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Sarri e Pioli, settimana decisiva per un futuro davvero già scritto?

Simone Eterno

Aggiornato 07/07/2020 alle 21:14 GMT+2

Milan-Juventus è anche l'incrocio tra due tecnici che vivono un momento particolare e continuano a dividere nell'opinione tra i propri tifosi. Dal momento attuale all'analisi dei numeri della loro stagione fin qui, per una sfida fondementale per la settimana e per il futuro di entrambi.

Sarri e Pioli, Juventus e Milan, settimana chiave per il futuro

Credit Foto Eurosport

Lo spettro di dover per forza vincere qualcosa da una parte, e il fantasma di un successore già pronto dall’altra. Juventus-Milan è anche la partita del futuro di Maurizio Sarri e Stefano Pioli, in un big match dalle tinte retrò che torna improvvisamente di moda in un’estate calcistica dal sapore a suo modo unico.

Il traguardo per Sarri è a un passo, ma...

E’ bastato un amen, infatti, almeno in casa Juventus, per trasformare ancora una volta la posizione di Sarri dentro il tifo bianconero. Da rivoluzionario a inadeguato, da perdente cronico a quasi vincente, in meno di un anno alla Juventus l’ex tecnico del Napoli è stato dipinto a Torino con l’intera scala dei colori. Complici però anche gli scivoloni più o meno inattesi di Lazio e Inter, alla fin della fiera Maurizio Sarri è un passo da seguire l’illustre strada disegnata per 8 anni dai suoi predecessori Conte e Allegri: quella della vittoria.
Già perché Milan e Atalanta sono forse gli ultimi veri ostacoli prima della gloria; 6 potenziali punti che se alla fine tali dovessero essere, lancerebbero la sua Juventus a quello scontro diretto di fine luglio con la Lazio con un bottino talmente ampio da potersi persino permettere un’altra sconfitta. Sarri però, dopo le difficoltà già incontrate proprio col Milan in quella Coppa Italia che l’aveva ributtato in un amen in quel calderone dei ‘perdenti’ che tanto piace cucinare alla giuria popolare, questa volta sa bene che l’appuntamento è forse ancor più importante: prima c’erano le attenuanti di 3 mesi di stop; oggi ci sono le certezze di una Juventus a cui in qualche modo il tecnico ha dato una quadra.
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Maurizio Sarri

Credit Foto Getty Images

Discusso, ma in pochi hanno fatto meglio di Sarri

Rispetto a prima della sosta forzata e della parentesi appunto in Coppa Italia, Sarri ha infatti finalmente stabilito della gerarchie ben definite; cosa che ai bianconeri era mancata in tutta la stagione e di cui in qualche modo si era sentita la necessità. E’ Rabiot e non Matuidi l’interno di sinistra del centrocampo a 3; è Bernardeschi e la sua attitudine al sacrificio e non la velocità e l’estero di Douglas Costa, il posto da esterno alto nel tridente. Ed è certamente di Paulo Dybala la posizione al centro dell’attacco, in un ritrovato ruolo da finalizzatore vicino alla porta, da talento con dribbling secco e tiro, che la gestione Allegri da ‘tuttocampista aerobico’ aveva cancellato dalla memoria di troppi. Ecco, Dybala, il vero trascinatore dei bianconeri di questa ripresa, è forse la vittoria più grande di questa stagione, almeno fin qui, della gestione Sarri; e al tempo stesso l’unica vera grana da gestire per la sfida col Milan che vedrà l’argentino assente. Il resto è un bilancio fatto di numeri che raccontano una realtà, sempre per Sarri, narrata da pochi: quella di uno dei migliori ruolini di marcia fin qui nella storia dei bianconeri.
GESTIONI JUVENTUS SCUDETTOPUNTI ALLA 30a GIORNATA
Capello I (*poi revocato)66
Capello II (*poi revocato)77
Conte I62
Conte II68
Conte III81
Allegri I70
Allegri II70
Allegri III74
Allegri IV78
Allegri V81
Sarri75
Alla 30a giornata, soltanto le ultime due Juventus di Allegri, l’ultima della gestione Conte (quella del record di punti) e la seconda di Capello (poi cancellata da Calciopoli) avevano fatto meglio dei suoi 75 punti fin qui raccolti. Non male per un tecnico nuovo arrivato che con insistenza tifo e opinione pubblica continuano a voler giudicare solo ed esclusivamente per i trofei che saprà mettere in bacheca al suo primo anno.

Pioli sì o Pioli no? La media punti non è da Champions

Chi è certo di non mettere nulla in bacheca quest’anno è invece Stefano Pioli, ancora chiuso in frullatore di giudizi che da un certo punto di vista assomiglia molto a quello di Maurizio Sarri. C’è chi tra il tifo rossonero sottolinea brutalmente la realtà dei fatti della classifica, che vede il Milan al 7° posto e a 17 punti dalla Champions League; e chi ne apprezza le qualità da ‘normalizzatore’, da uomo in grado per lo meno di dare una parvenza d’ordine dopo la confusione iniziale del prematuramente naufragato progetto Giampaolo... E non solo. Già perché Pioli ha dovuto in qualche modo gestire anche l’enorme confusione dentro la società, le partenze e gli arrivi, gli addii già certi e le voci. E in tutta questa enorme confusione, con qualche buon giocatore, tanti mediocri e un solo leader – per giunta rotto – Pioli ha ridato al Milan per lo meno un senso sul campo. Poi, certamente, anche qui ci sono i freddi numeri, e a differenza di quelli di Sarri non sono poi così eccellenti: con 37 punti in 23 uscite, la media punti di Pioli è un secco 1,6. La proiezione su 38 giornate darebbe il Milan a 60,8 punti. Traduzione? A meno di miracoli, fuori dalla zona Champions.
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Pioli e Rebic - Serie A 2020

Credit Foto Imago

Milan alla ricerca di un 'coup de théâtre’

Ecco perché il suo futuro pare in qualche modo già scritto, con l’ingresso di Ralf Rangnick e l’ennesima rivoluzione estiva che con ogni probabilità azzererà tutto ancora una volta. Pioli ha però dalla sua la chance di provare il ‘coup de théâtre’, perché proprio a partire dalla Juventus, passando poi per il Napoli dell’ex Gattuso e l’incredibile Atalanta di Gasperini – che all’andata umiliò i rossoneri – Pioli e il suo Milan hanno ancora la possibilità di provare qualcosa a qualcuno; di dimostrare che oltre la media punti c’è di più.
Che c’è la ricostruzione di un gruppo, ovvero quanto di più difficile nel calcio moderno; che c’è la chance di poter cancellare quanto successo all’andata; che c’è la possibilità di dimostrare, con un colpo di scena, di poterci anche stare sulla panchina del Milan, di essere l’uomo giusto per rifondare le basi. Certo, servirà un’impresa. Una magia, appunto, che dovrebbe partire già da quella Juventus che negli ultimi 14 incontri il Milan è stato in grado di battere solo una volta – ottobre 2016 –, incassano nei rimanenti incroci il non degno bottino, considerata storia e blasone di questo incrocio, di 13 sconfitte. Una possibilità di dare una sterzata alla storia, per una settimana dove provare a mettere in discussione un futuro già scritto.
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Sarri: "Il Milan ci mette sempre in difficoltà. Higuain? Litigo solo con lui..."

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