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Allegri e un ottimismo pericoloso: il Napoli corre, la Juventus ancora cerca se stessa

Simone Eterno

Aggiornato 15/10/2017 alle 11:14 GMT+2

Il ko con la Lazio mette la Juventus a -5 dal Napoli, ma il tecnico livornese non fa drammi: "Due anni fa eravamo a -12. Aggiusteremo la situazione". A differenza del 2015 però il Napoli corre spedito e il campionato, al vertice, appare più competitivo. E non solo. La Juventus, infatti, va ancora alla ricerca di una nuova identità che nonostante l'ottimismo del suo allenatore...

Massimiliano Allegri a bordocampo durante la partita tra Juventus e Fiorentina, Serie A 2017-18

Credit Foto Getty Images

Se fosse una questioni di numeri in casa Juventus non ci sarebbe poi molto di cui preoccuparsi. Una sconfitta, dopo 41 passaggi indenni consecutivi tra le mura amiche, è roba da considerarsi fisiologica. Così come se si volesse fare un paragone dritto per dritto con quanto successo due anni fa, quando nonostante la partenza shock alla fine la Juve di Allegri vinse lo Scudetto. Ecco, questa squadra, rispetto a quella, ha più punti e più alternative. E a voler fare gli ottimisti, in casa bianconera, non c’è davvero nulla di cui preoccuparsi.
Un vecchio aforisma dice però che 'un ottimista è un pessimista che è male informato'; e questa definizione sembra perfetta per tutti coloro i quali che, approcciandosi a questo inizio di stagione della Juventus, si spingono un po’ oltre il banale (e francamente stucchevole) concetto: “La Juve è la squadra più forte”.
Ammesso e non concesso che questa affermazione possa ritenersi vera, infatti, il ko interno con la Lazio, al di là dell’aver provocato la mini-fuga del piccolo-grande Napoli e dell’aver interrotto il cammino da record, ha messo in luce almeno 3 evidenti problemi in casa Juve...

C'era una volta la miglior difesa

Al momento 3 squadre fanno meglio della Juventus in Italia, che con 7 reti subite condivide la quarta miglior retroguardia a pari merito col Bologna. Inusuale, specie per chi tre giorni fa dichiarava che proprio da questo dato passa la discriminante tra vittoria e sconfitta. Più in là dei numeri però ci sono i nomi e i rendimenti. Allegri ha deciso si proseguire imperterrito sulle gerarchie di sempre nonostante le chiare indicazioni di campo e carta d’identità. La coppia Barzagli-Chiellini, se presa in velocità, ha degli evidentissimi limiti di fronte a cui il tecnico toscano non può più girarsi dall’altra parte. Ancora competitiva in un contesto in cui la squadra si muove compatta e con linee strette, quando tutto ciò non accade ed è presa in solitaria tra le linee, cola giù come il trucco di una affascinante – ma attempata – signora al mattino dopo. L’inganno c’è e si vede. E una volta smascherato agli occhi di tutti si fa più complicato tener su il gioco delle parti. Si era iniziato a intuirlo di fronte ai fenomeni del Madrid in quel di Cardiff, è stato nuovamente smascherato in quel di Barcellona, è ora evidente a tutta Italia dopo il match con la Lazio. O Allegri ne prede atto, o per sorreggere questa scelta dovrebbe trovare una compattezza nel centrocampo di cui ancora non dispone. Il che porta dritto al secondo problema.
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Giorgio Chiellini, Juventus

Credit Foto LaPresse

Con chi vuole giocare la Juventus?

Non è chiaro. E certamente non l’ha ancora chiaro Allegri. Che a differenza della scorsa stagione col “dentro tutti” che salvò baracca e burattini portando per altro l’intera truppa all’inseprata finale di Cardiff, non ha ancora capito cosa voler fare quest’anno. L’unico intoccabile sembra il fedele Mario Mandzukic, poi però sono solo incognite. Dopo gli arditi – e deleteri – paragoni dell’opinione pubblica, Dybala vive la fase più complicata della sua giovane esperienza a Torino (e non solo...). Douglas Costa resta un prezioso – e costoso – gioiello che Allegri non ha ancora capito come, dove e quando indossare. Bernardeschi ha mostrato ottimi spunti nei suoi spezzoni, ma per definizione dello stesso Allegri “non è ancora pronto per una grande”. Cuadrado va e viene con i suoi altri e bassi. E per Higuain più che allenamenti e condizione fisiche sembrerebbe esserci del gran lavoro per Freud. Qui dentro Allegri non ha ancora dunque capito a chi affidarsi in pianta stabile, con un eccesso di alternative che al momento dà persino la sensazione di essere roba controproducente. Anche perché, dalle incognite davanti, nascono le incognite del modulo.

Il tempo vola... E questa volta le altre corrono

Chiunque di voi lettori abbia mai assistito a un’intera conferenza stampa di Allegri sa benissimo come il livornese sia refrattario ai concetti stretti dei numeri, e come tutto, in realtà, nella sua filosofia, possa star bene con tutto a patto che in campo “ci sia dia una mano”. Ecco una mano servirebbe però per delineare anche un po’ meglio un tratto distintivo di cui in questo momento i bianconeri avrebbero bisogno. E che invece ancora non hanno. Dipendenti in fase di costruzione dalle giocate di Dybala, dentro la ricerca di un modulo predefinito la Juventus non ha automatismi ben definiti, limitandosi al “primitivo” concetto di ‘vantaggio e gestione’. E’ forse questo il vero tratto comune visto nelle gestioni di Allegri, il reale credo del livornese. Un approccio ponderato che ha portato vittorie e trofei, ma che è messo per la prima volta in seria discussione da un campionato che a differenza di due anni fa è decisamente più competitivo nelle squadre di vertice. Traduzione? La Juventus, per vincere ancora una volta, deve trovarsi “un senso” al più presto. Perché la sensazione è che i ritardatari, quest’anno, non saranno aspettati.
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