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Calcio, Coppa Italia. Inter-Eriksen, che sia la volta buona?

Carlo Filippo Vardelli

Aggiornato 29/01/2021 alle 15:54 GMT+1

INTER – La punizione contro il Milan ha riportato alla luce la questione di tutto il girone d’andata: Conte darà più spazio a Christian Eriksen? La storia ci dice di no, ma il derby di Coppa ha cambiato qualcosa.

Inter, Christian Eriksen calcia la punizione vincente nel derby di Coppa Italia

Credit Foto Getty Images

“La tempra mite, sussulta nel bel quadro, di tempera blu”. Non può che partire da un haiku (componimento poetico tipico del giappone) il racconto di quello che ha fatto Christian Eriksen appena poche ore fa. Una punizione talmente dolce, morbida e setosa che non sembra calciata da un uomo che – per come è trattato – dovrebbe avercela con il mondo.
La realtà è che Christian Eriksen è molto di più di un semplice centrocampista; è un giocatore speciale e diverso – divisivo per certi versi, proprio come un altro grande interista Wesley Sneijder - che non scopriamo di certo oggi. E non si tratta di salire o scendere dal suo carro, poiché basta vedergli toccare il pallone per capire quanto chiffon ci sia dentro quei piedi.
La punizione di ieri è stata come un gioiello accarezzato: una perla nel calcio iper frenetico, dove quelli che sanno dare la pausa – Eriksen appunto – faranno sempre la differenza. Quella calciata contro il Milan non è una palla per tutti. Va saputa calciare. (L’Inter non segnava su punizione dall’ottobre del 2017: Brozovic vs Benevento)

Seconda occasione?

Forse è prematuro parlare di seconda occasione, perché nella confusione generale ci siamo persi di vista che il danese era comunque entrato al minuto 88 – e puzzava tanto del solito cambio (mezzo punitivo) di Antonio Conte. Però, questo gol può fungere da sblocco. Soprattutto per lui. Il danese non spicca per personalità - tanto che lo stesso Conte ha detto "Christian è timido" - ma quel sorriso potrebbe essere la chiave di volta.
In tutti questi mesi, chi non ha preso le difese dell’ex Tottenham si è rifugiato in concetti come "poco intenso" e "non adatto al gioco di Conte". Ma per tutti coloro che ancora non lo avessero capito, Eriksen non fa dell’intensità una propria caratteristica. Anzi, forse è proprio questo che lo fa spiccare in una valutazione d’insieme. Non puoi modificare l’indole di un giocatore, altrimenti saremmo tutti robot.
Eriksen non sarà mai Barella. Eriksen assomiglia solo a Christian Eriksen, per cui dev’essere incanalato nella giusta direzione. Se Conte avrà la pazienza di insistere con lui potrebbe ritrovarsi l’uomo-scudetto in casa. Perché l'Inter ha quell'obiettivo, come ripetuto anche da Marotta: "dire che non lottiamo per lo scudetto sarebbe falso".
E quindi sfruttando la classe dell’ex Ajax – che da anni mostra le proprie qualità in tutto il mondo – il tecnico leccese risolverebbe anche quei problemi tattici nel trovare un piano B. Ad oggi, i nerazzurri hanno enormi difficoltà nel passare dal centro per rifinire l’azione. In diverse partite terminate 0-0 (Udine, ma anche contro lo Shakhtar) Conte ha rivelato le lacune dei suoi dogmi.

Il cambio in Coppa

Però, proprio ieri sera, dopo la superiorità numerica, qualcosa è successo. Conte ha cambiato impostazione passando ad un 4-3-1-2. Un sistema che prevedendo l’utilizzo del numero 24 sgarbuglierebbe (almeno sulla carta) tutti quei problemi di ultimo passaggio che se non fosse per Alexis Sanchez sarebbero ancora più marcati.
Sul piatto sembra tutto apparecchiato, ma quello che passa nella testa di Conte è comprensibile solo alla testa di Conte. Noi, da fuori, non possiamo capire. Il popolo è stato conquistato dalla dolcezza, che come sempre muove gli animi delle persone più pure, l’unico che rimane da convincere è proprio il capo-popolo.
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Conte: "Eriksen? È timido, gli vogliamo bene"

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