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I progressi di Eriksen, il solito calo: la stranezza del campionato può aiutare l'Inter

Roberto Beccantini

Aggiornato 22/06/2020 alle 08:53 GMT+2

La squadra di Conte ha onorato il pronostico contro una Sampdoria fortemente colpita dal Covid-19: è stato fatto tanto lavoro, ma ne resta altro da fare, con pochi margini d'errore.

Focus Eriksen

Credit Foto Eurosport

Adesso che la classifica è completa, e mancano dodici turni allo scudetto d’estate, il podio recita: Juventus 63, Lazio 62, Inter 57. In attesa di pesare i problemi di Madama sulla bilancia del Bologna e il battesimo di Simone Inzaghi a Bergamo contro un’Atalanta che, come il Verona, ha ripreso a macinare calcio e gol con la stessa allegria che ne aveva scandito la stagione pre-virus, la squadra di Antonio Conte ha onorato il pronostico. Dominando per un’ora, soffrendo per il resto.
Non che la Sampdoria di Claudio Ranieri, una delle più colpite dal Covid, fosse un ostacolo clamorosamente alto (senza Fabio Quagliarella, per giunta), ma l’Inter ha subito sfrattato la partita dalla lotteria degli episodi. L’hanno decisa Romelu Lukaku e Lautaro Martinez, le ombre del San Paolo. E l’ha ispirata Christian Eriksen, che già in coppa - di ruolo, finalmente, e non più supplente - aveva offerto saggi di un repertorio che in Italia, più ancora che in Premier, potrà fare la differenza.
Il passaggio dal 3-5-2 al 3-4-1-2, studiato dall’allenatore in funzione esclusiva ed elettiva del prence danese, ha contribuito a rendere più nitido il panorama e più ficcante la manovra. A me, poi, continua a piacere Antonio Candreva, un esterno sempre sospeso fra il coraggio della responsabilità e la responsabilità del rischio.
Lukaku e Lau-Toro hanno fin qui realizzato 30 gol: 18 il primo, 12 il secondo. Tendono, di solito, a flettere con le grandi. Ma occhio al calendario: sulla carta, proprio l’alleato più prezioso. Li aspettano Sassuolo, Parma, Brescia e Bologna: tutti a San Siro meno il Parma. In generale, le grandi o aspiranti tali si riducono a Verona, Roma, Napoli e Atalanta. Senza dimenticare il «vantaggio» di Juventus-Lazio.
Le ricadute di Stefano Sensi preoccupano più degli infortuni di Marcelo Brozovic e Matias Vecino. Bisogna lavorare sui cali di tensione, comuni alla tentazione di sentirsi arrivati e, soprattutto, ai tre mesi di sosta (oltre alla contingenza dei risultati, come probabilmente nell’ultimo caso).
Non appena gli attaccanti diradano i soccorsi, persino «questa» Samp può riaprire, con Morten Thorsby, una pratica che sembrava strachiusa: specialmente se Lukaku si divora il 3-0. I secondi tempi di Napoli e di ieri hanno scandito flessioni che vanno tenute sotto controllo. La vittoria aggiunge all’Inter la consapevolezza del lavoro fatto e del tanto che resta.
La stranezza del campionato spaccato aiuta a darsi di gomito. Pensate: in testa c’è la Juventus che, rispetto alla quarta, l’Atalanta, ha raccolto 24 reti in meno: 50 a 74. Se non è record, è qualcosa che gli assomiglia. E dal momento che di punti ne rimangono 36, e la zona Champions è già solida, perché non provarci. D’accordo, se si torna alla gara con i doriani era lecito attendersi una gestione del gruzzolo meno vaga, e i margini di errori saranno d’ora in poi prossimi allo zero. Tutti chiodi per il martello di Conte.
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