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Addio a Emiliano Mondonico: il calcio saluta 'Mondo' dopo una lunga malattia

Simone Eterno

Aggiornato 29/03/2018 alle 15:18 GMT+2

Si è spento a 71 anni l'allenatore che tra il finale degli anni '80 e gli anni '90 rese grande le storie di Cremonese, Atalanta e Torino. Dopo 7 anni di difficile lotta contro un tumore, Emiliano Mondonico si è arreso la scorsa notte.

2011 Serie B, Emiliano Mondonico (LaPresse)

Credit Foto LaPresse

Lottava contro il cancro da 7 lunghi anni. Quattro interventi chirurgici, l’asportazione di una massa tumorale di sei chili, di un rene e di un pezzo di intestino. Si è arresto solo la scorsa notte e aveva compiuto 71 anni da 20 giorni.
Il calcio italiano perde uno dei più grandi protagonisti del pallone ‘di provincia’, uno dei più amati e senza dubbio uno dei più genuini: Emiliano Mondonico. Protagonista tra fine anni ’80 e i mitici – per il pallone italiano – anni ’90 delle storie delle Cremonese, riportata in Serie A dopo 54 anni, ma soprattutto di Atalanta e Torino. Indimenticabile la corsa con i granata fino alla finale di Coppa UEFA ’92, persa ad Amsterdam contro l’Ajax ma senza mai capitolare (2-2 all’andata, 0-0 al ritorno), quando il suo mitico gesto della sedia alzata per protesta diventò un simbolo tra i tifosi del Toro (quel Torino che eliminò anche il Real Madrid durante quella competizione).
Ma anche a Bergamo, quando con la sua Atalanta – lui, nato a Rivolta d’Adda, grande tifoso della Dea da sempre – quando si rese protagonista di una straordinaria corsa fino alle semifinali di Coppa Coppe 1988 col Malines. E poi tante altre esperienze in A, da Firenze passando per Napoli e chiudendo con Albinoleffe e Novara nel 2012, quando già aveva iniziato la sua personale battaglia contro la malattia.
Mondonico lascia nell’immaginario collettivo l’immagine più pura di un pallone genuino, schietto e mai banale nella sua straordinaria 'normalità’. Un grande conoscitore dentro il campo; una persona generosa e solare fuori. Negli ultimi anni, infatti, Mondonico, aveva continuato a rimanere nel mondo del calcio, ma quello di periferia. Era un testimonial del Csi; allenava i ragazzi delle medie di Rivolta; allenava gli ex alcolisti e gli ex tossicodipendenti. Lascia, insomma, una grande eredità al mondo del pallone: oltre che sportiva, soprattutto morale.
Ciao ‘Mondo’.
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