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Le 5 cose che abbiamo capito dalla prima conferenza di Antonio Conte all'Inter

Simone Pace

Pubblicato 07/07/2019 alle 20:01 GMT+2

Un tono sobrio, al limite del dimesso: Antonio Conte ha mantenuto un profilo basso senza rinunciare a parole e concetti a lui chiari come sacrificio, cultura del lavoro, forza del gruppo e vietato porsi limiti. A conti fatti il vero protagonista è stato Beppe Marotta, apparso lucido e determinato.

Antonio Conte ai tempi della Juventus

Credit Foto Getty Images

1. Conte no limits, l'Inter vuole essere l'anti-Juve

Il concetto più importante - quello che probabilmente tutti i tifosi dell'Inter volevano sentire - è arrivato in apertura di conferenza stampa: l'Inter non deve porsi limiti, a maggior ragione a bocce ferme quando la stagione non è ancora iniziata. L'obiettivo di Antonio Conte è chiaro: ridurre il gap con Juventus e Napoli, soprattutto con i bianconeri che dominano ininterrottamente da 8 anni. Il guanto di sfida alla sua ex squadra è lanciata, così come viene lanciato un concetto chiave dell'annata che verrà: alzare l'asticella. Doveroso e signorile il ringraziamento a Spalletti, altrettanto doveroso ribadire che l'Inter, per la sua storia e per il suo palmares, non può e non deve accontentarsi di una qualificazione alla Champions acciuffata per i capelli.

2. Lavoro, sudore e sacrificio: basta 'pazza Inter'

"Voglio giocatori che ragionino con il noi e non con l'io". Questa frase Antonio Conte l'ha ripetuta spesso, quasi ossessivamente. Alzare l'asticella - secondo il tecnico salentino - significa anche avere regolarità. Vuol dire non perdere troppi punti per strada, non snobbare nessuno e dare la stessa importanza a ogni partita che si gioca indipendentemente dal valore dell'avversario. Solo così si ottengono risultati, solo in questo modo si riesce a guardare avanti e non indietro. Una concretezza e un pragmatismo che stridono con il dna - così tanto amato dai tifosi - della 'pazza' Inter. Conte sa come si fa a invertire la rotta e lo ha detto a chiare lettere: coinvolgere i tifosi con un gioco riconoscibile, mettere un marchio di fabbrica e dare tutto in campo. Un altro mondo rispetto al motto juventino 'vincere è l'unica cosa che conta'.

3. La necessità di creare un gruppo

C'è un passaggio della conferenza stampa di Conte che non poteva passare inosservato: "D'Ambrosio, Ranocchia e Bastoni giocherebbero titolari in qualsiasi squadra". Guai a sottovalutare queste parole o - ancora peggio - a ironizzarci sopra: è proprio qui che si tocca con mano lo stile di Conte e il suo modo di approcciarsi a uno spogliatoio nuovo. Citare tutti e non dimenticare nessuno, dare visibilità mediatica anche a chi (come Ranocchia e Bastoni) molto probabilmente giocherà molto meno degli altri o a chi (come D'Ambrosio) potrebbe sentirsi sminuito dall'acquisto di Lazaro e dalle voci sull'interessamento a Dani Alves. Conte vuole creare un gruppo e farlo in fretta, senza primedonne e dove tutti remino nella stessa direzione.

4. Il passato juventino non è ancora così ingombrante

L'impatto di Antonio Conte nel mondo Inter è stato piuttosto soft. Il suo ingombrante passato juventino ha un peso e diventa tema di discussione solamente tra i tifosi senza - per ora - invadere altri campi. Durante la sua prima conferenza stampa al tecnico salentino è stata rivolta una sola domanda in merito: che accoglienza si aspetta a Torino? Conte se l'è cavata egregiamente ("Ci sarà emozione ma solo fino al calcio d'inizio, poi saremo avversari") ma la senzazione - anzi, la certezza - è che nel corso della stagione, in contesti meno formali e meno ovattati, il tema tornerà prepotentemente d'attualità. I conti con il passato, in altre parole, sembrano solo rinviati.

5. Marotta e il mercato: le idee sono chiare

Meno parole rispetto a Conte, ma efficaci e incisive. Il protagonista inatteso della conferenza stampa nerazzurra è stato Beppe Marotta. Il direttore generale, che già nella giornata di sabato aveva creato scompiglio mettendo di fatto sul mercato sia Icardi che Nainggolan, ha dato altre notizie niente affatto trascurabili. Una su tutte: al momento non ci sono le condizioni per trattare un trasferimento di Icardi alla Juventus. Un Marotta deciso, un Marotta che dopo i primi mesi di ambientamento sembra avere preso pieno possesso del timone. Un Marotta che, sgravato dai lacci opprimenti del Settlement Agreement, manda messaggi chiari e lascia intendere che ogni sua mossa è studiata e preparata. I conti si faranno a inizio settembre, ma i tifosi dell'Inter possono tirare un sospiro di sollievo: esiste una strategia, la sensazione di navigare a vista sul mercato è un lontano ricordo.
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