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Buffon dice addio alla Juventus ma non al calcio: "Ho proposte stimolanti dentro e fuori dal campo"

Mattia Fontana

Aggiornato 17/05/2018 alle 15:43 GMT+2

Il portiere della Juventus ha spiegato il proprio futuro nel corso di una conferenza stampa molto commovente: "Nel 2001 questo club ha preso un talento straordinario, ma se sono ancora qui è perché mi ha trasformato in un campione. Italia-Olanda? La mia carriera con la Nazionale è finita, non ho bisogno di altre celebrazioni".

Gianluigi Buffon - Atalanta-Juventus - Coppa Italia 2017-2018

Credit Foto LaPresse

È un addio alla Juventus, ma non al calcio giocato. È questa la vera notizia della conferenza stampa di Gianluigi Buffon all’Allianz Stadium. Il portiere, sabato contro il Verona, dirà addio alla maglia bianconera, ma non ha ancora deciso che cosa farà da lunedì in avanti. Qualche giorno di pausa, un’ulteriore riflessione. E, poi, il verdetto. Che potrebbe vederlo nuovamente in campo con un’altra squadra o no. Perché Andrea Agnelli, gran cerimoniere dell’evento, ha già avanzato al portiere l’offerta per un ruolo dirigenziale.

Agnelli: "È stato in paradiso, è sceso all’inferno ed è tornato in paradiso"

Trovare le parole è stato difficile, quindi preferisco iniziare dai numeri. Buffon ha giocato 639 volte in Serie A e il 49% sono stati clean-sheet, quindi una partita su due non si subisce gol. Per 80 volte è stato capitano della Nazionale, anche questo è un record. Ha vinto 11 campionati di Serie A, uno di Serie B, 26 trofei in 22 anni di carriera. Con lui almeno un trofeo all’anno si porta a casa. È una persona altruista, carismatica e ambiziosa. È timido, è leale, è trasparente, è onesto. È un amico, è il capitano. È stato in paradiso, è sceso all’inferno ed è tornato in paradiso. Il 2018 è stato un anno lungo e logorante, credo che Gigi se lo aspettasse diverso. C’era in testa il Mondiale di Russia, divenendo l’unico giocatore a scendere in campo in sei Mondiali. Invece la stagione ha riservato la sconfitta con la Svezia, il gol di Koulibaly che ha messo in dubbio le possibilità di arrivare allo scudetto. Ma poi, come tutti sappiamo, Gigi è stato in porta all’Olimpico per la quarta Coppa Italia consecutiva e quattro giorni dopo ha portato a casa il settimo scudetto consecutivo. E questi per me sono numeri pazzeschi. Quest’anno Gigi è stato – esclusi i miei famigliari – la persona che è stata più spesso a casa mia. Ma una grande società deve pensare a programmare il futuro. Szczesny difenderà la porta della Juventus l’anno prossimo. Una porta di cui Gigi è stato l’ultimo guardiano, una porta che ha visto grandi interpreti come Combi, Zoff, Tacconi e Peruzzi. Buffon ha proposte sia per ruoli fuori dal campo, sia proposte per continuare a giocare. Sa che ha il mio pieno supporto qualsiasi sarà la decisione che prenderà, ci tengo soltanto a dire grazie per questi 17 anni straordinari. E, ti prego, goditi lo Stadium sabato così come lo Stadium si godrà te.

Buffon: "Io e Agnelli: onestà, lealtà e lotta all'ipocrisia"

Ringrazio il presidente, abbiamo sviluppato un rapporto unico di condivisione, vicinanza e anche amicizia. I fattori che hanno fatto sì che tutto ciò accadesse sono quelli dell’onestà, della lealtà e della lotta feroce all’ipocrisia. Un comune denominatore che ci ha unito in tutto. Il fatto che sia presente insieme all’alta dirigenza della Juventus, per me è un grande onore e un grande piacere. E mi fa piacere anche che ci siate voi giornalisti, che siete un male necessario per vincolare tanti messaggi al netto delle incomprensioni e delle polemiche. Dico grazie anche a voi.

"Se sono ancora qui è per merito della Juventus"

Per me è una giornata particolare, a cui arrivo con tanta serenità, felicità e appagamento. Questi sentimenti sono figli di un percorso straordinario e bellissimo che ho avuto la fortuna di condividere con tante persone che mi hanno voluto davvero bene. Questo bene l’ho percepito giorno dopo giorno e per questo bene ho lottato, cercando di fare del mio meglio. Sabato sarà la mia ultima partita con la Juventus, credo che sia il modo migliore per finire questa grandissima avventura. Con altre due vittorie importanti e finirla con la vicinanza e l’accompagnamento di Andrea Agnelli e di tutto il popolo juventino. La mia paura era di arrivare alla fine della mia avventura con la Juve da sopportato o da giocatore che aveva fuso il motore. Posso dire che non è così e sono veramente orgoglioso. Fino a 40 anni ho espresso non dico il mio meglio, ma prestazioni all’altezza del mio nome e della Juventus. Questa è la più grande gratificazione. Non era scontato. Ringrazio la famiglia Juventus. Nel 2001 ha preso un talento straordinario, ma sono di parte. Però se questo talento si è tramutato in campione è perché la Juve ha fatto sì che ciò accadesse. Mi ha fatto fare un ulteriore step in convinzione, mentalità e consacrazione. Se sono ancora qui a 40 anni e sto in campo così, è merito solo della Juve. Della sua mentalità e del suo approccio, unico al mondo. Ho fatto mia questa filosofia e sono sicuro che la userò e la adopererò in futuro anche nel post-calcio, se dovesse servire. L'unico modo che conosco per arrivare a dei risultati è questo. Gettare il cuore oltre l'ostacolo. Il più bell'insegnamento che mi ha dato la Juventus. La ringrazierò di tutto, per sempre.

