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La storia capovolta: quando l’Atalanta fa il Milan. E viceversa

Simone Eterno

Aggiornato 23/12/2019 alle 08:30 GMT+1

Il 5-0 subito dai rossoneri a Bergamo è la sconfitta più pesante del Milan da 21 anni a questa parte. Una situazione shock, ma in qualche modo tutt'altro che che casuale. I processi decisionali infatti hanno invertito i mondi così come li avevamo conosciuti.

Gigio Donnarumma in lacrime lascia il campo di Bergamo consolato dal fratello Antonio e dal preparatore dei portieri Luigi Turci, Atalanta-Milan, Serie A 2019-2020, Getty Images

Credit Foto Getty Images

Per chi con il calcio è cresciuto durante gli anni ’90 la situazione fa davvero un certo effetto. Se razionalmente infatti quanto successo a Bergamo non fa una piega - da una parte una squadra con un’idea, un’identità, tanta qualità, un progetto concreto e un allenatore in pieno controllo della situazione… Dall’altra un sostanziale ‘sbando’ che prosegue imperterrito da anni a ogni singolo livello della piramide – vedere il mondo capovolto non è poi evento così banale.
Da Bergamo infatti il Milan non solo torna a casa con la più pesante sconfitta in tutte le competizioni da 21 anni a questa parte – (l’ultimo 5-0 subito fu nel 1998 contro la Roma) – quanto per le dinamiche di un’umiliazione che fa male ai rossoneri più per la sostanza che per il risultato in sé. Se infatti quel 5-0 non è così sorprendente per i valori attuali – l’Atalanta gira a mille, il Milan è una squadra senza capo né coda – è nell’assenza di un concreto punto di ripartenza che risiede il male primario dei rossoneri. E non da ieri. In campo, ad esempio, quello della carta d’identità pare essere l’ultimo dei problemi del Milan. Si sente spesso sottolineare a livello dirigenziale la necessità di “ripartire con una squadra giovane”; ma se è vero che in linea di massima il piano non fa una piega dal punto di vista puramente teorico, bisogna vedere poi quante qualità questi giovani effettivamente abbiano.
  • Le sconfitte più pesanti della storia del Milan: 21 anni fa l'ultimo 5-0 incassato
Atalanta-Milan 5-022/12/2019
Roma-Milan 5-0 3/5/1998
Milan-Juventus 1-66/4/1997
Alessandria-Milan 6-126/1/1936
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Atalanta-Milan Getty Images

Credit Foto Getty Images

Al di là della misura del termometro tecnico, assolutamente non trascurabile per il Milan in questo momento, l’altra grande sensazione è che ai rossoneri manchino come il pane giocatori di personalità che capiscano cosa significhi indossare quei colori. E non è mera retorica da quattro spicci: il Milan visto a Bergamo, surclassato nel gioco, non aveva in campo un singolo giocatore in grado per lo meno di lanciare un segnale d’orgoglio, concetto a cui ci si aggrappa per evitare quantomeno questo genere di disfatte. E invece nulla. Tabula rasa. Un ‘encefalogramma della personalità’ – oltre che del gioco – completamente piatto. E per le ripartenze, quelle vere, si comincia in qualche modo sempre dal campo.
Poi serve la guida tecnica di grande spessore e una dirigenza illuminata. E l’esempio, per i rossoneri, stava proprio dall’altra parte del campo. L’Atalanta rappresenta infatti in questo preciso momento storico tutto ciò che il Milan ha ambizione di diventare dalla cessione di Silvio Berlusconi. Giovani sì, ma di qualità. E soprattutto guidati da un condottiero che sappia dove andare. Quando il Milan iniziava il suo lento declino, l’Atalanta incominciava a costruire. Un processo lungo, tortuoso, probabilmente persino inaspettato per le dimensioni che ha poi saputo raggiungere. Ma fatto nella maniera corretta.
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I tifosi dell'Atalanta celebrano la storica qualificazione in Champions League ricordando la data dell'11/12/2019

Credit Foto Getty Images

Se la Dea oggi è agli ottavi di finale di Champions League, se vanta il progetto di uno stadio che nel giro di 2 anni sarà totalmente ristrutturato, se sul campo nell’anno solare 2019 è stata in grado di andare in gol per 81 volte – 15 in più della seconda squadra in questa speciale classifica, la Lazio a 66 – non è certo il frutto di una casualità. Ma di scelte. Ponderate. Soprattutto negli uomini chiave di una società: dirigenza e allenatore. Perché alla fine una squadra la fanno queste due entità. Tutto ciò che il Milan non è stato in grado di gestire al meglio negli ultimi anni. Le campagne acquisti e bilanci della precedente gestione sono lì da vedere; così come le scelte fatte da coloro che siedono oggi in cabina di regia.
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Zvonimir Boban, Paolo Maldini, Ricky Massara, LaPresse

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Il mondo capovolto non è insomma poi una sorpresa. Ma frutto del più naturale percorso di scelte: azzeccate da una parte, sbagliate dall’altra. Viene da chiedersi più che altro come sia stato possibile che l’Atalanta sia diventato il Milan e il Milan, non ce ne voglia nessuno, l’Atalanta. Perché questo sì in qualche modo resta uno shock. Ma la spiegazione, in fondo, è semplice-semplice.
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