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Shevchenko si candida: "Gattuso sta facendo bene, ma un giorno mi piacerebbe allenare il Milan"

Daniele Fantini

Aggiornato 08/05/2019 alle 15:26 GMT+2

In un'intervista concessa a DAZN, Gennaro Gattuso propone la sua candidatura come futuro allenatore del Milan e racconta alcuni aneddoti della sua lunga carriera in rossonero.

Andriy Shevchenko, attaccante del Milan

Credit Foto Getty Images

Andriy Shevchenko, ct dell'Ucraina e bandiera del Milan, si è raccontato in una lunga intervista concessa a DAZN, dove ha spaziato tra passato, presente e futuro, lanciando la sua auto-candidatura per sedersi sulla panchina rossonera in futuro.
Gattuso sta facendo un gran lavoro e spero che continui così. Io ho già un lavoro sulla panchina della nazionale ma, anche se in questo momento sono occupato, il Milan fa parte della mia vita. Un giorno mi piacerebbe allenarlo, sono legatissimo alla società e ai tifosi. Adesso quasi tutti i miei ex-compagni sono allenatori e molti hanno anche allenato il Milan. Magari un giorno toccherà a me.

La trasformazione di Gennaro Gattuso

Gattuso ha sempre avuto qualità umane: dà sempre tantissimo per il gruppo ed è un grande motivatore, ma non mi aspettavo che diventasse un tecnico completo, soprattutto vedendolo a inizio carriera. Era molto emotivo, litigava con tutti, arbitri e giocatori, ma ora si è trasformato e regge benissimo il lavoro. Ha qualità importanti per essere un buon tecnico.

L'aneddoto dell'allenamento con Costacurta

Era la mia prima settimana al Milan, e dopo due ore e mezza di allenamento mi avvicinai a Billy Costacurta per chiedergli: quando inizia l'allenamento? Perché fino a quel momento avevamo fatto tattica, e per me tattica era una passeggiata. Pensavo che dopo avessimo fatto allenamento. Costacurta è stato un grande: ha riso e poi è andato a raccontarlo a tutti.
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Andriy Shevchenko e Carlo Ancelotti hanno vissuto cinque stagioni e mezzo assieme al Milan

Credit Foto Imago

Il momento peggiore e la rinascita con Ancelotti

Mi sono sentito in un bunker parecchie volte. Uno dei momenti più difficili è stato il terzo anno al Milan, quando è arrivato Carlo Ancelotti. Ho avuto un po’ di problemi fisici, poi quando ero pronto a tornare, la squadra stava andando bene con un altro schema, con una punta sola. Sono rimasto fuori per tre mesi, ma in quel momento è stato importante parlare con l'allenatore: Carlo mi motivava, mi spiegava che in quel momento non c’era spazio per me, ma sarebbe arrivato il mio momento e mi sarei dovuto tenere pronto. Dovevamo giocare una partita importantissima con il Real Madrid, e due giorni prima mi aveva spiegato che avrei giocato, sottolineando quanto fosse importante quella partita. Mi sono fatto trovare pronto e motivato, abbiamo preparato la partita benissimo, ho segnato, ho trovato più spazio e Ancelotti ha cambiato il sistema di gioco. Siamo passati alle due punte, e l'anno dopo abbiamo vinto la Champions League.
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