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Sneijder: "Sarei potuto diventare come Messi o CR7, ma non ne avevo voglia. Lautaro resti all'Inter"

Matteo Zorzoli

Aggiornato 05/06/2020 alle 18:30 GMT+2

L'ex trequartista nerazzurro e della Nazionale olandese: "Se Lautaro decidesse di cambiare maglia, allora preferirei andasse al Real Madrid. Eriksen ha tantissime qualità e per le sue caratteristiche può diventare sicuramente uno dei leader della squadra di Conte"

Wesley Sneijder

Credit Foto Getty Images

Wesley Sneijder a 360 gradi e senza filtri, come del resto è sempre stato. L’ex trequartista dell’Inter, uno dei simboli del Triplete del 2010, ha parlato dell’attuale momento e del futuro del club nerazzurro e del suo passato da calciatore ai microfoni di Gianlucadimarzio.it, iniziando da Lautaro Martinez, obiettivo di mercato del Barcellona e proseguendo con Christian Eriksen, neoacquisto di Marotta e Ausilio.
Lautaro è fortissimo. Secondo me deve restare in Italia. Può diventare uno dei migliori al mondo, ma prima deve vincere qualcosa in nerazzurro. Penso che ci sia un momento per ogni cosa e se proprio decidesse di cambiare maglia, allora preferirei che andasse al Real Madrid. Christian ha fatto bene sia all’Ajax che al Tottenham. Ha tantissime qualità e per le sue caratteristiche può diventare sicuramente uno dei leader della squadra.
C’è spazio anche per una battuta sul passato dell’olandese dentro e fuori dal campo e sul suo lavoro attuale.
Sarei potuto diventare come Messi o Ronaldo. Semplicemente, non ne avevo voglia. Mi sono goduto la vita, magari a cena bevevo un bicchiere. Leo e Cristiano sono diversi, hanno fatto tanti sacrifici. E a me va bene così: la mia carriera, nonostante ciò, è stata comunque strepitosa. Negli ultimi mesi ho cominciato a lavorare con i giovani, mi diverto ad assisterli nella loro crescita. Nella vita come nel calcio, però, tutto è possibile. Dirigente, allenatore? Può succedere qualsiasi cosa.
Chiusura sul suo gol più bello in carriera ai Mondiali in Sudafrica in cui l’Olanda venne battuta in finale dalla Spagna.
Erano i quarti di finale, giocavamo contro il Brasile. Calcio d’angolo battuto da Robben, Kuyt la spizza e io insacco il 2-1 con un colpo di testa. Quel gol valse il passaggio alle semifinali: bello, sí, ma anche importante.
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