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Juventus-Inter: rispetto all'andata, è tutta un'altra storia

Roberto Beccantini

Pubblicato 28/02/2020 alle 09:51 GMT+1

Chiusa al popolo, Juventus-Inter di domenica sera nasce comunque a porte aperte: quelle di Madama, sconfitta addirittura dalla settima del campionato francese.

Focus Juventus-Inter

Credit Foto Eurosport

Se con Cristiano si parte dall’uno a zero, Cristiano parte sistematicamente dallo zero a uno. E non è che Chiellini possa, da solo, mondare tutti i peccati che coinvolgono, in ordine sparso, la pigrizia della squadra, gli screzi (Bonucci versus Matuidi, per esempio) e i disegni tattici del mister.
Dalla tana dell’Atletico, dove e quando la Juventus di Allegri non fece nemmeno un tiro in porta e perse di brutto, al Lione di mercoledì è passato un anno senza che sia passato il messaggio del nuovo, del diverso. Paradossalmente, la miglior Juventus di Sarri rimane legata alla partita d’andata con l’Inter. Era il 6 ottobre, Dybala e Higuain firmarono un 2-1 decorato dal gioco e non, semplicemente, dagli episodi.
Conte torna a Torino da avversario, lui che - nella stagione 2011-2012 - inaugurò il grande ciclo, e pagherebbe di tasca sua pur di matare il "Sarriball". A Madama mancherà, proprio nel momento del bisogno più acuto, il muro del pubblico, cruciale nel difendere i confini del regno. Per l’Inter, reduce dalla pratica con il Ludogorets in un San Siro deserto (a proposito), si profila un’occasione unica.
Sliding doors. La Lazio ospita domani - a spalti gremiti, come si scriveva una volta - il Bologna. Un’eventuale vittoria determinerebbe il sorpasso in vetta e moltiplicherebbe l’ansia dei rivali. Sarri continua a rimbalzare da una chicca all’altra. Ha spiegato la lentezza cronica della manovra con un problema di comunicazione. In allenamento, tutti frecce rosse. In partita, tutti diligenze. Il guaio è che siamo a marzo, e il tecnico parla come se fossimo ancora in autunno. Non solo: il Pjanic odierno incarna e riassume il ritmo che può essere tollerato al massimo in Italia: e pure qui, sempre meno (penso all’Atalanta, al Verona).
Eriksen è il jolly che "C’era Guevara" mendica da agosto. Potrebbe risultare la carta vincente, non meno del ritorno di Handanovic o della coppia Lukaku-LauToro. Sarà il centrocampo a orientare il risultato: e, oggi, quello juventino è sgonfio. I ricami di Dybala spesso incantano, ma così lontani dalla porta rischiano di pompare aggettivi, non tabellini. E in difesa, Chiellini o non Chiellini, confermerei De Ligt.
In bilico tra maschere e mascherine, tamponi e campioni, con il Paese isolato e attraversato da scariche sinistre di panico, il derby d’Italia ostaggio del virus si aggrappa al rumore assordante del silenzio che disarma persino i pronostici. L’Inter vi arriva più serena, la Juventus con la paura di essersi ficcata in un labirinto. Lo scrissi di recente: i senatori dalla pancia piena avevano promesso aiuto a Sarri. Il quale Sarri, se abbandonato alle sue fisime, potrebbe non farcela. Le rivoluzioni costano. E, ingrate, se ne infischiano dei piani. Urge una conferma "live" di Agnelli. Tanto per vedere - di nascosto - l’effetto che fa.
Per commentare o fare domande potete inviare una mail a roberto.beccantini@fastwebnet.it o visitare il blog di Roberto Beccantini.
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Sarri: "In Italia in questa partita ci avrebbero dato due rigori, in Europa c'è un metro diverso"

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