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Gasperini: "Ho temuto di morire per il Covid. Ora l’Atalanta può aiutare Bergamo a ripartire"
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Pubblicato 31/05/2020 alle 09:04 GMT+2
Gian Piero Gasperini, allenatore dell'Atalanta, racconta in una lunga intervista concessa alla Gazzetta dello Sport di aver trascorso giorni difficili dopo aver contratto il Covid a inizio marzo. Ora è arrivato il momento della ripartenza: "I ragazzi hanno voglia di giocare, sono rimasti connessi con la città di Bergamo e porteranno in campo la sofferenza subita".
coach Gian Piero Gasperini of Atalanta Bergamo during the UEFA Champions League match between Atalanta Bergamo v Valencia at the Stadio San Siro on February 19, 2020 in Milan Italy
Credit Foto Getty Images
La stagione dell’Atalanta è andata in pausa proprio sul più bello, interrompendo una serie di quattro vittorie consecutive in Champions League, buone per la qualificazione ai quarti di finale, e una di 6 successi nelle ultime nove gare di campionato, buone invece per riprendersi il quarto posto e tornare a emozionare il pubblico di Bergamo a suon di goleade. Eppure, è stato proprio in occasione di una di queste ultime meraviglie, la trasferta degli ottavi di Champions di Valencia, che Gian Piero Gasperini ha vissuto i suoi momenti più complicati.
"Poi sabato 14 ho fatto un allenamento duro come non ricordavo da anni. Un’ora sul tapis-roulant, più di 10 km di corsa. Mi sono sentito bene, forte, il peggio era passato. Il giorno dopo a Zingonia sono arrivate 25 colombe e Dom Perignon del 2008. Lo assaggio e dico: ‘Ma questa è acqua’. E la colomba mi sembrava pane. Avevo perso il gusto. Sono rimasto tre settimane a Zingonia, poi a casa ho rispettato il distanziamento da moglie e figli. Senza febbre non ho mai fatto il tampone, ma dieci giorni fa il test sierologico ha confermato che ho avuto il Covid-19".
L’Atalanta porterà la sofferenza di Bergamo in campo
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Gian Piero Gasperini sulla ripartenza del calcio dopo il coronavirus in Italia
Credit Foto Getty Images
Il calcio dà coinvolgimento economico e sociale
"Troppe persone hanno remato contro la ripresa del calcio, dimenticando il suo valore economico e sociale. Molti hanno frenato dall’interno, e c’è stato troppo livore da altri sport. Ma il calcio è bello e piace: colpa sua? Esiste una legge di domanda e offerta. Il calcio è l’unico che ti dà un coinvolgimento così forte, un orgoglio di appartenenza quotidiano".
Il calcio a porte chiuse e con cinque sostituzioni
"Non mi piace giocare a porte chiuse senza tifosi, ma è l’unico modo per ripartire. In uno stadio vuoto è più difficile restare concentrati, ma in un contesto di fatica la precisione tecnica sarà fondamentale. Servirà più attenzione. Le cinque sostituzioni? È una pessima idea, snatura la partita. Così diventiamo basket. Nel finale di partita ci possono essere in campo dieci giocatori nuovi, è come permettere di cambiare motore a metà GP. Ci rimette lo spettacolo. Nel finale le squadre si allungano, si scoprono, viene disinnescato il merito delle squadre meglio preparate che vincono alla distanza. Meno infortuni così? Non so. Meglio se si fosse applicata l’idea di Galliani: partite più diluite e campionato finito dopo l’estate. I tempi c’erano".
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