"Ho proposte stimolanti per il futuro"

Cosa farò? Sabato giocherò una partita e questa è l'unica cosa certa. Agnelli sa tutto quello che sta accadendo intorno a me ed è un consigliere del quale non voglio privarmi. Fino a 15 giorni fa, era acclaratamente risaputo e certo che avrei smesso di giocare. Adesso però sono arrivate delle proposte e delle sfide stimolanti sia dentro che fuori dal campo. Quella per il fuori dal campo arriva proprio dal presidente Andrea. Dopo questi tre giorni successivi a sabato, la prossima settimana prenderò la decisione definitiva e certa. Per l'Italia non se ne parla, non tornerò al Parma. Uno come me, che si è sempre professato juventino e ha condiviso questo modo di programmare il futuro, deve capire quando è il momento di salutare. Adesso c'è Szczesny, che vale me e ha 13 anni in meno. Restare qui significherebbe creare un disagio. La fine è normale e bella. Che festa voglio? Nulla di particolare, facevo fatica a festeggiare il compleanno quando ero bambino. Figuratevi...

"L'essenza della vita è la sfida"

Il momento dell’infortunio alla schiena è stato la mia svolta. Tutti pensavano che Buffon avesse finito la sua grande carriera, ma ho trovato dentro di me la forza per dire che la mia carriera doveva divenire unica. Per farlo c’è da darsi da fare, volere ancora soffrire e migliorare. Anche se avevo 32 anni e avevo già vinto un Mondiale. Questo tipo di sfida e di obiettivo hanno fatto sì che, a distanza di otto anni, siamo qui con tanti trofei vinti in più. Con tanta soddisfazione in più rispetto a otto anni fa. All’epoca era impensabile anche per me. Però sono una persona che si nutre di ambizioni e di sogni. Per me, l’essenza della vita è quella. Trovare una sfida e battersi per questa. L’essenza dello sportivo e della vita stessa è questa. Per il futuro non ho paura, se non moderata. Forse sono un incosciente, però vivo di questo. Per levarmi da delle zone di comfort e andarmi a misurare in avventure più complicate, che non conosco. Un modo per formarsi maggiormente e pesarsi. Le sfide non mi hanno mai fatto paura. Anzi, mi hanno stimolato.

"Nazionale? Se ero un problema tre mesi fa..."

La Nazionale? Ho detto che se Buffon era un problema tre mesi fa, non oso pensare cosa possa essere tre mesi e un anno dopo. Diventerebbe un qualcosa di estremamente complicato da gestire, qualcosa dal quale voglio tenermi lontano perché non penso di meritarlo. E poi penso che la Nazionale abbia già dei grandi e giovani portieri che hanno bisogno di fare le loro esperienze. Italia-Olanda? Non ci sarò. La Nazionale è una parentesi che ha segnato la mia vita calcistica, il meglio di loro me l'hanno già dato mentre stavo giocando. Non ho bisogno di altri attestati di stima, di affetto e celebrazioni varie.

"Non potrei giocare in campionati di terzo o quarto livello"

Come sceglierei un club in cui continuare a giocare? In base agli stimoli, alle sensazioni e allo stato di forma fisico. Sono tante riflessioni che devo fare, senza lasciarmi condizionare dall’impeto e dall’esaltazione del momento. Sicuramente non sono uno che vuole o che pensa sia giusto andare a finire la carriera in chissà quale campionato di terza o quarta fascia perché io sono un animale da competizione. Io in quel contesto non potrei vivere. Non mi sentirei a mio agio.

"A Madrid ho trasceso, chiedo scusa all'arbitro"

La squalifica per il dopo Madrid può anche essere giusta. È normale per quello che ho detto dopo, ma non per il comportamento in campo: credo che l’arbitro abbia decretato un’espulsione che non ho ancora capito. Con l’onestà intellettuale del caso, anche voi dovreste interrogarvi su quello e non sulle mie parole. Per quello che ho detto dopo, è normale che abbia trasceso. Anzi, è evidente e di quello ne sono estremamente dispiaciuto. In 23 anni di Champions League non sono mai stato né espulso né squalificato, significa che ho avuto una condotta educata e sportiva. Era una situazione particolare e, a distanza di giorni, ho detto che il Buffon di quella sera con i sentimenti e l’animo dilaniato di quella sera non poteva che dire quelle cose. Passati due giorni, mi è dispiaciuto aver offeso l’arbitro. È un essere umano che fa un lavoro difficile. Se l’avessi visto dopo due giorni l’avrei abbracciato chiedendogli scusa, confermando però il mio pensiero. Poteva andarci più calmo.
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