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A San Siro è scattata la scintilla, l'Inter non è più Pazza: contro il Lecce tanta concretezza

Francesco Balducci

Pubblicato 27/08/2019 alle 13:43 GMT+2

La prima gara ufficiale di Antonio Conte sulla panchina nerazzurra ha dato inevitabilmente le sue prime indicazioni. A San Siro non risuona più Pazza Inter, sia dagli altoparlanti che nell'atteggiamento della squadra. I nuovi funzionano e il gruppo è in fiducia: contro il Lecce arrivano segnali positivi.

Romelu Lukaku e Antonio Conte

Credit Foto Getty Images

Fidarsi delle prime impressioni è un salto nel vuoto, un rischio non calcolato. Gli esordi, soprattutto dopo aver cambiato allenatore e smantellato il pool dei top player, sono carichi di aspettative e temporaneo entusiasmo. Il 4-0 dell'Inter sul Lecce alla prima giornata di campionato ha lasciato un buon sapore in bocca agli addetti ai lavori e ai tifosi interisti (65mila), ma nel bene o nel male la l'apertura della stagione è solo l'antipasto del nuovo ciclo targato Antonio Conte.

No crazy, no more Pazza Inter

Al di là delle innovazioni tattiche, un dettaglio, un minimo dettaglio può fotografare il leitmotiv dell'annata che verrà: né prima né dopo la partita dagli altoparlanti di San Siro è risuonato il celebre inno Pazza Inter, eclissato da C'è solo l'Inter dedicato alla memoria dell'indimenticato Peppino Prisco. In realtà, già nel suo video di presentazione, Conte aveva lasciato intendere – senza nemmeno troppi giri di parole – che avrebbe forgiato la sua squadra nel segno della regolarità e non della sregolatezza che da anni altera i battiti cardiaci dei sostenitori della Beneamata. Uno squillo, un rischio nel segno che la sponda nerazzurra di Milano insegue un nuovo faro, una nuova luce.

Questione di fiducia

Un altro asso da giocarsi al bar in questo ultimo scampolo di ferie estive per far bella figura con gli amici/tifosi avversari è che la mano (e il polso) dell'ex allenatore di Juventus e Chelsea sia rintracciabile nell'emisfero della fiducia. Due dei quattro sigilli sono arrivati dalla distanza – senza dimenticare la realizzazione di Sensi al limite dell'area. A differenza delle ultime stagioni, almeno per quanto visto in questi primi 90 minuti, si cerca il jolly da lontano quasi andando a rispolverare una convinzione nei propri mezzi ingiallita in qualche soffitta. Il concetto di fiducia, però, è ascrivibile anche alla lampante sintonia che trasuda nel gruppo: dopo ogni marcatura i titolari sono andati a cercare la panchina e viceversa. L'abbraccio collettivo – preteso anche da Lukaku, praticamente l'ultimo arrivato – simboleggia la nuova filosofia, introdotta e difesa strenuamente dagli uomini della rivoluzione: Antonio Conte e Beppe Marotta.

L'importanza dei nuovi

Tra le big della Serie A, Inter e Napoli hanno schierato il maggior numero di nuovi innesti nella formazione titolare: due. Di Lorenzo e Manolas, per quanto riguarda i partenopei, compongono una fetta importante del reparto difensivo senza, però, incidere prepotentemente sulla manovra e la finalizzazione della squadra. I nerazzurri, invece, con Stefano Sensi e Romelu Lukaku respirano aria nuova nell'interpretazione del gioco, espressamente dettato dall'allenatore. L'ex centrocampista del Sassuolo – probabilmente il migliore in campo della serata – potrebbe essere la chiave dell'orchestra interista per interpretazione di gioco e capacità di inserimento. L'importanza di Sensi, infatti, potrebbe essere quella di permettere a Brozovic di correre parecchi metri in meno nel corso del match e alzare quindi la qualità delle giocate. I due sembrano essere interscambiabili, sincronizzati. Si cercano, alternano le loro posizioni e i compiti di costruzione, senza dimenticare la pericolosità in zona gol di cui sono dotati, risultando tra i più frequenti ad impensierire il portiere del Lecce Gabriel.
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Inter - Brozovic e Sensi - 2019

Credit Foto Getty Images

Ha convinto anche la prova di Lukaku: il belga, quando aggiungerà quel 20% di condizione fisica e automatismi con la squadra, ha tutte le carte per risultare il vero crack del campionato. Gioca da boa, sferra progressioni incredibili e duetta con il compagno di reparto: Conte, nel post-partita, l'ha definito un gigante buono per l'umiltà con cui si è messo a disposizione, attitudine che gli ha permesso di disputare subito 90 minuti a buon ritmo e intensità. Il gol poi, nonostante sia un elogio di opportunismo, per un attaccante è vitale, pura attrazione. L'essersi sbloccato subito potrebbe rappresentare una spinta decisiva per la stagione dell'ex Manchester United.

Su cosa puntare e cosa migliorare

Una grande costante nel gioco del tecnico salentino è che c'è poco spazio per i vezzi e ripetuti tocchi di palla. L'Inter, nel corso del pre-campionato e nella prima gara ufficiale, ha espresso un gioco lineare, concreto. Verticalizzare il prima possibile, tanti cambi di gioco e duo d'attacco spesso in parallelo per cercare soluzioni di sponda e tiro (come in occasione del gol di Lukaku). Sensi e Brozovic funzionano, Sensi + Brozovic + Vecino sono da rivedere. L'uruguaiano è apparso come il meno funzionale nella cerniera di centrocampo: non ha mai dato spunti o partecipato alla manovra offensiva, soprattutto per quello che dei tre ha meno compiti nella fase iniziale della costruzione dell'azione. Il gioco sulle fasce è fluido ma ancora poco concreto: Asamoah e Candreva hanno giocato praticamente con i piedi sulla riga laterale, serviti alla perfezione e sempre propositivi. C'è da lavorare in fase dell'ultimo passaggio, lacuna presente anche nella gestione Spalletti. Ovviamente il riassunto della serata vede l'Inter promossa a pieni voti, ma non è da dimenticare che per l'aspettativa che c'è questa squadra sarà costantemente sotto esame.
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