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Pioli e Rebic: così il Milan ha eliminato la Roma dalla Champions

Roberto Beccantini

Pubblicato 29/06/2020 alle 19:02 GMT+2

Milan-Roma era il derby americano e anche una finestra sull'Europa. Hanno vinto con pieno merito i rossoneri, capaci di restare dentro la partita più dell'avversario e di rosolarlo non appena è calato. L'effetto fornace non può non avere influito: giocare alle 17.15 d'estate è l'ennesimo inchino alla bulimia delle televisioni.

Stefano Pioli, Simon Kjaer, Milan-Roma, Getty Images

Credit Foto Getty Images

Era il derby americano, Milan-Roma, e anche una finestra sull'Europa, il battesimo del Diavolo a San Siro dopo il lockdown. L'effetto fornace non può non aver influito. Stefano Pioli veniva dalla scorpacciata di Lecce, Paulo Fonseca dalla rimonta inflitta alla Sampdoria. Per i trenta e rotti gradi che soffocavano lo stadio deserto, immagino che spostarsi sarà stata una tortura. Le 17.15 d'estate sono l'ennesimo inchino alla bulimia delle televisioni, non solo o non tanto un 'vaccino' necessario contro la pandemia.
Ha vinto con pieno merito il Milan, capace di restare dentro la partita più dell'avversario, e di rosolarlo non appena è calato. Fra le chiavi di lettura propongo questa: Hakan Calhanoglu, in fase di rifinitura, meglio di Lorenzo Pellegrini e Henrikh Mkhitaryan, in palese difficoltà a individuare corridoi, a pescare i compagni in agguato.
Il primo tempo era stato sostanzialmente equilibrato, fra un colpo di testa di Edin Dzeko, una sgrullatina di Calhanoglu e un'azione che aveva proiettato Jack Bonaventura in zona-sparo. Il secondo, viceversa, è stato del Diavolo. Può essere che i due giorni di riposo in meno abbiano condizionato la tenuta dei romanisti. Il mister portoghese non ha ricavato energie dai cambi, a cominciare dalla staffetta fra Dzeko e Nikola Kalinic. Pioli sì: da Paquetà, soprattutto, e perfino da Alexis Saelemaekers.
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Paquetà, Çalhanoglu, Rebic - Milan-Roma - Serie A 2019/2020 - Imago

Credit Foto Imago

Il Milan sta per recuperare Zlatan Ibrahimovic. Gli servirà. Fonseca ha trasmesso alla Roma un'elettricità che necessita di spazi e volate, oltre che di triangoli mirati, requisiti sfioriti nel calendario e nella ripresa. Poi il calcio è il calcio, mai dimenticarlo. Non tanto per il retro-passaggio sbagliato di Davide Zappacosta (capita), quanto per le puntate successive: Ante Rebic che cattura la palla e rischia subito di perderla; e ancora il croato che, a porta vuota, coglie il palo prima di battere Antonio Mirante su un rimbalzo che neppure Adriano Galliani avrebbe immaginato così generoso, così dolce.
E dal momento che siamo diventati il Paese dei rigori - 135, addirittura, rispetto ai 122 dell'intero campionato scorso - ecco l'ennesimo, di Chris Smalling su Theo Hernandez, da piedino a piedino (una cosa un po' più seria dello sfregamento di sabato notte fra Bartlomiej Dragowski e Felipe Caicedo). Calhanoglu è stato, almeno lui, molto 'freddo'.
Squadre tendenzialmente lunghe e nulla da eccepire sul verdetto. Per la Roma è la fine della rincorsa ai brandelli di Champions; per il Milan, un indizio di Europa League. Sono società solcate dall'inquietudine, chi per un trasloco di proprietà bloccato sul più bello e chi per una rivoluzione tecnica. I gol di Rebic si accumulano, già otto, e potrebbero portare alla conferma. Dicono che il futuro di Pioli sia segnato. Era uno snodo delicato, non aveva mai sconfitto una grande, ha trasmesso serenità, ha nascosto - se non proprio risolto - i problemi. Mancano dieci giornate. Tifo per lui.
Per commentare o fare domande potete inviare una mail a roberto.beccantini@fastwebnet.it o visitare il blog di Roberto Beccantini.
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Pioli: "Reinserire Ibra un problema? No, Zlatan ha alzato i nostri numeri, è solo positivo riaverlo"

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