Capello: "Calciopoli ci ha tolto scudetti vinti sul campo regalandoli ad altri"
DaEurosport
Aggiornato 11/05/2020 alle 11:27 GMT+2
Intervista a tutto tondo dell'ex allenatore al Corriere dello Sport. "Soddisfatto per la ripresa degli allenamenti collettivi dal 18 maggio, non si può stare chiusi un giorno di più"
Coronavirus e ripresa, stato del calcio italiano e calciopoli: Fabio Capello ha toccato tanti argomenti, tra stringente attualità e caldi temi del passato, in una lunga intervista concessa al Corriere dello Sport.
Moggi e Giraudo erano grandi dirigenti e abbiamo vinto sul campo. Calciopoli ci ha tolto scudetti che ha regalato ad altri. Calcio migliorato? Come può essere migliorato se la Juve ha vinto otto scudetti di seguito? Forse adesso torna un po’ di equilibrio. È mancato anche il Milan in questi anni.
Capello ha parlato anche della situazione coronavirus in Italia e della lenta ripresa del calcio, facendo dietrofront rispetto alle dichiarazioni di qualche tempo fa quando disse che la situazione era ingestibile. "Soddisfatto per la ripartenza degli allenamenti collettivi? Sì, perché il calcio dà lavoro in Italia a centomila persone e perché, da sportivo, penso che lo scudetto si vince e si perde sul campo. Come Paese ne usciamo male. Con troppi proclami e protagonismo. E con tanta confusione. Ma senza direzione e concretezza. Non sappiamo ancora dove andare.
In realtà dalla ripresa degli allenamenti a quella potenziale del campionato il passo non è affatto breve, con il rischio che al primo contagio si fermi di nuovo tutto. "Devono cambiare le regole di ingaggio al virus. Perciò ho proposto un torneo di 40 giorni in ritiro permanente, come ai mondiali. Dobbiamo sapere che, se tornano a casa da moglie, figli e amici, possono contagiarsi. La soluzione adottata dalla Germania sarebbe la soluzione ideale. Ma in Italia è tutto più difficile. Abbiamo un debole per le complicazioni".
Capello ha parlato anche della polemica Chiellini-Balotelli. "A me hanno chiesto tante volte di scrivere un libro quando ero in Inghilterra. Mi hanno offerto anche cifre notevoli, ma ho sempre detto di no. Non mi piace leggere certe cose. Per me il calcio si gioca, non si racconta".
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