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Raiola tra Pogba, Donnarumma e l'occhio della FIFA: una partita in cui si gioca il futuro del calcio

Mattia Fontana

Pubblicato 21/06/2017 alle 11:48 GMT+2

La federazione internazionale è insospettita dalla commissione di 27 milioni di euro incassata dall'agente nell'operazione che ha portato il centrocampista francese al Manchester United: dall'esito di questo procedimento capiremo molto del modus operandi attuale di club e procuratori.

Mino Raiola

Credit Foto Imago

Partiamo da una premessa d’obbligo. Nel trasferimento di Paul Pogba al Manchester United messo sotto inchiesta dalla FIFA, non ci sono colpevoli e vige il massimo del garantismo fino a quando non si giungerà a un verdetto. Detto questo, è impossibile turarsi il naso davanti a una vicenda che – caso vuole – arriva nei caldi giorni del rinnovo-non rinnovo-forse rinnovo di Gianluigi Donnarumma. Minimo comune denominatore? Mino Raiola, l’agente che - con Jorge Mendes – è sempre sulla bocca di tutti gli operatori di mercato. E, da qui, è indispensabile partire per alcune riflessioni utili a porci delle domande sulla piega che hanno preso negli ultimi anni le trattative nel mondo del calcio.

Il problema delle TPO

In Italia, Pippo Russo ha spiegato ormai da anni la natura dei legami tra club e fondi d’investimento che ha portato la FIFA a vietare per regolamento le third-party ownership. Le famose TPO, ovvero le terze parti. Che cosa si intende? Facile. Il cartellino di un calciatore non può essere di proprietà di altri che non siano un club e il giocatore stesso. Ne consegue che né un agente, né un fondo d’investimento possa avere percentuali su quello stesso cartellino, come specificato dalla norma introdotta dalla FIFA il primo maggio 2015. Se siamo ancora qui a discuterne, però, è perché il motto "fatta la legge, trovata l’inganno” è sempre valido. E, da allora, in molti hanno continuato ad alimentare questo sistema sostituendo le percentuali sul cartellino con le percentuali sulla rivendita futura. Cosa cambia? Io non cedo a un agente o a un fondo il 10% di un mio giocatore, ma inserisco nel contratto del calciatore una clausola che garantisce allo stesso procuratore il 10% sulla sua futura cessione. Che potrebbe anche non verificarsi mai. Ma che, molto spesso, si concretizza.
Purtroppo siamo arrivati al punto in cui se una società si trova a confrontarsi con altre concorrenti, in particolar modo se si tratta di big europee, deve accettare richieste fuori da ogni logica. Dunque è arrivato il momento di iniziare a limitare il potere di tali figure (quelle degli agenti, ndr), perché magari sono professionisti seri e rispettabili ma al tempo stesso troppo esosi. Le società stanno spendendo troppo, bisogna fissare dei paletti. - Beppe Marotta alla Gazzetta dello Sport in riferimento alle spese di commissione per gli agenti, costate 256 milioni nel triennio 2013-2016 ai club italiani.

E se fosse ancora peggio di prima?

I problemi che conseguono da questo aggiramento della norma sono fin troppo palesi. Il primo sta nell’interesse di chi dispone di quella percentuale sulla cessione futura. Che non sarà più quello di mantenere il giocatore nella squadra in cui è attualmente, ma di favorirne il trasferimento in un altro club e farlo alla massima somma possibile. Il secondo, invece, è legato esclusivamente a una mera questione economica. Se io compro un giocatore e lo pago interamente a un’altra società, alimento il sistema calcio mantenendo i soldi all’interno dello stesso. Se io pago il 90% del cartellino a un club e un 10% a un fondo o a un agente, facilito un modus operandi che tenderà a portare liquidità al di fuori del sistema. Per questo, viene quasi da pensare che la situazione attuale sia peggiore di quella precedente al primo maggio 2015. Perché si tratta di forze decisamente antisistemiche, in senso economico e tecnicoe. Il rischio? Quello di vedere calciatori trasferiti di anno in anno da un club all’altro, senza che ciò ne faciliti lo sviluppo. La logica, di per sé, può anche funzionare in alcune – e ben selezionate – maxi-trattative riguardanti campioni di livello assoluto e consolidato. Al contrario, rischia di fare più danni della grandine se applicata sistematicamente, specie con i giovani che necessitano di maggior tempo in una società per poter accrescere i propri mezzi.
Raiola fc (ita)

I casi Pogba e Donnarumma

Concludiamo la nostra analisi lì da dove era partita. La FIFA, in quest’ottica, ha deciso di mettere sotto inchiesta il trasferimento di Pogba dalla Juventus al Manchester United sospettando (ma non avendone la certezza) che i 27 milioni di euro incassati da Raiola sui 105 complessivi dell’operazione (circa il 25% dell’affare) rientrino nella casistica della TPO. La posizione della Juventus, stando a quanto riferito nella serata di martedì da Sky, è serena. Anche perché non vi sarebbe stato alcun accordo tra il club bianconero e l’agente al momento del rinnovo, nemmeno la concessione di una percentuale sulla rivendita futura. Ma, soltanto, un accordo stipulato tra Beppe Marotta e Raiola a tre settimane dalla chiusura della cessione al Manchester United. Soltanto una commissione, dunque. Diverse fonti giornalistiche (ad esempio, si legge qui), però, sostengono che l’unica via per il rinnovo di Donnarumma con il Milan potesse consistere nella concessione di una percentuale a Raiola in caso di vendita futura del giocatore. Negli ultimi giorni, quelli del gran polverone e dello scambio vicendevole di accuse, non se ne è più parlato. Può essere benissimo che si tratti di voci non rispondenti al vero (non sarebbe la prima e nemmeno l'ultima volta) e nulla vieta che abbia ragione Raiola, anzi. Ma è logico che convenga prestare attenzione non soltanto al procedimento della FIFA, anche all'evolversi della discussione tra l'agente e il Milan.
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