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Lazio-Roma è un derby storico, il primo senza Totti e De Rossi

Simone Pace

Pubblicato 01/09/2019 alle 12:35 GMT+2

A distanza di 26 anni dall'ultima volta, i giallorossi si presentano alla stracittadina privi, tra campo e scrivania, dei giocatori che hanno scritto la storia recente (e non) del club. Tra l'emozione speciale del nuovo capitano Alessandro Florenzi e di Paulo Fonseca, al suo primo derby romano, la sfida dell'Olimpico promette di essere più imprevedibile che mai.

Francesco Totti e Daniele De Rossi

Credit Foto Getty Images

Il derby di Roma si presenta da solo, non ha bisogno di particolari pretesti per essere vissuto. Eppure questo Lazio-Roma che un calendario bizzoso ha sfornato già alla seconda giornata regala almeno 3 ingredienti che lo rendono ancora più atteso. Punto primo: arriva prestissimo e, considerate le condizioni fisiche precarie di entrambe le squadre, è ancora più imprevedibile. Punto secondo: le 2 squadre hanno segnato 3 reti ciascuna al debutto in campionato, è lecito quindi attendersi una partita spettacolare. Punto terzo (il più importante): sarà il primo derby senza Totti e De Rossi. Per rendere l'idea del momento che si sta vivendo, basti pensare che l'ultimo derby romano senza i due ex capitani risale addirittura al 24 ottobre 1993.

L'ultimo derby senza Totti o De Rossi

24 ottobre 1993
Roma-Lazio 1-1
Roma: Lorieri, Garzya, Festa, Mihajlovic, Lanna, Carboni, Hassler (89' Rizzitelli), Piacentini, Balbo, Giannini, Bonacina. All.: Mazzone.
Lazio: Marchegiani, Bergodi, Bacci, De Paola, Bonomi (64' Marcolin), Di Matteo, Fuser, Winter, Casiraghi, Di Mauro, Signori. All.: Zoff.
Arbitro: Pairetto di Nichelino.
Reti: 60' Piacentini (R), 78' Di Mauro (L).

Gli addii burrascosi del Pupone e di Capitan Futuro

Di fronte, quindi, ci saranno una Lazio che è rimasta praticamente la stessa dello scorso anno e che gioca a memoria sotto la guida di Simone Inzaghi, e una Roma che ha cambiato tantissimo: l'estate giallorossa ha portato un allenatore nuovo e quindi un nuovo modo di giocare, cessioni dolorose (vedi Manolas), conferme importanti (vedi Dzeko) e acquisti di prospettiva (Pau Lopez, Veretout, Mancini e Diawara per citare i principali). Ma soprattutto ha comportato il doppio, dolorosissimo addio di Francesco Totti e Daniele De Rossi. I due ex capitani se ne sono andati nel modo peggiore, almeno dal punto di vista dei tifosi: Totti sbattendo la porta con una conferenza stampa fiume che rimarrà nella storia, De Rossi di fatto scaricato, entrambi non riconoscendo più la Roma che fino a pochi mesi fa era stata la loro Roma, in campo o dietro la scrivania. Archiviata questa doppia, traumatica separazione rimane una squadra che ha bisogno di trovare certezze, di ripartire dal volto e dalla grinta di Alessandro Florenzi (simbolo del nuovo corso) e dai gol di Edin Dzeko (il bomber sulle cui spalle è bene aggrapparsi in questo momento molto delicato).

L'emozione di Paulo Fonseca

È un derby molto speciale anche per Paulo Fonseca, che si appresta a vivere il suo primo derby da allenatore della Roma. Il tecnico portoghese viene catapultato nell'adrenalina della stracittadina romana già alla seconda giornata: un battesimo del fuoco per chi, come lui, è entrato in punta di piedi in Serie A. Tornando indietro negli anni e restringendo il campo agli ultimi 11 allenatori stranieri che si sono seduti sulla panchina della Roma scopriamo un dato interessante: solo due di loro, Helenio Herrera e Rudi Garcia, sono riusciti a trionfare all'esordio in campionato contro la Lazio. Gli altri hanno pareggiato o perso (emblematico, ad esempio, il ko rimediato da Zeman nel 1997).
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Paulo Fonseca

Credit Foto LaPresse

La 'benedizione' di Rudi Garcia

A spingere Fonseca ci sono le parole di Rudi Garcia. Un allenatore straniero che, arrivato nel 2013, ereditò uno spogliatoio a pezzi dopo il ko nella finale di Coppa Italia contro la Lazio e si trovò ad affrontare un derby di campionato già alla quarta giornata. Uno scenario psicologico per certi versi molto simile a quello attuale.
Quando sono arrivato ho capito da due romanisti come Totti e De Rossi come si vivesse il derby. Parlando con loro si capiva come il passato fosse un peso e questo, a volte, può far perdere di lucidità. Ecco, io non avevo quella zavorra. Ero arrivato su delle macerie psicologiche. Ricordo che quando uscì il calendario ero in stanza con i dirigenti che erano disperati per quel derby che arrivava così presto, invece io dissi che era una chance per cancellare il passato e ripartire. Credo che questo possa valere anche per Fonseca: se le cose andranno bene, si potrà fare gruppo e rilanciare la stagione [(@La Gazzetta dello Sport]
Soltanto due degli ultimi 11 allenatori stranieri della Roma hanno vinto il derby all'esordio contro la Lazio
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