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Le cinque verità di Inter-Lazio: Conte e i record, Handanovic sgretola le certezze dei biancocelesti

Francesco Balducci

Aggiornato 26/09/2019 alle 08:14 GMT+2

Un ottimo primo tempo della Lazio non basta per far gol all’Inter. Handanovic e il terzetto difensivo blindano il quinto successo consecutivo di Conte che intanto si coccola Nicolò Barella.

Antonio Conte e Simone Inzaghi

Credit Foto Getty Images

1) Antonio from the block

Tra i primi bagagli emersi dal nastro trasportatore aeroportuale al momento del ritorno di Antonio Conte in Italia c’era proprio il suo, inconfondibile. Carico di aspettative, forse troppe ma con lui è così: o tutto o niente. Con la vittoria sulla Lazio ha già battezzato il primo record della sua storia interista, diventando il primo tecnico a vincere le prime 5 partite al primo anno in nerazzurro. Le saccagnate (come le ha definite in conferenza stampa) arriveranno al primo passo falso, intanto l’Inter è già una sua creatura, anche se allo stato embrionale. Il suo undici soffre ma con maturità, ha alzato la qualità del possesso palla trovando sempre (o quasi) una via di fuga dal pressing avversario, copertura del campo quasi totale grazie all’utilizzo di cambi di gioco frequenti e tanta intensità. Insomma, poche cose ma buone.

2) Difesa ad oltranza

La base era buona, c’è da dirlo. Nelle due annate di Spalletti l’Inter ha concluso il campionato come quarta e seconda miglior difesa. No, non è purtroppo un film con Sharon Stone ma la difesa ad oltranza sembra aver seguito anche in questa stagione. Una rete incassata nelle prime cinque partite, media che inizia a demoralizzare psicologicamente i rivali: Handanovic a 35 anni volaancora di palo in palo sgretolando le certezze di Correa con un terzetto difensivo che si amalgama con naturale predisposizione. Invalicabili nell’uno contro uno (menzione speciale a De Vrij), le tre pedine della difesa di Conte sono fondamentali anche in fase di prima costruzione: dopo Brozovic, infatti sono stati proprio Godin (83), De Vrij (84) e Skriniar (87) a giocare il maggior numero di palloni, con l’olandese che ha chiuso con il 99% di passaggi riusciti.
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Stefan de Vrij - Inter-Slavia Praga - Champions League 2019-2020

Credit Foto Getty Images

3) Lazio, manca sempre quel non-so-cosa

Reazione da big dopo lo svantaggio, giunto peraltro al primo tiro in porta subito. La qualità di cui dispone Inzaghi negli ultimi 30 metri non la scopriamo di certo oggi. Correa tra le linee a tratti è imprendibile, in tandem con Caicedo fa tremare la retroguardia dell’Inter aggrappata ai miracoli del suo portiere e recuperi a pieni polmoni. Col duplice fischio del direttore di gara, però, si è spenta tutta la verve offensiva dei biancocelesti che nella ripresa hanno abboccato al possesso palla dell’Inter, costringendo Parolo e soci ad evitare il raddoppio invece di agguantare il pareggio. L’ingresso di Immobile non ha aggiunto nulla all’ottima prova dei compagni nei primi 45 minuti, orfani forse delle illuminazioni di Milinkovic-Savic, incappato in una di quelle serate dove dovrà far pace col suo talento. Per la lotta al quarto posto resta la favorita, anche se manca sempre quel maledetto non so che.
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Ciro Immobile

Credit Foto Getty Images

4) Tutti sul carro di Barella

Nel derby c’era stato un equivocabile sentore, adesso stiamo entrando nella sfera del necessario. Vedere Barella giocare nel centrocampo dell’Inter ti fa sorgere quella domanda che ci poniamo ogni volta che qualcosa provoca una svolta imprevista e gradita alla nostra vita: ma fino a questo momento l’Inter come ha fatto senza? L’ex Cagliari è in crescita, nonostante le prime panchine d’agosto e il cicaleccio dei soliti circa l’esborso esagerato per acquistarlo. Il classe 97’ è il coltellino svizzero della mediana diConte: recuperi a perdifiato (15), dribbling, visione di gioco e personalità, caratteristica che a 22 anni non fa mai male.

5) Il fu Matias Vecino

A voler trovare il pelo nell’uovo nella serata – e avvio di stagione – dell’Inter bisogna parlare di Matias Vecino. L’eroe dei secondi finali, dall’arrivo di Conte, sembraquello più in difficoltà nello stare al passo delle innovazioni portate dalla nuova guida tecnica. Mezzala senza palla, trequartista alle spalle di Lukaku in fase di possesso, l’uruguaiano non incide in entrambe le fasi: solo 36 palloni giocati, nessun trio in porta o inserimento degno di nota. Al minuto 59’ viene sostituito con Sensi e l’Inter inizierà il suo dominio in mezzo al campo che tanto era mancato nella prima frazione. L’ex Sassuolo è indubbiamente il titolare ma Conte ha bisogno di attingere costantemente dalla panchina, il recupero del numero 8, quindi, resta uno dei punti all’ordine del giorno.
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