso nueve" che abbiamo visto dal 2008 in avanti. Colpa del costante rielaborarsi di tendenze tattiche e merito di una nuova generazione di attaccanti, molto più duttili e dinamici rispetto a quelli di qualche anno fa. Come i nostri Immobile e Belotti, tecnicamente perfettibili eppure tatticamente e fisicamente determinanti.
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