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Il primo giorno di Gattuso: certezze, dubbi, esperimenti e problemi del nuovo allenatore del Milan

Alberto Coriele

Aggiornato 28/11/2017 alle 22:31 GMT+1

Le prime parole da allenatore di Gennaro Gattuso e le prime certezze, su uomini e modulo. Ma anche tanto lavoro da fare, uno spirito ed una compattezza da ritrovare subito, e diversi problemi da risolvere.

Gattuso, Milan

Credit Foto Getty Images

Le prime parole di Rino Gattuso, il primo manifesto del nuovo Milan che sarà sotto la guida dell'allenatore calabrese. La conferenza stampa di presentazione ha regalato qualche spunto che proviamo ad approfondire, partendo proprio dalle dichiarazioni di Gattuso. Spirito, modulo, capitano, attaccanti: c'è tanta carne al fuoco in vista della trasferta d'esordio al Vigorito di Benevento.
Io penso che questa squadra debba fare di più: oggi la priorità è che dobbiamo diventare una squadra. Dobbiamo scendere in campo da squadra, saper soffrire, essere quadrati, sacrificarci. Recuperare uno spirito battagliero, dare la sensazione di saper soffrire. Io non guardo la classifica in questo momento ma penso a preparare una partita alla volta: il Benevento per me è come la finale di Coppa del Mondo. A fine partita dobbiamo pensare che c’è la Champions League nello spogliatoio ad attenderci
  • Secondo noi: un aspetto che è tremendamente mancato durante l’esperienza di Montella in questa prima parte di stagione. Come se allenare una squadra qualitativamente più forte rispetto all’anno passato abbia fatto perdere per strada quella solidità mentale e quello spirito che avevano contraddistinto il primo Milan dell’Aeroplanino. Gattuso sa essere un motivatore con pochi eguali, sa trasmettere il sentimento d’appartenenza e la necessità di far fatica. Ma non può bastare: come detto, il Milan ha qualità, molta più di quanto non mostri la classifica. E tale bagaglio tecnico va incanalato nella giusta direzione, con il giusto modulo e con i giusti accorgimenti. Lo spirito e l’indole da battaglia da sole non bastano.
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Gennaro Gattuso

Credit Foto Getty Images

Questi 4 anni di gavetta mi hanno cambiato e mi hanno fatto capire che ho le caratteristiche per fare questo lavoro molto bene. E’ riduttivo parlare del Rino Gattuso calciatore, grinta e cuore mi sapete definire solo così. Ma io sono passato a Coverciano, ho studiato. Come allenatore se fossi solo grinta e cuore non andrei da nessuna parte... E io sono convinto di essere un tecnico preparato e che può dare qualcosa a questa squadra
  • Secondo noi: Gattuso giustamente e legittimamente difende la sua carriera di allenatore, la cui fase migliore è relativa alla promozione in Serie B alla guida del Pisa. Per il resto ci sono tanti punti di domanda. Inutile nascondere che sia al Milan più per meriti acquisiti da calciatore che da allenatore. Un po’ come accadde a Zidane al Real Madrid, senza approfondire con i paragoni che potrebbero risultare un po’ ingombranti allo stato attuale delle cose. È una scommessa, così come lo erano prima di lui Seedorf, Inzaghi e Brocchi. La prima del nuovo corso: in ogni caso merita un po’ di credito, e non è detto che non faccia bene. Il calcio non è mica una scienza esatta.
Per la fascia non attendetevi sorpresi: Bonucci è e rimarrà il capitano della squadra. Ho parlato con la squadra. Ho visto ragazzi che hanno voglia di mettersi a disposizione, l'ho visto nei loro occhi. Io ho chiesto disciplina e loro mi hanno dato la loro disponibilità. A me non interessa che escano insieme la sera, io voglio che mettano la gamba e che si buttino nel fuoco per i compagni. Mi interessa che si capisca che tra vittoria e sconfitta ci debba essere una grande differenza. Se si perde a tutti deve bruciare tanto. E a Milanello deve esserci un clima da funerale
  • Secondo noi: una prima pietra fondante. Una certezza, un giocatore ed un leader designato. Bonucci finora ha fatto poco e ha fatto male, ha dato meno del previsto. Magari non così, ma era prevedibile un periodo di adattamento iniziale. Ora i segnali di crescita ci sono da parte sua, eccezion fatta per la frittata contro l’Austria Vienna, vanno solo confermati. Bonucci in carriera ha beneficiato in maniera incredibile dell’influenza di Antonio Conte, se trova fiducia e sicurezza sa essere un giocatore fondamentale anche per Gattuso, che già gli ha offerto il primo assist.
Sento dire che non ho esperienza. Io ho 100 e passa partite, ma c’è la consapevolezza di fare bene. Ho il mio modo di vedere il calcio, giocheremo con una difesa a 3 di reparto e il centrocampo a 4… Noi guardiamo palla, tempo e spazio. Come ho fatto questi 5 mesi in primavera. Negli ultimi 30 metri io voglio la verticalizzazione, i movimenti dell’attaccante per andare a fare gol. Suso voglio vedere se è vero che può fare solo l’esterno oppure se può incidere anche agendo più come trequartista. Insigne ha giocato mezza punta per tanti anni, ma ha modificato il suo modo di giocare
  • Secondo noi: ecco, se c’è un modo per far rendere al massimo il Milan attuale, non è certo spostare Suso in una posizione non sua. È vero che i grandi giocatori devono essere in grado di fare la differenza anche se schierati in diverse zone del campo, però Suso in quella zona del campo (largo a destra) è più di una certezza. Non lo è stato in quelle occasioni in cui Montella lo ha proposto in altre posizioni in cui si è rivelato meno proficuo. Logica vuole che si parta dalle certezze, e Suso a destra è sicuramente la prima ed una delle poche che questo Milan conserva dagli ultimi mesi.
André Silva e Cutrone? Silva è un giocatore forte con un grandissimo mercato. Lo vorrebbero in tanti. Dobbiamo metterlo in condizione di giocare con tutto il resto della squadra, ma difficilmente fa uno o due con un compagno. Deve fare meglio con la squadra, di Cutrone mi piace che è sempre tarantolato
  • Se non è una frecciata al portoghese, poco ci manca. Sul talento Gattuso non discute, anche se non è stato ancora espresso in base alle aspettative iniziali, ma sulla propensione al dialogo con i compagni e con il gioco di squadra sì. Un punto in più per Cutrone, si può dire, che ha sempre mostrato pur nella giovane età i movimenti giusti da attaccante, la ricerca della profondità e la capacità di giocare armonicamente con la squadra. In maniera più che tacita, forse una gerarchia in attacco già c’è.
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