Sport popolari
Tutti gli sport
Mostra tutto

Arrigo Sacchi, i 74 anni di un rivoluzionario: cosa è rimasto del suo calcio nella Serie A di oggi?

Paolo Pegoraro

Pubblicato 01/04/2020 alle 08:22 GMT+2

Arrigo Sacchi ha lasciato un'eredità tangibile, da allenatore, dirigente e da coordinatore delle Nazionali Giovanili. Compie 74 anni l'allenatore italiano più rivoluzionario della storia del calcio italiano.

Lezione di Arrigo Sacchi a Milanello

Credit Foto Imago

Se c’è una cosa che non hai mai fatto difetto ad Arrigo Sacchi da Fusignano, provincia di Ravenna, è la chiarezza d’intenti. Folgorato in giovane età dalle prodezze dell’Ajax di mister Ştefan Kovács, ha saputo immediatamente che tipo di sentiero perseguire da grande. E così ha raccontato in un primo momento a sbigottiti ragazzi della provincia romagnola i movimenti dei mitologici difensori olandesi Suurbier e Hulshoff quindi, sbarcato nel grande calcio, ha costretto fior di campioni a visionare le videocassette del libero del Parma Gianluca Signorini. Seguire le direttive del Profeta di Fusignano si sarebbe rivelato il migliore degli affari per Franco Baresi & Co.
Il leggendario capitano del Milan con Arrigo Sacchi avrebbe infatti vinto ogni cosa nonché sfiorato il titolo più importante con la Nazionale italiana; quanto alla carriera del più rivoluzionario degli allenatori italiani, si sarebbe lentamente sgretolata sotto i colpi del nemico più grande, l’unico in grado di metterlo fatalmente in fuorigioco, ovvero lo stress. Ma non prima di aver depositato un’eredità tangibile, da allenatore, dirigente e coordinatore delle Nazionali Giovanili.
Io e Pep (Guardiola, ndr) siamo figli di Arrigo Sacchi. Tutto è cominciato con lui (@Maurizio Sarri)

Gli eredi: Ancelotti e Sarri

Non stupisce affatto che l’allievo prediletto, Carlo Ancelotti, sia anche l’allenatore che abbia diffuso con più efficacia il verbo nella Serie A: non foss’altro per l’abito scelto per la sua squadra, l’amato 4-4-2. Rivisto e riammodernato, naturalmente, ma figlio di quel sistema di gioco corale e armonioso impiantato dal grande maestro. Già, sul concetto di orchestra intonata Arrigo Sacchi ci ha costruito una carriera e, dal Napoli in giù, Ancelotti - che da dicembre ha lasciato il capoluogo campano per accasarsi a Liverpool, sponda Everton - non ha mai rinnegato questa filosofia abbinando a una proposta di gioco tanto efficace quanto qualitativa una gestione esemplare del gruppo.
Per tirocinio in provincia e impatto nel grande calcio, Maurizio Sarri è una sorta di reincarnazione di Sacchi: al suo meglio, il Napoli guidato dall’allenatore di Figline Valdarno è forse la creatura che più di tutte ha ricordato il Milan del profeta di Fusignano per ritmo e stile di gioco, sfiorando l’impresa di borseggiare, al netto di una rosa decisamente meno attrezzata, lo scudetto all’invincibile armata bianconera che da quest'estate il Comandante è chiamato a guidare in uno dei più strani contorsionismi e colpi di teatro che la storia recente del nostro calcio ci abbiano regalato.
picture

Carlo Ancelotti e Arrigo Sacchi: un sodalizio che dura da più di 30 anni. Dopo aver vinto tutto insieme col Milan, i due hanno collaborato in Nazionale a USA '94, Getty Images

Credit Foto Getty Images

picture

Il gol di Van Basten che cambiò la storia del Milan

C'era una volta il Milan sacchiano

Siamo al paradosso: dall’addio a Carlo Ancelotti nel 2009, il Milan si è inesorabilmente allontanato dalle idee di calcio di Arrigo Sacchi. In un primo momento puntando più che altro sui singoli (sugli Ibrahimovic, per intenderci) per portare a casa titoli, quindi in anni di spending review essendo costretto ad affidare organici mediocri ad allenatori dotati di poca esperienza. Il Milan della stagione corrente - costretto ad esonerare dopo meno di tre mesi di lavoro sul campo un allenatore caro al maestro di Fusignano come Marco Giampaolo, affidando la guida tecnica al "normalizzatore" Stefano Pioli, e nel mercato di gennaio ad arruolare in fretta e furia il vecchio Ibra per ridare un po' d'entusiasmo e riannodare il filo di una stagione al di sotto delle aspettative - è assai lontano dalla filosofia sacchiana e soprattutto dai fasti e dai lampi di accecante bellezza che la creatura di Arrigo sapeva regalare.
picture

Gullit, Sacchi e Brera: quella volta che l'olandese si ribellò a un articolo del Giuanin

I valori: di uomini e Nazionali

"Cercare l’uomo prima del calciatore” è sempre stato uno dei mantra di Sacchi, formula perfettamente applicabile anche al calcio 2.0. Scommettiamo ad esempio che, dell’Icardi calciatore, l’allenatore romagnolo sia un estimatore ma allo stesso tempo che all’Icardi uomo non avrebbe mai affidato la fascia di capitano non riconoscendone le stimmate del leader carismatico. Questi valori Arrigo Sacchi ha cercato di trasmetterli anche nella sua esperienza da coordinatore delle Under impostando un metodo che, portato avanti dai suoi successori, ha forgiato l’attuale corso azzurro. Un corso che non a caso ha nella valorizzazione di giovani calciatori e nella ricerca di un sistema di gioco offensivo e corale da estendere a tutte le varie rappresentative i suoi valori fondativi: sì, perché seguire i dettami del Profeta di Fusignano si è rivelata senza ombra di dubbio un’idea lungimirante.
picture

A lezione di storia rossonera con Pellegatti e Saronni

Più di 3 milioni di utenti stanno già utilizzando l'app
Resta sempre aggiornato con le ultime notizie, risultati ed eventi live
Scaricala
Contenuti correlati
Condividi questo articolo
Pubblicità
Pubblicità