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Serie A: Recoba, Maradona, Riva: i 10 migliori mancini della storia

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Aggiornato 17/03/2020 alle 07:07 GMT+1

Spesso quel piede sinistro è sinonimo di genialità e in Serie A, per nostra fortuna, abbiamo visto passare esemplari di rara bellezza all'interno di questa categoria. In occasione del compleanno di Alvaro Recoba, che compie 44 anni, abbiamo selezionato i 10 migliori mancini della storia del massimo campionato italiano.

Recobae i migliori 10 della storia

Credit Foto Eurosport

I calciatori mancini nel calcio hanno un fascino particolare. È inutile nasconderlo. Spesso quel piede sinistro è sinonimo di genialità e in Serie A, per nostra fortuna, abbiamo visto passare esemplari di rara bellezza all'interno di questa categoria. In occasione del compleanno di Alvaro Recoba, che compie 44 anni, abbiamo selezionato i 10 migliori mancini della storia del massimo campionato italiano: sceglierne solo 10 non è stato facile e di sicuro ci sono delle omissioni che possono far discutere. In fondo, però, è anche questione di gusti e per questo motivo ve li elenchiamo in ordine sparso. Fare una classifica sarebbe pressoché impossibile, ma soprattutto ingiusto.

Alvaro Recoba

Tutti aspettavano Ronaldo, ma il 31 agosto 1997 un ragazzino di Montevideo entra in campo e ribalta da solo, al Meazza, la partita con il Brescia. Il Fenomeno? No, è il Chino a far impazzire i tifosi dell'Inter ed è amore a prima vista. Il suo è un sinistro devastante: ricordate il gol a Empoli da centrocampo? Roccati se lo ricorda di sicuro. Moriero in quella stagione glielo strofina spesso, poi il rendimento discontinuo dell'uruguaiano inizia a spaccare l'esigente tifoseria nerazzurra. Non Massimo Moratti, però, che per lui ha un debole e non lo nasconde. Nella seconda metà della stagione 1998-99 va al Venezia in prestito e lo salva con 10 gol. Tra le sue perle anche una doppietta in Inter-Roma del marzo 2002 e l'ultimo gol nerazzurro lo segna direttamente da calcio d'angolo, il 29 aprile 2007. Certo, se si fosse "perfino" allenato...

Gigi Riva

A Gigi Riva il piede destro serve solo a salire sul tram
Questo disse di lui, scherzosamente, Manlio Scopigno, l'allenatore soprannominato il Filosofo. Mettete potenza, prolificità sotto porta, rapidità, acrobazia, gioco aereo ed eleganza in un solo calciatore. Avrete così Gigi Riva, storica bandiera del Cagliari e firma d'autore sullo Scudetto del 1970. Campione d'Europa con la Nazionale nel 1968, Riva unisce l'Italia. Uno così, uno da 249 gol in 442 partite, non si discute. Si ama e basta. Per Gianni Brera e per tutti gli italiani, semplicemente, Rombo di Tuono.

Mario Corso

Mariolino Corso, campione da 509 presenze, 94 gol e 8 trofei con l'Inter, scrive la storia nerazzurra. Oggi vediamo tante punizioni che scavalcano la barriera e s'infilano nel sette, ma quel marchio, la celebre "foglia morta", è opera sua. È così che propizia la rimonta nella semifinale di ritorno di Coppa dei Campioni con il Liverpool e tante altre pagine memorabili della Grande Inter di Helenio Herrera. Angelo Moratti una volta disse: "Auguro all’Inter di scovare tanti calciatori che costino poco e valgano tanto come Corso". Sempre con classe e i calzettoni abbassati. Come lo definì il ct d'Israele, "il piede sinistro di Dio".

Bruno Conti

Piaceva e non piaceva quel suo modo di giocare come se usasse il piumino da cipria: più che tirare randellate alla palla, la accarezzava, disegnava dribbling e passi doppi come se fosse cresciuto a Copacabana
L'investitura è di un certo Pelé. Bruno Conti da Nettuno lega il suo nome alla Roma, ma viene anche dirottato al Genoa: "Qui Bruno Conti viene da me reinventato pelasgio, piccolo e nero gnomo dei mille e forse nemmeno mille dei primi sparuti omarini sbarcati dal mare", scriveva Gianni Brera, che lo definiva un gatto con il gomitolo. A centrocampo seminava il panico per poi involarsi verso la porta avversaria: 169 centimetri di classe pura, dici Bruno Conti e pensi allo Scudetto giallorosso del 1983 ma soprattutto alla Nazionale di Bearzot, regina al Mundial del 1982.

