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Addio Maradona: perché a Napoli è diventato il giocatore più forte di tutti i tempi

Simone Pace

Aggiornato 25/11/2020 alle 21:33 GMT+1

Diego Armando Maradona se n'è andato a 60 anni lasciando un vuoto incolmabile: con lui scompare il Calcio, con la C maiuscola. Simbolo della Napoli calcistica (e non solo calcistica) il Pibe de Oro ha fatto irruzione nel calcio italiano nell'estate 1984 diventando, nel giro di pochi anni, il giocatore più forte di tutti i tempi. Vediamo perché.

Diego Maradona soulève la Coupe du monde 1986

Credit Foto Getty Images

Diego Armando Maradona ci ha lasciato a 60 anni. Creando un vuoto enorme in chi lo ha visto giocare e dal vivo e in chi no. Lasciandoci addosso una tristezza impossibile da descrivere a parole. Perché con il Pibe de Oro non scompare un calciatore. Con Diego Maradona muore il Calcio con la C maiuscola, quello che solo lui con quella maglia numero 10 sulle spalle ha saputo regalare. Era il più forte di tutti. E adesso non c'è più. Scorreranno fiumi di parole sulla sua figura leggendaria, su quello che ha fatto e su quello che ha detto, su come era dentro e fuori dal campo, sul rapporto che aveva con i media e con i potenti del pallone. Qui, al di là di ogni retorica, preferiamo farvi capire perché Maradona è stato il più forte giocatore di tutti i tempi. E per farlo è fondamentale raccontare la sua vita (sportiva e non) a Napoli.

Estate 1984: il San Paolo in estasi per i suoi palleggi

Segnatevi questa data: 5 luglio 1984. Da qui comincia tutto. Sono anni in cui le domeniche degli italiani hanno ritmi scanditi: si ascoltano le partite di Serie A alla radiolina mentre si passeggia in centro mano nella mano con la fidanzata, e una volta rientrati a casa ci si attacca alla tv per seguire 90° Minuto, appuntamento imperdibile per vedere (finalmente) tutti i gol che fino a quel momento si sono solo immaginati. Quel giorno - il 5 luglio, appunto - Diego Maradona viene presentato al San Paolo: il Napoli l'ha appena acquistato dal Barcellona per una cifra di poco superiore ai 13 miliardi di lire, un colpo stellare a quei tempi per una società come quella partenopea. A salutare l'argentino ci sono 80mila tifosi che hanno riempito lo stadio pagando un prezzo simbolico di mille lire per il biglietto. Maradona palleggia a centrocampo, diverte e si diverte. Ed è subito amore incondizionato. Diventa immediatamente il re di una città intera e il simbolo di Napoli, quella calcistica e non solo.
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Diego Armando Maradona

Credit Foto Getty Images

Un campione tra i gregari

Approda in una squadra mediocre, reduce da una stagione chiusa a +1 sulla zona retrocessione. Una squadra composta in larghissima maggioranza da gregari come Celestini, Penzo, Dal Fiume, Caffareli e Carannante. Il primo anno va così così, la squadra finisce a metà classifica eppure il San Paolo ogni domenica è una bolgia. Si riempie per lui, perché tutti vogliono vedere lui, Diego. Che quando gioca ti fa credere che stai guardando un altro sport, che ti fa venire qualche dubbio sulla validità delle leggi fisiche.
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Ceri, lacrime e dolore: Napoli piange Maradona

Qualche gemma sparsa qua e là: il pallonetto da 30 metri contro la Lazio, il controllo al volo e la rasoiata da centrocampo contro il Verona, la punizione a due in area più bella della storia del calcio contro la Juventus, il tuffo nel fango di Marassi dopo un sinistro sporco, brutto e beffardo contro la Sampdoria. Il Napoli inizia a crescere intorno a Maradona e diventa, nel giro di soli due anni, la squadra più forte d'Italia. Vince Scudetto e Coppa Italia nel 1987, perde il titolo per un soffio l'anno dopo, vince la Coppa Uefa nel 1989, rivince lo Scudetto nel 1990 chiudendo un ciclo straordinario e irripetibile. Napoli è ai piedi del suo re, vive la sua età dell'oro, è calcisticamente il centro del mondo. E pazienza se tutto finisce nel modo più squallido, con un controllo antidoping nel marzo 1991 dopo un Napoli-Bari e una positività alla cocaina. Sarà questa la sua ultima partita con la maglia azzurra, per Napoli è il momento di svegliarsi dal sogno.

Perché Diego è il più forte di tutti

Per chi ha avuto la fortuna di vederlo giocare dal vivo in Italia, la conclusione logica è una sola e non ammette repliche: Diego Maradona, al di là degli eccessi che non sono tema di discussione in questo momento, è stato il giocatore più forte di tutti i tempi. Ci sono stati decine e decine di campioni più continui di lui, più forti fisicamente di lui, più professionali di lui, più completi di lui. Nessuno, però, è mai riuscito a fare quello che solo Maradona sapeva fare: vincere da solo. Prendere per mano una squadra di gregari, condurla sul tetto d'Italia e renderla vincente in Europa. Cose non da tutti: cose da Maradona. Ci mancherai tremendamente, Diego.
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MARADONA, L'ULTIMA PARTITA GIOCATA NEL SUPERCLASICO 1997

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