Omar Sivori

Detto El Cabezón per la sua folta capigliatura scura o anche El Gran Zurdo (il grande mancino) perché giocava principalmente con il sinistro, Omar Sivori rappresenta il talento fatto di dribbling in velocità e palleggio. Con la maglia della Selección vince la Copa America 1957 formando con altri fuoriclasse della squadra un gruppo ricordato come gli Angeli dalla faccia sporca. Tra River Plate e Juventus, ottiene sei titoli e due coppe nazionali, sigla 147 gol nel campionato italiano e viene insignito del Pallone d'Oro nel 1961. Indossa sia la casacca dell'Argentina che quella dell'Italia: indimenticabile oriundo, qualche traccia di lui, nel calcio di oggi, è visibile in Paulo Dybala.
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Sivori Juventus 1966

Credit Foto Imago

Sinisa Mihajlovic

Dotato di un sinistro potente e preciso, Mihajlovic è uno dei più grandi specialisti nell'esecuzione di calci piazzati. Il suo tiro diventa oggetto di studio di alcuni ricercatori del dipartimento di fisica dell'Università di Belgrado, che calcolano una velocità massima di 160 km/h. Un centrocampista che negli anni viene reinventato difensore, ruolo in cui mostra il meglio di sé. In Serie A, il serbo realizza 28 reti su punizione, di cui tre in una sola partita (Lazio-Sampdoria 5-2). Da quella rincorsa breve un brivido percorreva la schiena dei portieri avversari. Un guerriero, in campo e fuori.

Adriano

Si presenta ai tifosi dell'Inter in un'amichevole con il Real Madrid e per poco, su punizione, non tira giù la porta. Strapotere fisico, controllo di palla in progressione, un sinistro al fulmicotone: questo era Adriano che tra Flamengo e Inter riempie la sua bacheca lasciando, però, quell'alone di tristezza di un crack limitato dagli eccessi della vita privata. Vi ricordate il coast to coast in Inter-Udinese? Quello è il gol simbolo dell'Imperatore Adriano, "un brasiliano che tirava bombe a mano...".

Dejan Savicevic

Fantasista agile, veloce e talentuoso, un mancino specializzato in grandi giocate e dribbling. Dejan Savicevic per la sua notevole imprevedibilità e fantasia viene ribattezzato Il Genio. Un soprannome calzante perché la sregolatezza era data da un carattere controverso e da un rendimento non sempre continuo. D'altronde, la disciplina tattica non è prerogativa essenziale del talento puro. Campione d'Europa con la Stella Rossa e il Milan: il gol al Barcellona chi se lo scorda? Nato all'ombra dei balcani, capaci di partorire una generazione di campioni eccezionali.

Diego Armando Maradona

Diego era capace di cose che nessuno avrebbe potuto eguagliare. Le cose che io potrei fare con un pallone, lui potrebbe farle con un'arancia
La frase la pronuncia Michel Platini. Per molti Maradona è il più forte di sempre. Due Scudetti vinti con il Napoli e un Mondiale, quello del 1986, conquistato con l'Argentina da protagonista assoluto: contro l'Inghilterra ai quarti di finale segna una rete considerata il gol del secolo, tre minuti dopo aver realizzato un gol con la mano (noto come mano de Dios). Carisma, estro, eccessi e un sinistro telecomandato. Per tutti El Pibe de Oro.

Roberto Carlos

Uno dei più forti terzini del calcio moderno, abbina velocità a visione offensiva. Roberto Carlos non è un semplice terzino ma un esterno aggiunto. Specialista nei calci piazzati, riesce a trovare spesso la via del gol grazie a un tiro molto potente, preciso e carico d'effetto. La punizione segnata alla Francia nel 1997, il famoso tiro delle tre dita, è ancora materia di studio: da 35 metri un pallone che viaggiava a 137 km/h e che sembrava destinato a uscire di metri, cambia traiettoria per rientrare e infilarsi in rete. Oltre 100 gol segnati in carriera - niente male per un "difensore" - tanti trionfi, nazionali e internazionali, e altrettanti rimpianti per i tifosi dell'Inter che lo vedono congedato da Roy Hodgson per puntare su Pistone.
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L'Effetto Magnus: quando Roberto Carlos batté le leggi della fisica con un calcio di punizione

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